Conosco padri, pochissimi a dire il vero, che non amano dire costantemente alle figlie che sono belle per non stimolare la loro vanità più della capacità di scoprire in loro stesse un talento. Siamo arrivati a demonizzare la bellezza perché la sua centralità in un curriculum è diventata fastidiosa. La reductio della donna al puro canone estetico è roba da frullatore anni 50, eppure ce la siamo ritrovati nel pieno della prima conferenza stampa di Sanremo 2020. Il tutto a nemmeno 24h dal processo contro il sessismo di Salvo Venziano e gli ex gieffini al Gf Vip, condotto da Alfonso Signorini che, a sua volta, nemmeno cinque anni fa affibbiò al ministro Marianna Madia la skill di saperci fare col gelato. Una catastrofe, datata 2020.
Ma se Francesca Sofia Novello ha assistito alla sua presentazione in silenzio e ha tenuto ben stretta la descrizione che la vedeva stare un passo indietro rispetto al fidanzato Valentino Rossi è perché a lei, in primis, sta bene essere lì. Un passo indietro. E non c’è tanto da tenere a lungo Amadeus alla sbarra. Francesca Novello ha 26 anni, un profilo Instagram da scarsi 300mila followers e un management come descrizione profilo. È una modella, che pure è un mestiere, ma di certo non è stata chiamata all’Ariston per una sfilata. È lì come rappresentante femminile, come esempio, e, nel suo caso, come esempio di fidanzata di un campione di Moto Gp come Valentino Rossi.
Non ci sarebbe nulla di male a voler sperimentare le passerelle, realizzare tutorial di make up e immortalare momenti di vita di coppia. Non è questo che restituisce il passo indietro, cioè perché si è modelle rispetto a campioni del mondo, ma perché si sceglie di dire di sì a un Sanremo, di esporsi in una vetrina internazionale, come ‘fidanzata di’. È in questo che non si avanza, nemmeno di lato, e di certo non per colpa di Amadeus. O meglio, non solo.
La scelta delle 10 donne di Sanremo, con tanto di motivetto battistiano in sottofondo, è un altra battuta d'arresto ancor prima dell'inizio. Con buona pace di Antonella Clerici e Alketa Vejsiu (che nel suo, in Albania, pure ha fatto, a soli 36 anni), abbiamo nell’ordine una serie di giornaliste più note per la loro gradevole presenza a mezzo busto che per le tacche lasciate nel mondo del giornalismo, una giornalista di fama internazionale, alla quale è stato consentito partecipare solo con il bavaglio sulla politica, un’attrice (de gustibus) vanto di bellezza (meno di bravura) in tutto il mondo, due fidanzate di e Sabrina Salerno. Siamo donne oltre le gambe c’è di più, nel 1991 un inno femminista, oggi un jingle piuttosto anacronistico.
E già che impostare il Festival con una ‘categoria donne’, per accaparrarsi l’egida del sentiment nazional popolare simpatizzante al rosa, ci fa sentire come la solita ‘minoranza' da proteggere e tutelare. "Il prossimo anno facciamo fare ad Amadeus un passo indietro e mettiamo a condurre una donna” dice la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli "noi donne di passi di lato o di passi indietro non ne facciamo” aggiunge. Atteggiamento che continua ad alimentare un clima di competizione di genere che, probabilmente, non olia e non aiuta. Non dovrebbe salire una donna sul palco dell'Ariston per fare un dispetto ad Amadeus, ma perché farebbe la differenza, semmai.