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The Voice Senior è stato il programma giusto al momento giusto

Il talent show dedicato agli over 60 è il primo vero successo della Rai1 diretta da Stefano Coletta. Un programma che intercetta con insospettabile tempismo il sentire comune di questo 2020. Merito di un cast di giudici inaspettatamente perfetto, la conduzione precisa e sensibile di Antonella Clerici e i casting impeccabili per i concorrenti.
A cura di Andrea Parrella
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The Voice Senior è un successo di Rai1, il primo vero ascrivibile unicamente alla gestione Stefano Coletta, partita proprio a inizio 2020. Il talent affidato ad Antonella Clerici si rivela una sorpresa, a dispetto dei dubbi di molti, a cominciare dal sottoscritto, convinti che declinare questo genera di programma in modo da adattarlo alla sola fascia anagrafica rimasta inesplorata dopo i bambini e gli adulti, fosse una di quelle operazioni destinate, con buona probabilità, a fare fatica.

L'operazione di The Voice Senior ha smentito i pronostici negativi dimostrandosi, al contrario, maledettamente in linea con i sentimenti del tempo che stiamo vivendo. Lo avevamo detto dopo la prima puntata, sottolineando la capacità di intercettare la particolare sensibilità per le fasce più anziane, che sono al centro di questo progetto nonostante non sembrino al centro delle statistiche Covid che contano.

La macchina del programma ha fatto il resto, giocando benissimo con le varie combinazioni con cui poter cambiare le sorti di questo genere di programmi. Anzitutto il cast di giudici, anche questo oltre le aspettative con l'ottima abbinata Clementino-D'Alessio (quest'ultimo personaggio sempre più libero dai pregiudizi di un tempo), che si concilia alla presenza a intermittenza di Loredana Bertè e della coppia Al Bano e sua figlia Jasmine.

Poi la conduzione di Antonella Clerici, rifiorita dopo due anni di purgatorio con i nuovi progetti televisivi che la rimettono al centro dei palinsesti di Rai1. Sempre attenta a a definire il perimetro del programma nei limiti del gioco ed escludere ogni elemento che possa fare da richiamo al concetto di competizione.

Infine i casting e le scelte dei concorrenti. La scelta sapiente di "meteore" – così le definisce il brutale e sintetico dizionario televisivo – della musica nostrana come Erminio Sinni ed Elena Ferretti, giunti tra i finalisti, quella di nomi noti che non sono riusciti a superare la prima scrematura e nomi come quello di Giulio Todrani, il padre di Giorgia, dimostrano la capacità di saper creare una miscela riuscita tra il format di The Voice e quello di Ora o Mai Più, programma che in Italia ha inaugurato il discorso sulla seconda occasione nella musica concessa a chi, per un motivo o per l'altro, non ha avuto fortuna. Unico rimpianto, visto il successo riscontrato, è che siano state solo cinque le puntate The Voice Senior, che a differenza del format originale sembra aver superato lo scoglio dell'interesse limitato alla fase di blin audition. Ma la conferma del programma per una seconda edizione, ad oggi, non pare essere in discussione.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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