1.736 CONDIVISIONI

Erminio Sinni da E tu davanti a me a The Voice: “Snobbato da tutti, ma forse è colpa mia”

Intervista al cantautore toscano, tra i protagonisti a The Voice Senior, che racconta a Fanpage.it la genesi incredibile del suo successo casuale, nato dall’intuizione di una radio di Napoli. Ma mentre la sua canzone suonava nei locali di tutta Italia, i discografici e Sanremo lo hanno accantonato: “Cantavano la canzone anche in Giappone, nessuno se ne accorse”.
A cura di Andrea Parrella
1.736 CONDIVISIONI
Immagine

Se anche tu sei saltata/o dalla sedia quando hai visto Erminio Sinni a The Voice Senior, sei nel posto giusto. Il cantante toscano è uno dei protagonisti del talent show di Rai1 diventato il fenomeno televisivo di fine 2020, offrendo una possibilità ad artisti che non sono più nell'età in cui attendono che la propria vita diventi storia, bensì quella in cui hanno già una storia da raccontare.

Erminio Sinni una storia ce l'ha, a dir poco incredibile. È una sorta di mito invisibile dei primi anni Duemila, la sua canzone E tu davanti a me è diventata un evergreen da pianobar e il sottofondo musicale dei baci in discoteca tra sconosciuti a fine serata. Ma la genesi del suo successo è ignota e il solo a poterla ripercorrere era lui, che si è raccontato a Fanpage.it a poche ore dalla semifinale di The Voice Senior del 18 dicembre.

Erminio, con quale spirito partecipi a un talent per over 60? 

Lo spirito è quello di mettersi in gioco, senza cattiveria. Siamo tutti lì a darci una mano all'altro, grati di partecipare a una bella iniziativa. 

Il programma è diventato un caso televisivo che non piace solo agli adulti. Quanto conta l'idea di un programma che mette al centro generazioni bistrattate in questi mesi di pandemia?

Credo conti molto. Noi abbiamo partecipato con la voglia di stare tutti insieme. Forse pesa il lockdown, ma la sensazione di far parte di qualcosa è determinante dal punto di vista psicologico. 

La tua storia è stata presentata in relazione al Covid, che tu hai contratto settimane fa. 

Ma sai io parlo senza filtri, hanno detto quello che io ho espresso. Non ho mai sfruttato o utilizzato niente. Ho avuto il Covid in un periodo in cui non c'erano molti contagi e forse questa cosa mi ha salvato, poi è chiaro che mi sono messo anche a disposizione di una narrazione.

Non ti ha infastidito l'effetto pietismo?

Non so come sia stata percepita, ma io posso dire che non ho mai pianto, nemmeno quando mi sono mancate le persone più care, e dopo quest'esperienza le lacrime mi scendono da sole, non riesco a fermarle. Mi spiace se qualcuno possa aver visto qualcosa di diverso. Ma è anche vero che ho chiesto alla produzione di non parlarne, anche se vorrei ringraziare persona per persona tutti quelli che mi hanno aiutato. Il messaggio che volevo passasse è: io l'ho avuto e sono qui a cantare.

Poi finisci nella squadra di Loredana Bertè, nonostante ti riconosca solo D'Alessio. In tanti si sono chiesti come fosse possibile. 

È possibilissimo invece e non c'è da contestare né Bertè, né Al Bano. Il mio piccolo successo è nato a Napoli e poi si è trasferito a Roma, era logico che D'Alessio e Clementino, da napoletani, mi riconoscessero per il nome. Anche perché tutti, in questi 28 anni, si sono chiesti "ma chi è ‘sto Erminio Sinni?". Conoscevano la canzone, ma io non ho mai avuto visibilità. 

Mi hai parlato di una geografia del tuo successo atipico. Mi descrivi come è nato tutto?

Tutto nasce grazie a uno speaker di Radio Kiss Kiss, che ricevuto il disco del '93 dopo la mia partecipazione a Sanremo, lo ascoltò tutto e sentì questa canzone.

Stiamo parlando naturalmente di "E tu davanti a me", che molti conoscono come "E tu sopra di me".

Esatto. Da quel momento iniziò a passare spesso la canzone in radio e, a cascata, finì su tutte le altre emittenti a grande richiesta, da Crc, Radio Marte, Club 91. Fu un fenomeno prima radiofonico limitato alla Campania, che poi grazie ai pianisti di pianobar si è traformato in un grande evergreen di genere. Quando andavo a suonare, la canzone arrivava prima di me. 

Ma è diventata anche un grande classico da discoteca come canzone di chiusura di centinaia di serate, con tutto ciò che un finale di serata comporta. 

Ogni tanto mi capitano persone che si sono fidanzate o sposate con la mia canzone. Un paio di anni fa ero andato a fare una serata a Salerno. Poco prima un ragazzo viene da me col vestito buono e mi fa "fra poco porto la mia fidanzata per chiederle di sposarmi. Ti dispiace?". E così fu, con tanto di anello dato davanti a tutti mentre io cantavo. Cose così non capitano a tutti e ovviamente mi lusingano.

Non ti disturba di essere riconosciuto solo per una canzone?

Ma sai, quella è stata la sola che le radio abbiano mandato. Il mio successo è 100%, hanno mandato solo quella. Dopo ho provato a fare altri dischi, ma non ho mai avuto un manager, un ufficio stampa, nulla. 

Per scelta tua?

No, forse perché dopo Sanremo sono stato accantonato, nonostante raccontassi cosa stava succedendo in Campania con la mia canzone. Tutti sottovalutavano la cosa, mentre a Napoli mi davano del voi. Sulla tangenziale, quando ancora costava 0.95 centesimi, il tizio del casello mi riconosce, mi ridà i soldi e mi chiede di poter fare un video con me. E le macchine in coda che suonavano.

L'anomalia del tuo successo è che non è legato ad alcuna promozione, è sfuggito completamente al tuo controllo. 

Assolutamente, la canzone l'ho sentita anche in un villaggio in Egitto, a Cuba. Quando lavoravo con la nazionale andammo in trasferta in Giappone e regalai un disco a una radio in cui non parlavano nemmeno l'inglese. Dopo due giorni mi mandarono un messaggio che io tradussi con Google in cui dicevano che la numero 3 era bellissima. E la numero 3, ovviamente, era E tu davanti a me. Nemmeno capivano le parole.

D'altronde è il potere universale della musica. Le canzoni si fanno e poi ognuno le usa come vuole. Questa è diventata di tutti.

La cosa bella è che a volte discografici che l'hanno snobbata me la citano vagamente, pentendosi. E io gli dico: "Guarda che ce l'avevi lì, sulla tua scrivania". Forse se avessi avuto un minimo di promozione in più… Ma comunque credo che questo percorso mi abbia reso una persona migliore, lo dico col senno di poi. Forse questo inferno che ho attraversato era fondamentale per arrivare fino a qui. 

Non mi torna una cosa. Dopo il tuo secondo Sanremo per 13 anni, dal 1993 al 2006, durante i quali tu diventavi una leggenda per alcune generazioni, non fai più dischi e sparisci dal mercato. Che è successo?

Che io portavo canzoni e dischi e nessuno mi degnava di considerazione. Pensa che io dal '93 ad oggi io ho proposto 27 canzoni al Festival, una ogni anno, senza essere mai ascoltato. 

Credi ci sia stato snobismo?

Molto probabilmente la colpa è anche mia. Io so parlare con le canzoni, ma non so comunicare, non so proprio come si fa, in questo senso sono l'uomo primitivo. C'è stato un periodo in cui potevo chiedere aiuto a chiunque, ma il problema è che io non son buono a chiedere. Se devo farlo per te son bravissimo, ma per me non so nemmeno da dove si inizi. Forse è arroganza, non so. 

Probabilmente non sei una persona che si può ingabbiare nel racconto deciso da qualcun altro. 

Non so se sia così, ma posso dirti che a me ha dato molte sofferenze, così come alla mia famiglia. 

Passiamo alle cose liete. Per The Voice immagino che punti in alto, il video della tua partecipazione è ovunque. 

È stato bellissimo, ho sentito l'affetto delle persone che, seppur sotterraneo, va avanti da anni. Sono molto felice di essere entrato nei 6 per la semifinale, anche perché tutti i partecipanti sono bravissimi e ognuno ha una storia alle sue spalle. 

Molti, come te, sono professionisti della musica alla cosiddetta seconda occasione. 

Ma si sente e si percepisce, dall'anima, la professionalità, il modo di essere. Ma c'è una grande differenza tra noi e i cosiddetti artisti di Serie A: questa è gente che ha caricato e scaricato gli strumenti, che ha guidato la macchina di notte per tornare a casa. Questa è la vera vita del musicista, totalmente diversa dall'avere il road manager che ti soffia il naso ed esaudisce ogni desiderio. Ecco perché queste persone vanno tutelate e tenute in considerazione. Quanto al successo del programma, forse nemmeno la produzione se lo aspettava, perché in quel caso forse sarebbe durato più di cinque puntate. 

Si parla della possibilità che il vincitore del programma possa andare a Sanremo, se non in gara, almeno come ospite. Tu ci torneresti?

Io ci tornerei a piedi. Chi non vorrebbe tornare a Sanremo? Anche perché dopo tanti anni di porte chiuse in faccia, trovarla spalancata sarebbe un'occasione imperdibile. 

1.736 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views