C'era bisogno della reunion di Friends, a 17 anni dall'ultima puntata, per riportare l'attenzione sulla sitcom americana che per dieci stagioni ha raccontato le peripezie tragicomiche di sei amici newyorchesi tra amori, risate, gioie e dolori? Entusiasmo dei fan a parte, probabilmente no, perché la serie creata nel 1994 da David Crane e Marta Kauffman ha il raro dono di non essere mai passata di moda. Friends è un prodotto che non solo ha segnato gli anni '90 (in questo senso è la Twin Peaks della comedy, ovviamente più popolare a livello mainstream) ma che appare davvero senza tempo. C'è da scommettere che tra 10, 20, 50 anni, rideremo alle battute e alle situazione ironiche e spesso surreali di Rachel, Phoebe, Monica, Joey, Ross e Chandler, così come abbiamo fatto sino al 2004 e come facciamo oggi, nel rigustarci l'ennesima replica in tv o in streaming.
Friends è un cult universale
Proprio in questo sta la grandezza di Friends: l'aver raccontato uno contesto preciso (la gioventù newyorchese degli anni '90) e un'età – quella tra i 25 e i 35 anni – senza la pretesa di farsi spaccato sociale a tutti i costi, quanto piuttosto con la capacità di imporsi come un prodotto universale. Perché è vero che da una parte la serie è un cult generazionale in cui si sono identificati milioni di spettatori ritrovando le proprie vite in quelle dei sei protagonisti, tra amicizie, disavventure sentimentali, difficoltà lavorative ed economiche, senza dimenticare il coraggio di affrontare temi che all'epoca erano ancora in gran parte tabù, come l'omosessualità, il matrimonio gay e la maternità surrogata.
La sceneggiatura perfetta
D'altrro canto, però, Friends si basa su un tema assoluto come l'amicizia (così forte da sostituire la classica componente delle sitcom tradizionale, ovvero la famiglia di sangue) e lo fa in modo tanto spontaneo, genuino e sincero da risultare godibile per chi era giovane all'epoca come per i millennials o la generazione Z di oggi. Il reale segreto del successo della serie, che l'ha consacrata come la regina delle sitcom a tutte le latitudini, è però l'eccezionalità del suo script, quella che fa di Friends un vero e proprio manuale di sceneggiatura per chiunque voglia fare comedy. Perché i personaggi interpretati da Jennifer Aniston, Courteney Cox, Lisa Kudrow, Matt LeBlanc, Matthew Perry e David Schwimmer (tutti strepitosi, a dispetto delle carriere non sempre fortunate) sono caratteri perfettamente costruiti, ognuno/a con le loro precise caratteristiche (la figlia di papà che matura, la precisina, la hippie svampita, l'attore playboy e poco intelligente, il caustico sfortunato con le donne, l'intellettuale imbranato) che vengono però portate all'estremo. Sono persone vere, in cui è facile ritrovarsi, ma al tempo stesso sono lo specchio "deformato" di noi stessi, con i nostri difetti, le nostre idiosincrasie e le nostre piccole grandi disavventure quotidiane elevate all'ennesima potenza. Ridiamo di loro e al contempo di noi stessi: l'effetto è costantemente esilarante, perché Friends ci regala una battuta via l'altra, una raffica di gag e situazioni talmente paradossali e comiche da risultare irresistibili, tra slapstick e screwball comedy, dove lo sketch si eleva a purissima forma d'arte. Non c'è un solo episodio dei 236 prodotti che non contenga una serie di trovate geniali, spesso sorprendenti per la loro comicità intelligente ma al tempo stesso demenziale, che siano il trasporto del divano di Ross ("Fai perno!"), le lezioni di francese di Joey o la zuppa inglese di Rachel, per non parlare dei tanti adorabili personaggi secondari (due su tutti: Janice e Gunther).
I tormentoni di Friends
Tutto in Friends è diventato iconico, dall'immortale sigla cantata dai Rembrandts agli spazi che fanno da sfondo alle vicende (gli appartamenti dei ragazzi, il Central Perk e il West Village di Manhattan ricostruiti negli studi californiani), passando per gli adorabili tormentoni: l‘ossessione per il cibo di Joey o quella per la pulizia di Monica, la lucida follia di Phoebe e la sua canzone demenziale Smelly Cat/Gatto rognoso, le insicurezze di Chandler, l'infinito tira e molla tra Ross e Rachel che è stato probabilmente l'archetipo di tante love story delle serie a venire. E non dimentichiamo l'infinita lista di guest star illustri che hanno popolato la serie, che ha compreso Tom Selleck, Elliot Gould, Julia Roberts, Ben Stiller, Brad Pitt (allora marito della Aniston), Bruce Willis, Wynona Ryder, Charlton Heston, Isabella Rossellini e molti altri.
Per questo, dopo tante smentite, alla fine la reunion di Friends è arrivata, pure se in una modalità anomala (non un revival o un reboot, ma un incontro tra gli attori, con vari ospiti). Per questo, esiste un elenco sterminato di pagine social dedicate, i fan votano i loro episodi preferiti e sul web se ne continua a parlare tantissimo a distanza di anni (per fare un esempio, cercate i personaggi per nome e cognome su Google e cliccate sull'icona che appare sulla destra: troverete una sorpresa deliziosa). Per questo, gli epigoni non riescono a replicare completamente la perfezione dell'originale (How I Met Your Mother si presenta spesso come la copia meno riuscita di Friends, The Big Bang Theory è altrettanto straordinaria ma qualitativamente più discontinua). Per questo, infine, le repliche in televisione continuano a essere trasmesse all'infinito ed è impossibile stancarsi di guardarle.