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Adrian – La serie

“Adrian” e “C’è Grillo”, il flop (televisivo) di due profeti

La prima serata del 28 gennaio 2019 ha messo a confronto i due volti più influenti di sempre dello spettacolo italiano, assurti negli anni a miti popolari, profeti. Una fama che non ha vinto la sfida dell’Auditel, e se i numeri non decretano la fine di Celentano e Grillo come personaggi, sono un sentenza sull’insufficienza dei due prodotti televisivi.
A cura di Andrea Parrella
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Se qualche mese fa ci avessero detto di una prima serata Tv con protagonisti Adriano Celentano e Beppe Grillo, contemporaneamente, avremmo stentato a crederci. Inutile spiegare il perché, visto che stiamo parlando dei due personaggi che meglio di chiunque altro sono riusciti a trasformare le proprie qualità artistiche in qualcosa di molto diverso, nel primo caso convertite in una sorta di venerazione, nel secondo caso tracimate nel consenso politico. Due capipopolo, profeti la cui popolarità è andata ben oltre il concepibile.

Una notorietà che non ha trovato lo stesso riscontro in termini di ascolti, quelli della serata televisiva del 28 gennaio che ha messo Celentano e Grillo in un certo senso a confronto: "Adrian" in onda su Canale 5 e "C'è Grillo" su Rai 2. Due operazioni televisive capaci di determinare enormi polemiche alla vigilia della messa in onda, sproporzionate rispetto ai dati svelati dall'Auditel del giorno dopo. Da una parte lo show-cartoon ideato e scritto dal Molleggiato, letteralmente crollato in termini di ascolti (10.9% con 2.038.000 spettatori) dopo le prime due puntate della scorsa settimana.

Dall'altra il format monografico "C'è Grillo" interamente dedicato al fondatore del Movimento 5 Stelle, ideato dal direttore di Rai2 Carlo Freccero, che ha provato ad approfittare del traino delle polemiche dei giorni scorsi, tutte incentrate sull'opportunità di dedicare interamente una prima serata del servizio pubblico a Grillo, oltre che sui 30mila euro di diritti d'immagine pagati al comico per l'utilizzo dei suoi filmati storici in Rai. Risultato: 1.031.000 spettatori pari al 4.3% di share.

Due flop inequivocabili, uno dei quali, quello di Celentano, è stato giustificato dal diretto interessato come programmato, studiato a tavolino: "Ho intenzione di sabotare l’audience ogni puntata, finché dei 6 milioni iniziali non rimarrà che uno solo". Che tutto questo decreti la fine di due volti dello spettacolo italiano in odore di mitologia, due – uno in particolare – che con la loro influenza mediatica sono riusciti a cambiare le sorti del Paese (in meglio o in peggio non si sa), è sentenza che ci si tiene ben lontani da esprimere. Che le due operazioni televisive siano diversamente insufficienti è un dato di fatto.

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