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Claudio Lippi contro Domenica In: “Mi hanno ignorato e avvilito. Cristina Parodi? Conduzione asettica”

“Ho fatto quel che mi è stato chiesto, cioè niente, Spesso mi sono chiesto: Che ci faccio qui?”: è il giudizio durissimo di Lippi sulla sua esperienza nel contenitore domenicale Rai. Il conduttore analizza le ragioni del flop (“Linea senza contenuti”) e si scaglia contro le operazioni nostalgia e il nuovo L’eredità: “Dopo Frizzi dovrebbe chiudere”.
A cura di Valeria Morini
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Non ha peli sulla lingua, Claudio Lippi, nell'archiviare come estremamente negativa la breve (ma poco intensa) avventura a Domenica In, nella stagione appena conclusa. Chiamato a condurre insieme alle sorelle Cristina e Benedetta Parodi, è stato tenuto a margine in un'operazione che – con diverse modifiche in corso d'opera – è apparsa fallimentare sia sul piano degli ascolti che su quello dei contenuti. Lippi, dall'alto della sua carriera cinquantennale tra tv commerciale e pubblica, è durissimo in un'intervista sul settimanale Spy:

L'esperienza di “Domenica in” mi ha avvilito. Mi hanno fortemente voluto nel cast sin dall’inizio, ma dalla prima puntata c’è stato un uso improprio della mia persona e non si è più potuto recuperare. Il progetto con le signore Parodi, ahinoi, è fallito sul nascere.

Lippi contro la Parodi e la gestione di Domenica In

Che la stagione 2018-18 di Domenica In non sia stato un successo lo dimostra il saluto finale di Cristina Parodi, che non ha parlato di un suo ritorno in autunno. Di certo l'impostazione cambierà (si parla con insistenza del ritorno di Mara Venier, ma potremmo anche vedere una conduzione a tre suddivisa per segmenti, con Parodi, Venier e, Liorni), mentre Lippi non ha dubbi sulle cause del flop: "Tutto si è concentrato su Cristina (Parodi, ndr), senza però capire a cosa si andasse incontro. A un prodotto urlato come “Domenica live”, pur condotto con grande maestria e professionalità, si contrapponeva una linea signorile ma senza contenuti. La conduzione della Parodi non è criticabile, ma è stata asettica ed è mancato il coinvolgimento". Difficile pensare a una conferma di Lippi, vista l'entità della sua delusione e i segni di nervosismo mostrati nel corso dell'anno:

Ho fatto quel che mi è stato chiesto, cioè niente, e ho portato avanti faticosamente la mia inutile presenza. Spesso mi sono chiesto “Che ci faccio qui?”. Ho mandato un messaggio alla Parodi sul finale di trasmissione. Le ho detto che non è stato piacevole ignorare la mia presenza: tutti meritano rispetto, io non l’ho riscontrato. Non è una polemica, ma una constatazione.

Lippi sul ritorno de L'eredità, frecciatina alla Rai su Frizzi

Lippi non è tenero con la Rai neppure su altri fronti. È il caso della decisione di continuare con L'eredità dopo la morte di Fabrizio Frizzi, forse con la conduzione di Insinna. Sarebbe più giusto chiudere il programma? Senza troppi giri di parole, Lippi rincara la dose contro l'azienda pubblica sostenendo come molti abbiano danneggiato lo storico conduttore, salvo poi celebrarlo post mortem.

Leggo che Flavio Insinna farà “L'Eredità” ma per me quel programma, dopo la scomparsa di Frizzi, dovrebbe essere ritirato come il numero dieci di Rivera. Nulla contro Insinna, ma mi sembra un’operazione poco rispettosa di alcune componenti. C’è ancora un universo televisivo che rimpiange una televisione fatta di ironia, educazione e buon gusto. Valori riconosciuti a Fabrizio Frizzi solo dopo la sua morte. Ho fatto fatica, al suo funerale, a non gridare contro certe persone che lo avevano massacrato o ignorato, ma che erano lì. L’ipocrisia di questo mondo si manifesta nelle occasioni più drammatiche.

Contro le operazioni nostalgia Rischiatutto, Portobello, La Corrida

Infine, Lippi mette in discussione la tendenza al remake sempre più comune anche in tv: "L’esperimento “Rischiatutto”, perché troppo legato alla figura storica di Mike, non mi sembra sia stato un grande successo. Ho paura che “Portobello” (che tornerà con Antonella Clerici al timone, ndr) fosse tale solo quando era originale, ma è stato forse il programma più saccheggiato del mondo. Quando c’era “La Corrida” di Corrado non c’era nient’altro che gli assomigliasse. Tra il pubblico c’è la convinzione che “Corrida” vuol dire Corrado, “Portobello” vuol dire Tortora, “Rischiatutto” vuol dire Mike: sono troppo riconoscibili. L’universo televisivo è composto da un pubblico per lo più anziano, che ha ricordi ben precisi di quei programmi. Non si fanno prendere in giro da operazioni nostalgia, che ai loro occhi sembrano muffa, pur rimpiangendo quella tv".

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