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The Voice Senior è la serenità che stiamo cercando

Semplice e sincero, il talent show di Antonella Clerici ha un valore terapeutico, intercetta un sentimento in cui varie generazioni si incontrano in questo momento storico.
A cura di Andrea Parrella
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Per anni i talent show musicali in televisione sono stati una corsa costante alla ricerca della novità, della rottura degli schemi, di qualcosa che andasse oltre i criteri del bel canto e delle tradizioni. Poi è arrivato The Voice Senior, uno dei prodotti televisivi più fortunati delle ultime stagioni. Il talent show condotto da Antonella Clerici, sospinto lo scorso anno dall'effetto Covid e dall'idea che gli anziani non fossero di serie b, riparte in questa seconda stagione con un'ulteriore chiave di lettura: la semplicità che prevale sulla sofisticazione.

La bella voce che spodesta l'autotune, il valore artistico dei talenti mancati che cercano un seconda possibilità si mescola alle storie che sono dichiaratamente il fulcro del talent show di Rai1 e genera una miscela rasserenante, terapeutica, che dà tranquillità e unisce un pubblico abitudinario con quello più giovane in un'unica visione familiare.

Un talent rassicurante

I talent show vivono un momento di passaggio, dopo aver inseguito l'insolito e avere agognato programmi che dessero spazio alla musica e non fossero contenitori di storie emozionali travestiti da talent, si vive una fase in cui la ricerca di certezze sembra essere un sentimento comune nel quale  diverse generazioni si incontrano. The Voice Senior sembra rispondere a questo bisogno, intercettare tale necessità grazie a un mix di elementi fortunati.

I segreti di The Voice Senior

La conduzione innanzitutto, con Antonella Clerici che ha ritrovato le sue certezze e sta evidentemente vivendo una nuova giovinezza della sua carriera televisiva (le voci su una conduzione di Sanremo nel 2023 non sono casuali). Così come la giuria, già efficace lo scorso anno ma che in questa edizione si colora dell'aggiunta di Orietta Berti, indiscutibile personaggio dell'anno per tutta una serie di ragioni. Ultimo, ma non per importanza, l'aspetto artistico, che in questo talent è gregario delle storie raccontate, ma che serve l'assist per una chiave di lettura interessante sullo stato di questo genere televisivo e della musica. La semplicità e la tradizione la fanno da padroni, guardando The Voice Senior si è disposti ad accogliere ciò che in qualsiasi altro talent definiremmo prevedibile. E in fondo, per una sera a settimana possiamo concederci il lusso di non essere pretenziosi.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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