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Su Federica Sciarelli aleggia il fantasma di Barbara D’Urso

Il record d’ascolti di “Chi l’ha visto?” passa per una morbosità che avvicina il programma di Federica Sciarelli a quello che di solito si vede nei programmi di Barbara D’Urso. Nell’epoca degli show “sotto testata giornalistica”, una trasmissione del Servizio Pubblico che si fregia di fare giornalismo dovrebbe essere più attenta ai doveri e ai principi etici della professione. Altrimenti, la differenza che passa con tutto quello che si considera “trash” è solo nella intensità delle luci da studio.
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Quella del 20 novembre 2019 sarà una serata da ricordare per "Chi l'ha Visto?". Il programma di Rai3 condotto da Federica Sciarelli segna un record stagionale e con 2.4 milioni di spettatori netti guadagna "la medaglia d'argento" della serata. È stato il secondo programma più visto della prima serata ieri, soprattutto grazie al clamore e al tam tam creatosi su due servizi: la prima intervista esclusiva a Claudia Stabile, la donna scomparsa l'8 ottobre e poi ritrovata proprio grazie all'attività della trasmissione. Il secondo, il più chiacchierato, su Ylenia Carrisi in cui è stato fornito un identikit su come potrebbe essere oggi, a 25 anni dalla sua scomparsa.

Il filo che lega Federica Sciarelli e Barbara D'Urso

Non per guastare il clima sereno che in queste ore si respira nei comunicati che annunciano i risultati delle curve d'ascolto del programma, ma la morbosità del programma di Federica Sciarelli non appare distante da quella che si vede nei programmi dei "soliti noti". Sono state settimane calde per Barbara D'Urso, dal silenzio sul caso "Camorra Entertainment", in cui ancora oggi non ha fornito risposte sulla presenza di Tony Colombo e Tina Rispoli in trasmissione, fino all'ultima triste querelle televisiva tra Vittorio Sgarbi e Vladimir Luxuria, che ha riportato in televisione lo spettro dell'omofobia. Cosa c'entra allora Federica Sciarelli con tutto questo? È una faccia della stessa medaglia, quella che sacrifica l'umanità e la disperazione altrui sull'altare degli ascolti.

La storia di Claudia Stabile e l'immagine del marito "padrone"

La vicenda di Claudia Stabile ne è un esempio. Scomparsa l’8 ottobre da un paesello vicino Corleone, nella provincia ‘denuclearizzata’ di Palermo, è stata attenzionata subito dalla trasmissione con un servizio che intervistava il marito. Già tre anni prima Claudia si era allontanata da casa, portando in Germania la figlioletta senza avvertire nessuno, ma questo particolare decisivo, che avrebbe certamente evitato una cattiva idea sulla vicenda, rappresentando un importante precedente per quello che riguarda il comportamento della 34enne, viene taciuto dalla trasmissione (che ne parlerà solo nel servizio successivo) e sui social fioccano commenti impietosi verso il marito. “Secondo me l’ha uccisa’, ‘chi sa che fine le ha fatto fare’, commenti che hanno spinto Piero Bono a chiudersi nel silenzio, quando poi Claudia si è fatta viva con una mail al suo avvocato, dicendo che stava bene. Anche se non c’erano prove che fosse stata Claudia a scriverla, la Sciarelli ne annuncia il ritrovamento la mattina del 7 novembre 2019, con una piccola clip girata fuori dagli studi. Molto clamore per una notizia ancora non verificata, e infatti, l’inviata che doveva raggiungere il marito e annunciare la lieta notizia si ritrova da sola a Campofiorito.

Dopo un nuovo appello nella puntata serale successiva, finalmente Claudia rompe il silenzio e chiama al telefono il suo avvocato. Stavolta la certezza che sia viva c’è. Epilogo a questo ritrovamento è il triste teatrino di ieri sera, con il confronto a distanza tra moglie e marito, dove, sebbene non sia accusato al momento di alcun reato – mentre Claudia è a processo per sottrazione di minore – Piero Bono è apparso nuovamente come un marito ‘orco’, un padre padrone controllante e primitivo. L'uomo, anche nella replica chiesta al telefono dopo il servizio, è apparso angosciato per la lontananza della moglie, deluso e frustrato: "Come si può affidare una famiglia a una donna del genere?", ha ripetuto, mentre il pubblico del programma continuava a attaccarlo sui social, additandolo come un uomo sospetto e rancoroso.

L'identikit di Ylenia Carrisi

Sulla drammatica vicenda di Ylenia Carrisi, invece, il servizio di ieri ricostruisce ancora una volta il caso, pubblica una serie di identikit su come potrebbe essere oggi la figlia di Al Bano e Romina Power, ipotizzando una perdita di memoria e un cambio di identità dopo essere stata soggiogata dal "guru" Alaxander Masakela. Anche qui, la redazione riapre una ferita a dispetto dei documenti ufficiali che nel 2014 dichiararono la morte presunta della ragazza. Non c'è nulla di lasciato al caso nel servizio. Gli identikit mostrano tutti i possibili volti di Ylenia Carrisi, con le relative ipotesi di vita. Biondissima e raggiante, qualora abbia avuto una vita agiata in questi 25 anni, ingrassata e ingrigita, nel caso abbia patito una vita di stenti. Imbarazzante.

La morte di Sarah Scazzi e il caso Noemi Durini

Per non fermarci a una casistica isolata sulla singola puntata "dei record", la deriva della spettacolarizzazione del dramma ha precedenti ancor più illustri e chiacchierati. Frammenti di televisione che hanno contribuito a fare, nel bene e nel male, la storia di questo programma. La morte di Sarah Scazzi annunciata in diretta televisiva, una pagina nera su cui si sono scritti fiumi e fiumi. La madre di Sarah apprese tutto in diretta, dopo che il cadavere fu trovato nella notte dopo la confessione di Michele Misseri. Quella puntata realizzò cinque milioni di telespettatori e uno share del 40%. Più recente, il caso dell'omicidio di Noemi Durini con la giornalista Paola Grauso che comunicò in diretta ai genitori dell'omicida che il figlio aveva confessato il delitto. Anche qui, tanto clamore tradotto in ottimi ascolti. Paola Grauso si difese dopo l'intervista scioccante: "Ho fatto solo il mio lavoro". 

Sotto testata giornalistica

Tanti casi nella storia di un programma che, anche nelle parole di Federica Sciarelli, ha cambiato spesso forma ma non sostanza. Nell'epoca dei programmi televisivi "sotto testata giornalistica", anche "Chi l'ha visto?" si fregia di fare giornalismo. Ma una trasmissione del Servizio Pubblico avrebbe l'onere di essere scevra da questo tipo di morbosità, da quella che sembra più una serializzazione studiata a tavolino che la spinta del fuoco sacro della professione, che ha comunque i suoi "doveri". Altrimenti, la differenza che passa con tutto quello che si considera "trash" è solo nella intensità delle luci da studio.

A cura di Gennaro Marco Duello e Angela Marino

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