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Sanremo 2018

Il Sanremo coraggioso di Baglioni

Claudio Baglioni ha alzato l’asticella del Festival. Si è assunto delle responsabilità e ha rinunciato alla tentazione di ascoltare la pancia del pubblico: un atto politico.
A cura di Andrea Parrella
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"Dopo dieci anni sono tornato a vedere Sanremo", mi ha rivelato un parente che, seguendo la boutade degli Elio e Le storie Tese, non potrebbe essere altro se non un cugino. Non è stato il solo a confessare una cosa simile in questi giorni di Festival e si fatica a pensare che non vi fosse traccia di imbarazzo dietro queste ammissioni. Perché, si sa, dirsi lontani da Sanremo è esercizio più agevole che il contrario. Il Festival che si è appena concluso ha dimostrato come una manifestazione del genere possa essere popolare anche rinunciando a ruffianerie (il divo di Hollywood e l'astronauta) e regolamenti aggressivi (niente eliminazioni, la musica prima della gara, nessun Big esposto all'imbarazzo di passare per sconfitto).

Il Festival del talento, non della mediocrità

È stato un Festival coraggioso. Disinteressato a una riconferma per il prossimo anno, Claudio Baglioni ha imposto la sua linea, impopolare sulla carta, con la quale ha dato un calcio a qualsiasi forma espressiva inartistica, di non talento: "Siamo abituati all'idea che la tv debba ospitare il medio e la mediocrità – aveva detto – Io invece penso che la televisione, come tutte le forme di arte alta e popolare debba sempre scremare e setacciare tutto il meglio che c'è". Un riferimento raffinato, quello della mediocrità applicata alla televisione, per il quale Umberto Eco avrebbe sorriso con soddisfazione.

Le doti di Favino, l'esperienza della Hunziker

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Ed è stato un Festival politico in senso ampio (non solo per il monologo stupendo di Favino), le cui scelte di fondo dovrebbero servire da esempio a qualche partito e movimento, vista la campagna elettorale corrente: imporre una propria visione, non assecondare gli istinti e la pancia del pubblico, a rischio di non piacere. Baglioni ha alzato l'asticella, di certo agevolato dal lubrificante della sua musica e da compagni di viaggio in stato di grazia. Michelle Hunziker ha sposato l'idea e si è messa al servizio di una tv differente dai contenitori che pur l'hanno resa la professionista che è. Pierfrancesco Favino ha lasciato senza parole anche chi conoscesse già le sue doti fuori dall'ordinario.

E l'anno prossimo?

Comunque vada un Festival, la domenica successiva alla sua conclusione è dominata da una sola domanda: e l'anno prossimo? Nel caso di Baglioni non si conoscono le intenzioni della Rai (il cantautore ha detto di non aver ricevuto chiamate e di esserne dispiaciuto, "perché il corteggiamento fa sempre piacere"). Una cosa è certa: Sanremo 2018 lascerà il segno, non si potrà tornare indietro e, se dovesse accader, qualcuno sarà chiamato a spiegare il perché, non avendo dalla sua parte il favore dei numeri.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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