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Il Sanremo 2016 di Gabriel Garko poteva andare peggio

L’attore torinese conclude il suo primo (e probabilmente ultimo) Festival di Sanremo da osservato speciale tra polemiche e strumentalizzazioni. Eppure in queste cinque serate si è mostrato disponibile a mettere in gioco anche la sua icona “intoccabile” in funzione dello show. Siamo proprio sicuri che sia andato così male?
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Il Festival di Sanremo 2016 si è concluso con un grande, vero, vincitore a parte gli Stadio ed è Carlo Conti. Il conduttore toscano ha in cassaforte il rinnovo per una terza edizione di seguito sotto la sua conduzione e direzione artistica, mentre se è vero che il pubblico chiede a gran voce la conferma con lui di Virginia Raffaele, non è lo stesso per Gabriel Garko. Valletto o co-conduttore che sia, la stella delle fiction Mediaset è stato condizionato sin dal principio (ed è stato lo stesso Carlo Conti a ricordarlo nel corso della conferenza stampa finale) con la tragedia di Villa delle Rose, quell'esplosione in cui ha perso la vita l'anziana proprietaria della struttura e che ha finito per mettere a dura prova l'equilibrio psico-fisico del "valletto d'Italia".

Era l'occasione di una vita e, probabilmente, non c'erano altri modi di sfruttarla meglio di così. E non è andata così male quanto si crede dalla percezione social, che non è mai un campione rappresentativo fedele quanto più il corrispettivo del frastuono di una folla. Eppure lui è stato molto duro con se stesso, quasi a lasciarsi convincere e trasportare da questo frastuono:

Pensavo di essere pronto, ma quando poi si sono accese le luci della prima serata nel teatro Ariston tutto è cambiato all'improvviso.

Nel corso della conferenza stampa finale lui ha fatto il punto sul suo Sanremo e sulla sua esperienza, si è detto felice di aver fatto parte di questo progetto che lo ha aiutato a crescere, soprattutto è stato felice di avere avuto al suo fianco Adua perché "è bello averla al mio fianco in queste occasioni". Disponibile con tutti, ma riservato e schivo quando si tratta di parlare della sua vita sentimentale, Gabriel Garko è stato un ulteirore bersaglio anche per la sua relazione con la Del Vesco, dalla differenza d'età con la giovane attrice fino al solito pettegolezzo sulla presunta omosessualità dell'attore. Anche quella sassaiola digitale partita per quel "ho sceso la scala", possibile perché il verbo "scendere" può essere sia transitivo che intransitivo, è stata un'altra dimostrazione del pregiudizio, che è quasi un odio, che ingabbia l'attore.

A me il Sanremo di Gabriel Garko, in fondo, è piaciuto e proprio in relazione al fatto che gli sarebbe potuta andare anche peggio. Il momento migliore resta quello legato allo sketch con Nino Frassica, un'intervista doppia dove la sua icona diventa la spalla perfetta per le battute del comico messinese. Una dimostrazione di stare al servizio dello spettacolo anche mettendo in gioco se stesso, la sua aurea apparentemente gonfia, vuota ed intoccabile. Ha mostrato umiltà senza prendersi troppo sul serio in quell'occasione e forse l'unico, sì grande, peccatuccio che gli si può contestare, è di essere mancato troppo spesso in concentrazione su quel palco. Troppe volte in fase di presentazione di un ospite o di una canzone, è arrivato lo strafalcione in inglese e l'errore nella lettura del gobbo (soprattutto nella serata finale). Piccole distrazioni, tutto sommato, anche ben cadenzate, che quasi sembra le abbia pianificate e pensate apposta. Del resto un attore è in grado di imparare a memoria un copione, vero?

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