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DAZN, problemi di streaming, ritardi: e se tornassimo ad ascoltare il calcio alla radio?

Tifosi e calciofili adirati per i disservizi e i ritardi di trasmissione in queste prime giornate di Serie A. Rinunciare alla potenza della tv è di certo impensabile, ma lì dove l’immagine arranca, si apre inevitabilmente uno spazio di cui la parola può approfittare. Solo un sogno passatista, o possibile realtà?
A cura di Andrea Parrella
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Lino Banfi nel film "Al Bar dello Sport", 1983
Lino Banfi nel film "Al Bar dello Sport", 1983

Quando poco più di due mesi fa DAZN si accaparrò i diritti di trasmissione in esclusiva di alcune partite di Serie A, pochi avrebbero immaginato la campagna d'odio che da giorni si è scatenata contro la piattaforma streaming, che come è noto alla maggior parte dei calciofili italiani, sta stravolgendo abitudini consolidate da anni.

Dopo sole due giornate di campionato il grado di intolleranza nei confronti dei problemi tecnici di vario tipo riscontrati dagli utenti DAZN, dalle difficoltà nel login ai blocchi continui, passando soprattutto per i ritardi nella trasmissione, è stata senza precedenti, dimostrando, anzi confermando, come il calcio non sia tema sul quale gli italiani sono disposti ad accettare compromessi.

Al netto della psicosi collettiva nei confronti della piattaforma di Perform (in parte giustificati, visto che per molti la visione delle prime partite di Serie A è stata una specie di strazio), si dà per scontato che DAZN risolverà nel giro di poche settimane i suoi problemi. Il gruppo internazionale ha già attuato il sistema in diversi paesi del mondo e ci sono pochi dubbi su un progressivo perfezionamento del sistema.

Se c'è, tuttavia, una cosa sulla quale molti pareri tecnici convergono, è che a essere pressoché irrisolvibile sarà la questione dei parziali ritardi nella trasmissione delle immagini rispetto agli avvenimenti in tempo reale. Problema non da poco, dato che nell'economia narrativa ed emotiva della partita di calcio, avere la percezione di un avvenimento importante diversi secondi prima che i tuoi occhi possano vederlo, magari a causa delle grida del vicino, o di quelle dello stadio non troppo lontano da casa, è cosa piuttosto stucchevole per la quale molti utenti annunciano già la volontà di disdire qualsiasi abbonamento. Sarebbe una nuova forma di spoiler autorizzata, ben più sentita di quella per le serie tv.

E qui arriviamo al punto di partenza di questa breve considerazione: se questo caos dei diritti tv ci riavvicinasse all'idea di ascoltare le partite di calcio alla radio? Rinunciare alla tv è ovviamente impossibile, sia per le emittenti e i loro ricavi che per il tifoso, addomesticato alla potenza dell'immagine, alla curiosità delle telecamere che forzano sempre più il confine di ciò che lo spettatore può vedere. Ed è altrettanto chiaro come questa della radio sia una suggestione che ha una natura provocatoria. Ma come negare che, oltre al fascino nostalgico del calcio raccontato in radio e alla potenza evocativa di un'azione descritta da qualcun altro che la sta vedendo per te, riadattarsi a un'abitudine di questo tipo significherebbe anche e soprattutto un rallentamento, la sperimentazione di un approccio al pallone meno frenetico, senza rinunciare alla passione?

Lungi da noi farci promotori di un boicottaggio a Sky, DAZN, Rai o Mediaset, anche perché negli ultimi decenni il progresso tecnologico ha favorito una inarrestabile pervasività dell'immagine ai danni della parola. Ma visto che oggi è proprio quella tecnologia a dare accenni di fatica e affanno, incapace di accontentare a pieno le richieste del tifoso, dovrebbe essere compito delle radio intuire la congiuntura e provare a sfruttarla per riprendersi un po' di spazio nel racconto calcistico. Spazio che non è mai sparito del tutto, spostandosi verso il commento in settimana e dando voce ai tifosi, liberi di dire la loro su quello che accade alla propria squadra del cuore, ma che potrebbe tornare ad ampliarsi anche nella narrazione del calcio dal vivo, nonostante i tempi siano cambiati. Solo un sogno passatista, o possibile realtà?

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