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Alfredino, la recensione: la serie su Vermicino ci spiega quanto siamo morbosi di fronte al dramma

Il 21 e il 28 giugno Sky Cinema e su NOW la miniserie Alfredino – Una storia italiana rievoca fedelmente la tragedia del piccolo Alfredo Rampi, morto dopo la caduta di un pozzo a Vermicino malgrado i ripetuti tentativi di soccorrerlo: una storia seguita con una lunga diretta televisiva chiusa solo dal drammatico epilogo e passata alla storia come la nascita della “tv del dolore”. Il verso scopo della serie, però, è quello di raccontare cos’è successo dopo, con il Centro Alfredo Rampi che è stato primo nucleo della Protezione Civile.
A cura di Valeria Morini
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"Intanto Dio guardava il Figlio Suo/E in onda lo mandò/A Woytila e alla P2/A tutti lo indicò/A Cossiga e alla Dc/A BR e Platini/A Repubblica e alla Rai/La morte ricordò": nel 2008, in "Alfredo", i Baustelle raccontavano con poesia e delicatezza la tragedia di Alfredino Rampi riassumendo nella canzone non solo quel dramma ma anche il contesto storico dell'Italia del 1981. Ora, per il 40esimo anniversario, la storia del bambino caduto in un pozzo di Vermicino, che non si poté salvare nonostante tre giorni di tentativi, viene raccontata con grande fedeltà cronachistica nella miniserie Alfredino – Una storia italiana, su Sky Cinema e NOW il 21 e il 28 giugno, con Anna Foglietta nei panni di Franca Rampi, Francesco Acquaroli, Vinicio Marchioni, Luca Angeletti, Beniamino Marcone, Giacomo Ferrara, Valentina Romani, Daniele La Leggia, Riccardo De Filippis, Massimo Dapporto.

Un'operazione delicata e ambiziosa, quella di Sky e Pontecorvo, che aveva il rischio concreto di trasformarsi in un melodramma strappalacrime e nell'esibizione di una tragedia già offerta a suo tempo allo sguardo morboso del pubblico: quella cronaca no stop Rai dell'inutile salvataggio tenne con il fiato sospeso l'Italia intera, in un periodo – scosso dal terrorismo delle BR e dal recente attentato al Papa – in cui si sentiva il bisogno di una buona notizia che però non arrivò, e segnò ufficialmente la nascita della "tv del dolore", dell'esposizione mediatica della cronaca nera che trascende la realtà e attraverso lo schermo si trasforma in entertainment (lo vediamo ogni giorno, dal caso Denise Pipitone alla strage del Mottarone). "Non guarderò la serie, mi è bastato seguire la diretta 40 anni fa", è il commento che molti spettatori, ancora memori della vicenda, hanno lasciato sui social dopo l'uscita del trailer. "Credo fortemente, com'è accaduto a me, che sia l'occasione per rielaborare finalmente un trauma collettivo", ha replicato loro Anna Foglietta intervistata da Fanpage.it, spiegando perché Alfredino – Una storia italiana dovrebbe essere visto.

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La miniserie è suddivisa in quattro episodi di cui nei primi tre la tensione e l'angoscia scorrono implacabili, interrotte solo da brevi digressioni sulle vite dei personaggi (per la verità non così riuscite) e rese ancora più palpabili dalla tragica consapevolezza di conoscere già il finale. La dimensione lacrimevole di cui si parlava sopra ogni tanto si presenta, inevitabilmente, ma nel complesso il prodotto firmato da Pontecorvo cerca di asciugarsi il più possibile dalla retorica, scegliendo ad esempio di non mostrarci mai Alfredino nel pozzo né di farci (quasi) mai sentire la sua voce. Al regista non interessa filmare il dramma vissuto dal bambino (che onestamente è qualcosa di irrappresentabile) ma raccontarci il punto di vista delle persone che hanno cercato in tutti i modi di salvarlo, con un cast di attori e attrici che in modo davvero eccellente si sono calati nei panni di personaggi reali e ne hanno restituito le emozioni, il coraggio, il senso di colpa. Dalla Foglietta agli strepitosi Acquaroli (Elveno Pastorelli), Marchioni (il pompiere Nando Broglio), Angeletti (Ferdinando Rampi) e De Filippis (Angelo Licheri), la serie Sky conosce i suoi punti di forza proprio nelle interpretazioni e nel ritmo serrato che ci accompagna in questa letterale discesa nell'oscurità, accompagnata da una colonna sonora che mescola le musiche di Giuliano Taviani e Carmelo Travia a un'efficace selezione di pezzi d'epoca (da Per Elisa a Impressioni di settembre), senza dimenticare il sopracitato pezzo dei Baustelle.

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Soprattutto, Alfredino – Una storia italiana trasmette con potenza la dimensione della morbosità, del sciacallaggio e del voyeurismo che circondarono il dramma di Vermicino, non solo nell'intervento mediatico, ma anche nella curiosità assillante delle migliaia di persone presenti nelle ore dei soccorsi (che probabilmente li rallentarono) e nella facilità di giudizio e condanna della gente che traccia un desolante parallelismo con la realtà odierna dei social, degli haters e dei leoni da tastiera. Se questo è probabilmente l'aspetto più interessante della fiction, il suo vero scopo va ben oltre il racconto dell'agonia di Alfredino, per mostrarci un aspetto che la maggioranza degli italiani probabilmente non conoscono: dopo la morte del bambino la famiglia creò il Centro Alfredo Rampi per la sicurezza e la prevenzione che, grazie all'interessamento del presidente Sandro Pertini (che qui ha il volto di Massimo Dapporto), è stato il primo passo di quella che, sul piano nazionale, è diventata la Protezione Civile. Anima e cuore di questo progetto, sulla cui importanza la miniserie insiste molto a costo di sacrificare un po' il proprio ritmo narrativo, è Franca Rampi, donna la cui straordinaria forza è una lezione di vita: la sua capacità di riversare il suo dolore – mai esibito né concesso al voyeurismo di cui sopra – in impegno concreto è resa con grande intensità da Anna Foglietta, che pur non avendola mai incontrata (la produzione non ha avuto contatti diretti con la famiglia, che però ha approvato l'operazione), ne traduce in modo impeccabile la disperazione, la rabbia ma anche la compostezza e la dignità. Ad Alfredino – Una storia italiana occorre accostarsi senza pregiudizi, per comprendere alcuni aspetti di questa tragedia su cui ancora è il caso di riflettere.

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