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Storia di Giorgio Ambrosoli, chi era l’avvocato ucciso nel 1979

Liquidatore della Banca Privata Italiana, fu fatto assassinare dal faccendiere Michele Sindona per impedirgli di rivelare la verità sul crack finanziario della banca. Un’oscura storia italiana, raccontata nella fiction Rai “Qualunque cosa succeda” con Pierfrancesco Favino.
A cura di Valeria Morini
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Ha registrato un buon successo la nuova fiction di Raiuno "Qualunque cosa succeda", dedicata alla figura di Giorgio Ambrosoli (la seconda puntata è in onda stasera, 2 dicembre, alle 21.15). Forte della presenza di un attore come Pierfrancesco Favino, la produzione ha richiamato l'attenzione del pubblico su una figura storica che ancora troppe persone non conoscono.

Chi era Giorgio Ambrosoli? La sua vita era già stata raccontata nel film di Michele Placido "Un eroe borghese" e nel libro "Qualunque cosa succeda" (cui la fiction si è ispirata) scritto dal figlio Umberto Ambrosoli, ex candidato alla presidenza della regione Lombardia. Ucciso dal proiettile di un sicario pagato dal banchiere Michele Sindona, morì quando Umberto aveva appena otto anni.

Tutto comincia nel 1974, quando l'avvocato Ambrosoli viene incaricato da Guido Carli, allora governatore della Banca d’Italia, come commissario liquidatore della Banca Privata Italiana, portata sull'orlo del crack da Michele Sindona. Ma quest'ultimo è implicato in oscuri legami non solo con i più alti vertici della politica e della finanza, ma anche con il crimine organizzato (Cosa Nostra e la mafia italoamericana) e con la loggia massonica P2.

La lettera alla moglie Annalori

Indagando sui conti della Banca, Ambrosoli scopre numerose irregolarità e falsificazioni. Ma pressioni dall'alto gli intimano di evitare l'arresto di Sindona: pressioni che, ben presto, si tramutano in minacce di morte. È allora che, il 22 maggio del 1975, scrive una celebre lettera alla moglie Annalori in cui rivela che la sua vita è a rischio, ma che, nonostante questo, non ha intenzione di tornare indietro:

È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese. […] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto.

Assassinato da un killer americano

Quattro anni dopo, il 12 luglio 1979 Ambrosoli viene chiamato a sottoscrivere una dichiarazione formale che confermi la necessità di liquidare la banca e certifichi le responsabilità di Michele Sindona. Ma la sera prima, l'11 luglio, viene assassinato dal killer italoamericano William Joseph Aricò.

Se sulla colpevolezza di Sindona come mandante dell'omicidio non ci sono dubbi, tanto che il faccendiere viene condannato all'ergastolo nel 1986, la fitta rete di intrighi intorno al complesso caso delle banche italiane non si dirada tanto facilmente. Sindona (probabilmente coinvolto anche nel presunto "suicidio" del responsabile del Banco Ambrosiano Roberto Calvi nel 1982) viene trovato morto nella sua cella del carcere di Voghera due giorni dopo la condanna, avvelenato da un caffé al cianuro.

Ma, se sono ancora tanti i misteri italiani che rimangono  insoluti, il merito di un'operazione come "Qualunque cosa succeda" è senz'altro quello di aver reso giustizia a "un eroe borghese" come Giorgio Ambrosoli e allontanare il rischio che le nuove generazioni dimentichino questo drammatico episodio della nostra Storia.

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