Questa volta per Edoardo De Angelis è stato più semplice, ma non meno impervio e scivoloso nel superare il giudizio dei più puristi tra i napoletani. "Sabato, domenica e lunedì", il secondo capitolo della trilogia di Eduardo diretta dal regista di "Perez." e "Indivisibili", è quella che meglio si presta alla tv, tra tutte le opere di De Filippo. Esistevano già, infatti, due trasposizioni televisive: nel 2004, diretta e interpretata da Toni Servillo e con la regia televisiva di Paolo Sorrentino, nel 2012, diretta e interpretata da Massimo Ranieri. Poi la trasposizione cinematografica, ma sempre di film televisivo si tratta, del 1990 e diretta da Lina Wertmüller, con Luca De Filippo e Sophia Loren.
Fatta questa premessa, il testo – che mette al centro la vita coniugale borghese di metà ‘900 con i suoi tarli e i suoi non detti – aveva bisogno di una passata di vernice fresca. Ed è una cosa che Edoardo De Angelis fa da subito, giocando col contesto, con i simboli. Lo fa piazzando un dromedario in terrazza, che disorienta lo spettatore che viene subito immerso nei colori e nei costumi di quella che sembrerebbe quasi una commedia di Almodóvar. Non è così, perché il testo non ammette cesure e modifiche, fatta qualche piccola eccezione. Ma è puro Eduardo. Puro Eduardo con grandi interpreti, di cui menzioniamo le interpretazioni migliori partendo dal primo rischio che si è preso De Angelis, quello di trasformare il personaggio del suocero di Peppino Priore in una suocera, Titina, interpretata da una geniale Nunzia Schiano.
La trazione femminile in questa commedia è tutto. Al personaggio di zia Memè è affidato il ruolo fondamentale di metronomo-termometro di quella pentola a pressione che diventa casa Priore. È Maria Rosaria Omaggio a darle vita, regalandoci tutte le sfumature di una donna autonoma, di grande cultura e con tutte le contraddizioni del caso. Una donna che ha saputo emanciparsi dalla condizione di moglie e basta – "Ci dobbiamo mettere bene in testa tutti quanti che il verbo essere ha una legge precisa e che si può coniugare in una sola maniera: io sono, tu sei, egli è" – ma che non ha saputo scivolare via da tutte le altre "sovrastrutture convenzionali", quelle che portano una madre a legare sempre più a sé il proprio figlio.
Ricordavamo Giampaolo Fabrizio per essere il Bruno Vespa di Striscia la notizia, in realtà è stato uno dei più grandi interpreti teatrali "di tradizione", avendo fatto parte della compagnia teatrale di Mario Scarpetta negli anni migliori. Il suo ingegnere Ianniello è stato interessante, così come interessante è stato l'incastro che si è creato con Sergio Castellitto, a cui va dato atto di essere il miglior Eduardo possibile per le idee di De Angelis.
Dulcis in fundo, Fabrizia Sacchi. Dopo tanti piccoli grandi ruoli, è arrivato finalmente quello più grande. Non era facile trasportare il rospo di Donna Rosa. La voce, lo sguardo, l'isteria. Tutto è misurato e controllato, anche quando viene riportato a una dimensione più onirica in quel finale ammiccante sotto la musica originale di Enzo Avitabile, assoluto protagonista aggiunto di questa trasposizione.
Edoardo De Angelis – che si è concesso anche qui un altro cameo, questa volta sotto forma di parole crociate – ha avuto ancora una volta la personalità di assumersi tutti i rischi del caso. È andato a tastare le sensazioni di persona, sui social. Ci ha messo la faccia, si direbbe: "Eduardo non si tocca. Eduardo deve essere toccato. In un’epoca dal tatto razionato, è significativo che la relazione con un autore e la sua opera si esprima proprio attraverso questo senso. Noi lo abbiamo toccato con rispetto ma anche cercando soddisfazione. Abbiamo amato e approfondito la tradizione, tradendola un po’. Sono sinceramente interessato a conoscere la vostra opinione". Quelli come lui sono merce rara. Teniamocelo stretto.