Rula Jebreal sul contraddittorio a Sanremo 2020: “Significherebbe portare uno stupratore sul palco”
Un contraddittorio al monologo di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne a Sanremo2020. L’ultima polemica nonsense che ha travolto la giornalista trova risposta a poche ore dal fischio di inizio del Festival. Conversando con i giornalisti al bar dell’Ariston, Jebreal ha fornito l’unica risposta possibile: “Un contraddittorio per la violenza contro le donne? È una questione logica: significherebbe portare uno stupratore sul palco, un uomo che ha ammazzato una donna. Non credo che vorremmo vedere una cosa del genere”. Una questione logica, sottolinea, rifacendosi all’impossibilità di pensare a un contraddittorio possibile per un tema che non sposa partiti o correnti di pensiero politiche.
Il monologo di Rula Jebreal a Sanremo
Jebreal salirà sul palco dell’Ariston durante la prima serata del 4 febbraio con un monologo contro la violenza sulle donne. “In Italia sono state stuprate sei donne in una settimana: è un'emergenza che riguarda tutto il Paese. È giusto occuparsi del coronavirus, ma dell'emergenze femminicidio dovremmo parlare tutti i giorni, non è una questione marginale” sottolinea la giornalista rifacendosi al tema del suo intervento. Una partecipazione voluta dal conduttore e direttore artistico Amadeus che ha scatenato una valanga di polemiche, non solo di stampo politico. Jebreal ha parlato della violenza sulle donne come di “un’emergenza nazionale, ma anche internazionale. Molte donne vengono messe in prigione solo perché chiedono il diritto al voto in Arabia Saudita. È un tema apartitico, culturale, importante”.
Rula Jebreal donerà metà del suo compenso
La giornalista, che da anni si batte per i diritti umani, ha fatto sapere che donerà metà del cachet concordato per la partecipazione a Sanremo2020 a Nadia Murad, attivista irachena che nel 2014, a 21 anni, fu rapita e stuprata dall’Isis. Presa in ostaggio a Mosul dai militanti dello Stato Islamico, che uccisero 6 dei suoi fratelli, Nadia riuscì a fuggire prima in Iraq e poi in Germania. Nel 2018 ha ricevuto il Premio Nobel per la pace.