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Miss Italia 2019

Miss Italia e l’accordo M5s/Pd, in Rai le prime prove tecniche per un governo giallorosso

Non si placano le polemiche sul ritorno di Miss Italia in Rai. Il concorso, silurato dall’azienda sei anni fa, torna con un blitz del direttore di Rai1 che lo inserisce in palinsesto senza passare per l’approvazione del cda. Ma la novità più grossa avviene proprio in consiglio di amministrazione, dove con una convergenza tra M5s e Pd va in scena un’intesa ante litteram del governo giallorosso che potrebbe nascere.
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L'ottantesima edizione di Miss Italia andrà in scena su Rai1, con il ritorno del concorso di bellezza per eccellenza sulle reti pubbliche, dopo 6 anni di lontananza. Ma se in questi giorni leggiamo di continue discussioni, contestazioni al direttore di Rai1 Teresa De Santis e polemiche sull'opportunità di riportare il concorso sulla Tv di Stato, non è solo per la sensazione che Miss Italia appartenga al passato e non sia più in linea con il ruolo che la donna incarna nella società moderna. Oltre al dissenso incarnato dalle pesanti parole di Dacia Maraini sul Corriere che reputa il ritorno di Miss Italia il perpetuare "un sistema ripugnante che tende a perpetuare la mercificazione del corpo femminile, il suo destino di preda, di oggetto d’acquisto", attorno al concorso c'è un groviglio fatto di politica, vecchio e possibile nuovo governo, interessi di vario genere. Proviamo a sbrogliarlo per capirci qualcosa.

L'ufficialità del ritorno di Miss Italia in Rai arriva agli inizi di agosto, con l'annuncio a La Vita in Diretta di Patrizia Mirigliani, patron della manifestazioni. Rafforza voci che si rincorrevano da settimane, ma rivela una prima anomalia: la produzione viene annunciata fuori dei palinsesti estivi, presentati a inizio luglio, quindi non passata al vaglio del Consiglio di amministrazione.

La Rai disse basta con Miss Italia nel 2013

La crepa si apre proprio su questo punto. Perché quando 7 anni fa l'azienda gestita da Annamaria Tarantola (presidente), Luigi Gubitosi (Direttore Generale) e Giancarlo Leone (direttore Rai1) scelse di interrompere l'esperienza di Miss Italia una volta scaduto la convenzione biennale tra Rai e organizzazione del concorso, la motivazione fu ben chiara: costa troppo (quasi quanto Sanremo) e rende poco. Ma ve ne fu anche una laterale, di concetto, nata da una spinta culturale che voleva quel concorso inadeguato ai tempi, promotore di un'immagine femminile desueta. In pratica, Miss Italia diviene un evento non in linea con la mission del servizio pubblico.

Miss Italia come prova generale di governo M5s/Pd

Qui si apre la questione politica, che va ad intrecciarsi anche con le vicende di queste settimane, in cui l'Italia ha visto cadere un governo ed è in attesa di sapere se ne nascerà uno nuovo con M5s e Pd, o se si tornerà al voto. Perché è proprio su Miss Italia che nelle ultime settimane il Consiglio di Amministrazione Rai, organo decisionale dell'azienda che approva palinsesti e bilanci, ha presentato al mondo una inedita convergenza tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico. Tre dei consiglieri, Beatrice Coletti (M5s), Rita Borioni (Pd) e Riccardo Laganà (eletto dai dipendenti Rai), hanno inviato di comune accordo una lettere all'amministratore delegato Fabrizio Salini, esprimendo il proprio dissenso sul ritorno del concorso, ritenuto appunto contrario alla missione della Rai.

Le dichiarazioni di Rita Borioni

Contattata da Fanpage.it, Rita Borioni (Pd) è la consigliera che ha acconsentito a rilasciare alcune dichiarazioni ribandendo fermamente che "Miss Italia non rientra all'interno della cornice della programmazione del servizio pubblico" perché è un programma "simbolo dello stereotipo sulla donna". Ma il mistero si infittisce quando chiediamo chi è che potrebbe aver voluto Miss Italia in Rai. La domanda non ha risposta diretta ma la consigliera specifica che "le trattative, come leggiamo sui giornali, andavano avanti da tempo" ribadisce Borioni, "e allora per quale ragione non c'è stata presentata? Perché non è stata inserita nei palinsesti?".

I consiglieri d'amministrazione contrari

La lettera dei membri del Cda, in maggioranza peraltro, essendo il consiglio formato da 6 membri (più l'aggiunta dell'amministratore delegato Fabrizio Salini), chiede che il ritorno di Miss Italia venga appunto sottoposto al parere dell'assemblea, la quale può essere riunita in qualsiasi momento si renda necessario un incontro. Alla protesta dei tre si è aggiunta, a gran voce, quella di Michele Anzaldi, segretario in commissione di vigilanza Rai in quota Pd, che da subito ha espresso una muscolare posizione in merito:

Teresa De Santis "evita" il parere del Cda Rai

Di fatto il direttore Teresa De Santis ha confermato il ritorno di Miss Italia su Rai1 senza consultare il Consiglio di Amministrazione e, a richiesta di spiegazioni, ha scelto di rispondere dalle colonne del Corriere della Sera sullo strappo alla regola: "il palinsesto cambia in continuazione: quello approvato dal cda contiene alcune linee e qualche titolo. Ma serve flessibilità, altrimenti non si potrebbe fare controprogrammazione".

Guardando questa situazione con il senno del poi si può dire che il primo, effettivo strappo tra il Movimento 5 Stelle e la Lega si materializza proprio su Miss Italia, vista l'unione di intenti tra i 5 Stelle e il Partito Democratico. L'accordo tra le due forze politiche che hanno retto il governo gialloverde non è certamente saltato sull'ottantesima edizione del concorso di bellezza, ma la divergenza di posizioni può essere letta come la spia di un collante perduto, un segnale che alimenta il clima di crisi e dal quale si origina una prova ‘ante litteram' del governo giallorosso che in queste ore si sta tentando faticosamente di formare.

Il filo rosso tra Miss Italia e Lega

Non è un dettaglio irrilevante, perché dietro all'ottantesima edizione di Miss Italia pare esservi l'ombra pesante della Lega. Non solo perché Patrizia Mirigliani viene ritenuta nei corridoi della Rai come molto vicini alla forza politica guidata da Matteo Salvini, ma proprio perché l'altra metà del consiglio di amministrazione Rai che non ha firmato la lettera all'amministratore delegato è composta da Marcello Foa, il presidente voluto con forza da Salvini, il consigliere leghista Igor De Biasio e Giampaolo Rossi di Fratelli d'Italia, in evidente sintonia valoriale con gli altri due. Non è inoltre di secondaria importanza lo stesso direttore De Santis, la quale non ha mai negato una forte convergenza di vedute con l'esecutivo sovranista e in passato non ha mancato di indicare il governo come editore della Rai, frase che ha destato non poche polemiche.

Quanto costa Miss Italia alla Rai?

Altri sono poi gli elementi poco chiari di un'edizione di Miss Italia che si sta organizzando in fretta e furia. L'evento viene coprodotto da Rai e Infront, la società che detiene i diritti di marketing e sponsorizzazione, la stessa che si occupa della commercializzazione dei pacchetti di diritti di Seria A. L'azienda di servizio pubblico ha chiarito l'impegno nella trasmissione proprio attraverso le parole di Teresa De Santis: "A noi spetta solo il pagamento del conduttore, del regista (che è interno) e di un autore. Tutto il resto è acarico della società di Mirigliani", la Miren, che nel 2018 ha stretto un accordo con Infront fino al 2022. 

Dei costi si sa poco. Miss Italia non li rende noti esplicitamente, così come l'ufficio del turismo di Jesolo non chiarisce a quanto ammonti il fitto del PalaInvent, la struttura dove andrà in scena la finale, palazzetto gestito da una partecipata del comune di Jesolo. La stessa Rai, per ragioni di privacy, non divulga i costi per l'operazione e non è ancora possibile quantificare gli introiti della raccolta pubblicitaria per la serata di venerdì 6 settembre, evidentemente ricalibrata in virtù di Miss Italia in prima serata. Ma è uno scoglio contro il quale l'azienda rischia di andare a sbattere. Perché nella stagione di un amministratore delegato come Salini che vuole con forza una valorizzazione delle risorse interne, il conduttore scelto (Alessandro Greco) non è un dipendente Rai, così come il capo autore in questione, che non è un nome qualsiasi, perché si parla di Casimiro Lieto: già capo progetto de La Prova del Cuoco, fortemente voluto da Elisa Isoardi, poi de La Vita in Diretta e più volte chiamato in causa come nome possibile per la stessa poltrone di direttore di Rai1. In questi giorni Lieto è al centro di un'altra polemica perché al suo team sarebbe stato affidato un altro programma, "Buongiorno Benessere", sebbene a pochi giorni dalla partenza la squadra precedentemente in carica stia continuando a lavorare alla trasmissione.

Quindi chi ha voluto Miss Italia?

Una domanda resta, quindi: chi ha voluto davvero Miss Italia in Rai? Non la vogliono le sigle giornalistiche Fnsi e Usigrai, così come Giulia e Commissione Pari Opportunità, che esprimono forte dissenso e chiedono all'amministratore delegato Salini di riflettere sull'opportunità di trasmettere la finale. Ma Salini resta in silenzio, pure interrogato dai tre consiglieri di amministrazione contrari alla manifestazione, mentre parla De Santis, la quale contrasta la vulgata di una Miss Italia sovranista a traino leghista, descrivendo il concorso come una possibilità per l'azienda, "un bel modo per ripercorrere la storia dell’Italia attraverso il costume". E intanto, nelle ore in cui va prendendo forma un nuovo governo a due teste, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, ci si chiede se la spaccatura creata da Miss Italia sarà seguita dal solito riassetto di vertici e poltrone, puntualissimo ad ogni girandola governativa.

A cura di Gennaro Marco Duello e Andrea Parrella

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