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Opinioni

Mimmo Lucano condannato, la fiction con Beppe Fiorello sospesa dalla Rai è già un ricordo

Con la condanna di Mimmo Lucano a 13 anni e due mesi di reclusione, si torna a parlare fiction Rai con Beppe Fiorello “Tutto il mondo è Paese”, dedicata al modello Riace, già pronta e sospesa da tempo proprio in ragione del procedimento giudiziario in corso. Dal Cda Rai il consigliere Laganà chiede la messa in onda il timore è che non veda mai la luce.
A cura di Andrea Parrella
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La condanna a 13 anni e due mesi a Mimmo Lucano, l'ex sindaco di Riace, è argomento che ha scosso l'opinione pubblica in queste ultime ore. la sentenza di primo grado del Tribunale di Locri condanna Lucano per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e illeciti in relazione ai progetti di accoglienza agli immigrati, alimentando un dibattito tutto politico destinato a protrarsi per giorni.

Le parole di Beppe Fiorello

Dibattito che sarà anche di carattere televisivo, in relazione alla fiction Rai su Mimmo Lucano, "Tutto il mondo è Paese", con protagonista Beppe Fiorello, già pronta e sospesa da tempo proprio in ragione del procedimento giudiziario in corso, come aveva spiegato il direttore di Rai1, Stefano Coletta, nei mesi scorsi: "Ho trovato sospesa questa messa in onda. Ho subito fatto tutti i passaggi legali. Siamo in una fase di giudizio. Stiamo aspettando di avere almeno i risultati di primo grado che ancora non sono arrivati. Il nostro è un compito molto delicato e dobbiamo affrontare tutto con il massimo rigore". Alla notizia della sentenza per Lucano, Beppe Fiorello resta al suio fianco e le prime parole dell'attore a Repubblica sono state inequivocabili: "Mimmo è stato punito perché scomodo, ha detto al mondo che la Calabria può essere libera e questa cosa non ha fatto comodo".

Il consigliere Laganà chiede la messa in onda della fiction

Se l'andamento del processo ha condizionato la messa in onda della fiction su Lucano, è lecito chiedersi che ne sarà ora, con una condanna che rischia di pesare ancora di più. A poche ore dalla notizia della sentenza, si è subito espresso il consigliere di amministrazione Rai, Riccardo Laganà, da sempre favorevole alla messa in onda della fiction che raccontava il modello Riace. Via tweet Laganà sottolinea il danno economico aziendale per un prodotto realizzato e mai andato in onda, connesso al pericolo di "timore reverenziale verso i partiti".

Il perché dello stop alla fiction

La vicenda giudiziaria di Mimmo Lucano è diventata inevitabilmente uno dei casi politici più significativi degli ultimi anni. Prima di finire sotto la lente di ingrandimento della giustizia, quello ideato da Mimmo Lucano per la città di Riace è stato un modello di accoglienza definito tra i più virtuosi, esemplare per la sinistra e per questo osteggiato dalle forze politiche di destra. Premessa fondamentale per capire l'entità della spaccatura generata dall'inchiesta giudiziaria che indaga proprio sulle presunte irregolarità del modello Riace, costringendo Lucano alla sospensione dalla carica di sindaco, quindi agli arresti domiciliari, poi revocati, e al divieto di dimora a Riace.

La sospensione della fiction su Mimmo Riace proviene da questo susseguirsi di eventi. Nemmeno il cambio di direzione politica del governo Conte bis, che perde la componente salviniana, porta a una risoluzione della questione, la fiction con Beppe Fiorello resta ai box nonostante un esposto in procura del 2020 da parte del Coordinamento cosentino di Sinistra Italiana per chiederne la messa in onda. Cosa accadrà adesso?

Se è vero che nessuna opera creativa dovrebbe essere sottoposta a censura, lo stop a "Tutto il mondo è Paese" per ragioni giuridiche, politiche e di opportunità crea un precedente che rende quasi logico il fatto che una fiction celebrativa di un modello di accoglienza condannato a 13 anni e due mesi finisca nel dimenticatoio. Il problema è proprio questo: sembra logico, ma non lo è affatto.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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