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Morto Fabrizio Frizzi: addio al conduttore Rai

Maurizio Costanzo ricorda commosso Fabrizio Frizzi: “Voleva veder crescere sua figlia”

“Voleva veder crescere sua figlia”: così Maurizio Costanzo ricorda l’amico Fabrizio Frizzi, scomparso oggi in seguito a un’emorragia cerebrale. Il conduttore confida uno tra i desideri del collega, riferito proprio alla piccola Stella, la figlia avuta da Carlotta Mantovan che ha appena 5 anni.
A cura di Stefania Rocco
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Ha potuto godersi sua figlia solo per 5 anni Fabrizio Frizzi, morto questa notte in seguito a un’emorragia cerebrale che ne ha interrotto il percorso. A ricordarlo è la tv in generale, libera per un giorno da bandiere, emittenti televisive e rivalità di ogni sorta. Di Fabrizio si parla in Rai come in Mediaset, ed è così che oggi a Mattino5 è accaduto che a ricordarlo fosse Maurizio Costanzo, altro grande amico di quella “persona perbene” che oggi l’Italia celebra commossa.

Ho pensato che per noi e per tutto il pubblico veniva a mancare un parente. Uno di famiglia, un vicino di casa simpatico a cui rivolgerti in un momento di malinconia. Penso a sua figlia di 5 anni, a sua moglie, a quanto ci mancherà. Non ce ne sono tanti così. Era incredibile, affascinante, una persona perbene. In lui giocava la voglia di veder crescere sua figlia, questo lui me lo aveva detto.

Il tempo condensato con la figlia Stella

Acquista un significato nuovo un’intervista che Fabrizio Frizzi rilasciò a Vanity Fair nel 2013, quando mancavano pochi mesi alla nascita della figlia Stella. All’epoca 55enne, il conduttore diede voce proprio al timore che la figlia crescesse senza averlo conosciuto, che dovesse fare un giorno lo sforzo di imparare ad amarlo attraverso i ricordi di qualcun altro:

Per me, l’arrivo di mia figlia è stata una schicchera di entusiasmo e morte. Avremo un tempo condensato. Le parlerò dal primo giorno. Non voglio scopra chi era suo padre dopo che me ne sarò andato. Già da adesso, cerco di fissare ogni attimo. Scrivo. Fotografo.

Le parole di Massimo Giletti

La televisione intera oggi ricorda Fabrizio. Massimo Giletti, ex volto Rai oggi a La7, ha rilasciato un commento in mattinata, quando la notizia del decesso del conduttore ha sconvolto quanti lo conoscevano anche solo attraverso il filtro imposto dallo schermo. Oggi chiunque ha parole di stima per Fabrizio e pronuncia frasi che aiutano il pubblico a comprendere una volta di più la sua enorme generosità e la costante gentilezza, non ultimo Giletti che lo conosceva da anni:

Era una persona perbene. Solitamente la tv proietta delle immagini di noi e la gente poi si chiede "Sarà davvero come lo vediamo in tv?". Lui era così, uno dei pochi a essere così: era quello che appariva con la sua ingenuità, la sua fanciullezza, la sua serietà e la sua professionalità […] Nel 1996 conducevo Telethon per la prima volta. Era un esordio molto importante per me che ero giovanissimo, mentre lui era già un conduttore affermato. Durante la fotografia di rito per la stampa, dove c'erano tanti nani e ballerine della tivù che sgomitavano per starmi vicino, lui si mise dietro. Questo era Fabrizio: uno perbene, cosa rara in questo mondo. Molto spesso ha anche pagato per questo. Però la gente lo amava e lo ama ancora.

Giancarlo Magalli ricorda il conduttore

A ricordarlo, tra gli altri, è stato Giancarlo Magalli, suo collega di rete per anni: “È stato un colpo durissimo anche se lo sapevamo che non stava bene, anche se lui non voleva che si sapesse. Però che arrivasse così sta coltellata all’improvviso non ce l’aspettavamo. Sono 40 anni di amicizia e lo considero un fratello, quello che mi ha commosso è che lo considerano un fratello un po’ tutti. Anche gli spettatori, la gente, lo considera uno di famiglia e questo vuol dire che ha lavorato bene. So che il suo dispiacere era quello di non far sapere e infatti è riuscito a non far sapere fino alla fine l’entità della sua malattia, perché il suo pensiero era per la moglie e la sua bambina, e insomma adesso il pensiero di noi amici dovrebbe continuare a essere quello: stare vicini a Stella e Carlotta”.

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