Ora è ufficiale, il Grande Fratello Vip continuerà fino a febbraio. Altro che Natale con i tuoi, le vacanze quest'anno i concorrenti del reality le faranno nel luogo attualmente più sicuro d'Italia: la casa spiata 24 ore su 24. All'esterno lo sapevamo già, il prolungamento del GF Vip era il grande segreto di pulcinella delle ultime settimane, si attendeva solo l'ufficialità di Alfonso Signorini arrivata nella puntata del 23 novembre.
Impossibile non leggere questa notizia, cedendo a un pizzico di ironia, in chiave Covid. Signorini ha dato l'annuncio del prolungamento del Grande Fratello Vip ai concorrenti pochi minuti dopo che il premier Giuseppe Conte confermava a Otto e Mezzo, come se per questo ci fosse bisogno dell'ufficialità del governo, che nel 2020 "tombolate, feste, festini e veglioni dobbiamo assolutamente contenerli".
Sarà un Natale diverso, insomma. La sera del 24 dicembre chiederemo a Maria Teresa Ruta di passarci il pane, contenderemo una quaterna a Enock e brinderemo a capodanno con Francesco Oppini, attenderemo l'arrivo della befana interrogandoci insieme a Tommaso Zorzi sulla quantità di carbone che andremo a ricevere.
Ai motivi per i quali questa annata lascerà il segno, dunque, va aggiunto un paragrafo dedicato sul grande libro di storia della televisione. Sarà l'edizione più lunga di sempre del Grande Fratello, la prima in Italia a proseguire durante il periodo delle festività. Poche cose si cibano di tradizione più della televisione, che tiene in vita le ricorrenze perché di ricorrenze vive ed è quindi la sola che ha il potere di distruggerle.
Per questo la prosecuzione del reality di Alfonso Signorini simboleggia il definitivo crollo di ogni certezza, la sospensione delle liturgie cui il 2020 ci sta costringendo, un ribaltamento completo delle nostre abitudini che ci pone davanti all'interrogativo ricorrente di questi mesi, quello che desta in noi, parallelamente al rifiuto e alla naturale ostilità al cambiamento, grande curiosità rispetto alle nostre reazioni, a ciò che saremo: saltata una ricorrenza continueremo ad avvertirne la necessità, oppure quest'ennesima esperienza di rinuncia ci aiuterà a vedere le tradizioni e la scansione artificiale del tempo alla quale ci eravamo addomesticati con molta meno severità?