Le figlie di Heather Parisi: “I maltrattamenti sono antecedenti alla nostra nascita”
Rebecca Manenti e Jacqueline Di Giacomo, figlie di Heather Parisi, hanno scritto a Barbara D’Urso per chiarire che i loro padri non sarebbero in alcuno modo collegati alla vicenda dei maltrattamenti riferita dalla ballerina. Le prime due figlie della ballerina, nate dalle relazioni con Giorgio Manenti e Giovanni Di Giacomo, si sono rivolte alla conduttrice di “Live – Non è la D’Urso” per fare chiarezza a proposito della vicenda che ha tenuto banco in tv la settimana scorsa.
Il testo della lettera delle figlie di Heather Parisi
“Questa è una lettera che arriva da una delle due figlie di Heather Parisi” ha spiegato la D’Urso prima di leggere il testo della lettera ricevuta da Jacqueline Di Giacomo e Rebecca Manenti:
Ci teniamo a sottolineare che siamo contente di apprendere attraverso i media della serenità della mamma e in riferimento alla trasmissione della scorsa settimana di cui Heather è stata ospite, ci dispiace molto per quanto ha raccontato esserle accaduto. Allo stesso tempo ci teniamo a sottolineare a scanso di equivoci che i nostri papà, rispettivamente Giorgio Manenti e Giovanni Di Giacomo, sono completamente estranei a quanto riferito da Heather. I fatti riportati sono antecedenti di molto alla nostra nascita. Ci sembra questo un atto dovuto nel loro rispetto. Grazie Barbara, Rebecca Manenti e Jacqueline Di Giacomo.
Heather Parisi non parla delle prime due figlie
“Sapete che Heather non parla delle prime due figlie” ha concluso la D’Urso, confermando quanto già lasciato intendere dalla 19enne Jacqueline. Il caso che riguarda le figlie della ballerina è montato una settimana fa con il post pubblicato dalla secondogenita della Parisi proprio mentre la madre raccontava per la prima volta i maltrattamenti subiti.
Heather Parisi racconta gli abusi subiti
Proprio poche ore fa, Heather Parisi è tornata su Instagram per confermare il racconto reso in tv a proposito della violenza subita da un ex compagno del quale preferisce non fare il nome: “Una settimana fa sono stata ospite a Barbara D’Urso e da allora continuo a ricevere tantissime e-mail di solidarietà, ma anche di grida disperate di aiuto di donne che hanno vissuto o vivono esperienze simili a quella che ho vissuto io”. E, proprio nella giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ha aggiunto:
Mi era stato chiesto di parlare della maternità a 50 anni e di sovranismo. Ho detto di no al sovranismo.Volevo parlare di altro. Non come fanno ahimè molti volti noti a fine carriera che si divertono a raccontare cosa hanno fatto sotto le lenzuola. Io volevo parlare di un’esperienza che ha lasciato solchi profondi nella mia vita: la violenza sulla donna dentro le mura di casa. Non ne ho mai parlato con nessuno se non con Umberto. Quando vivi un’esperienza di quel tipo ti senti sola. È impossibile trovare aiuto. Tutti minimizzano. Io ho fama di ribelle, di pazzerella e a una come me, si crede ancora di meno. L'ambiente attorno a te, non capisce o fa finta di non capire. Anche ora c'è chi non crede o non vuole credere. Gente qualunque, ma anche gente che millanta conoscenze o frequentazioni. E questi atteggiamenti si sommano alla violenza che hai subito rendendola ancora più insopportabile. Non più uno, ma cento, mille aguzzini, tutti quelli che ti giudicano senza sapere, che usano la tua debolezza per ergersi a moralisti, che preferiscono “parlare d’altro” perché la violenza è scomoda e disturba più del gossip. Per una donna, raccontare la violenza che ha subito, è forse un dolore ancor più grande della violenza stessa. Non è solo il ricordo di quanto ti è successo, non è solo la rabbia di non essere stata capace a ribellarti, ma è anche la vergogna di apparire agli occhi della gente sporca e debole e la consapevolezza che la gente ti giudicherà e alcuni ti condanneranno ingiustamente. Oggi, non sono più la ragazza giovane e naive, vulnerabile e ingenua di cui molti si approfittavano. Oggi ho le spalle coperte da un rapporto d'amore vero e sincero e voglio sensibilizzare la gente di fronte a un problema che si sottovaluta. Per adesso, non mi interessa fare il nome del mio aguzzino. Domani? Forse. Oggi voglio dare coraggio a chi non ha ancora il coraggio. Basta alla violenza sulle donne!