La storia di Chloe Facchini e la Tv “costretta” a fare i conti con la realtà
Non può lasciare indifferenti la partecipazione di Chloe Facchini a È sempre mezzogiorno, il programma quotidiano di Antonella Clerici, in onda a orario di pranzo. Facchini era stata tra i volti de La Prova del Cuoco quando non era Chloe ma Riccardo, non avendo ancora affrontato il processo di transizione. “Ho iniziato la transizione due anni fa – aveva detto in un post su Instagram di qualche giorno fa – Sin da piccolo mi sono sempre sentito una bambina e sono fiera di avere accanto a me un uomo che mi ha supportato e sopportato”.
La chef ha scelto di cambiare sesso
Il coming out di Chloe Facchini aveva generato grande attenzione sulla sua storia, al punto da spingere Antonella Clerici a invitarla in studio per parlare di cucina, ma prima di tutto dare risalto alla sua vicenda di donna trans. Su Rai1, a mezzogiorno. Coordinate importanti, perché fondamentali per ricordarci a chi si rivolge la televisione del mattino.
Che la storia di Facchini approdi in uno spazio in cui a guardare la Tv è principalmente un pubblico di adulti e anziani, immortala un altro pezzo importante del momento storico che la televisione sta vivendo, rappresentando in pieno, e in una forma amplificata, una crisi culturale che minaccia di attaccare le fondamenta del nostro comune modo di sentire e pensare, mettendo in discussione certezze che si ritenevano intoccabili. Il dato curioso, ma non casuale, è che tutti i casi televisivi delle ultime settimane sono innescati da input esterni alla televisione.
Il filo rosso che lega Rula Jebreal e Chloe Facchini
È dai social che si innesca la polemica e il dibattito sullo sketch di Pio e Amedeo, sono Twitter e Instagram i megafoni della telefonata Fedez-Rai del Concertone del Primo Maggio, è dalla rete che nasce il polverone sollevato da Rula Jebreal che ha travolto Propaganda Live. Ed è dopo il detonatore Instagram di Chloe Facchini a precedere il suo ritorno in Tv. I social restano per la Tv un termometro essenziale per avvertire le pulsioni socio-culturali, ma sono sempre di più i casi in cui la febbre deborda prima che si faccia in tempo a misurarla.
Poi è vero che la televisione non esce sempre malconcia dallo scontro con tutto ciò che è web. Antonella Clerici mostra saggezza e tempismo nell'intercettare la storia di Chloe Facchini (raccogliendo meritati elogi), così come Pio e Amedeo escono probabilmente rafforzati dall'effetto polarizzante della polemica che li ha riguardati. Non si può dire lo stesso per il gruppo di lavoro di Zoro/Diego Bianchi, che rischia un contraccolpo forte in termini di credibilità; né per la Rai, che dalla vicenda Fedez sembra esserne uscita a pezzi.
La Tv si salverà o crollerà su se stessa?
Senza voler scomodare l'anzianità dei mezzi di comunicazione, è evidente come la Tv, intesa come modello culturale, si trovi oggi "costretta" a fare i conti con una realtà ancora emergente, ma sempre più affermata, che non è più disposta a trattarla con reverenza e ossequiosità in quanto fonte unica. Quella stessa realtà che si identifica nelle battaglie per il ddl Zan, per la parità dei sessi prima di tutto in termini di rappresentazione, o perché la presenza in Tv di Chloe Facchini e di chiunque abbia fatto la sua stessa scelta, smetta di essere una notizia.