La nostalgia è il motore della televisione. Non sempre il dispositivo funziona, ma la tentazione di guardare indietro è molto più vivace di quella di proiettarsi in avanti. Il ritorno di Zelig a 25 anni dalla prima volta è solo l'ennesimo esempio di Tv nostalgica, in questo caso di grande successo visti gli ascolti delle prime puntate. Ma Zelig non è stato un programma come gli altri. Forse ultimo vero fenomeno della televisione analogica, lo show ideato da Gino e Michele e Giancarlo Bozzo ha segnato il primo decennio degli anni Duemila come Mai Dire Gol e Avanzi avevano fatto per gli anni Novanta e Drive In e Non Stop per gli Ottanta: a dimostrazione che far ridere in Tv è molto più difficile che far piangere e che sono stati i programmi comici a segnare le diverse stagioni del piccolo schermo.
Il successo inaspettato a inizio anni Duemila
Zelig è stato un fenomeno irripetibile. Nato come evoluzione televisiva del susseguirsi di comici sul palco dello storico locale milanese, Zelig ottiene un successo progressivamente sempre più ampio, passando dalla seconda serata di Italia 1 del 1997 alla prima serata di Canale 5 nel 2003. Il programma inanella negli anni una serie lunghissima di personaggi fortunati, da Forest a Cirilli nei panni di Kruska, da Oriano Ferrari e Paolo Cevoli, James Tont, Max Pisu, Ale e Franz, Sconsolata, solo per citarne alcuni. Il successo è incontenibile e quasi inaspettato, il programma si ingrandisce, perde la cifra del cabaret, del piccolo spazio notturno, si trasferisce in un tendone (diventa Zelig Circus) e poi a teatro, inguaiando persino il Festival di Sanremo. Il 4 marzo del 2003 con 7 milioni 272 mila telespettatori e il 24,78% di share Claudio Bisio viene definito "il vero vincitore di Sanremo", mentre Pippo Baudo deve leccarsi le ferite con uno dei festival meno visti di sempre.
Il dato evidente del successo del programma è il modo in cui Zelig permea il linguaggio comune e le conversazioni quotidiane. I comici generano una sequela infinita di refrain fortunatissimi che si trasformano in tormentoni: chi è Tatiana, ha voluto fare lo sborone, fatti non pugnette, ma quante ne so. Autentici ritornelli, queste frasi si prestano ad adattamenti per uscite letterarie, film, canzoni e iniziative di ogni genere. Zelig è una gallina dalle uova d'oro in grado di alimentare un giro d'affari enorme e trasversale.
Zalone come ultimo fenomeno
Le frasi ad effetto dei comici sono così popolari che a un certo punto vengono gridate dal pubblico, finiscono per prevalere sul contenuto comico degli sketch. La popolarità si rivela croce e delizia di Zelig. Qualsiasi programma comico di quegli anni cerca inevitabilmente di ripercorrerne le dinamiche, ma sono in pochi a riuscirci, forse solo il Colorado dei primordi. Lo show di Bisio e Incontrada diventa però schiavo di una comicità istantanea, in un certo senso frivola, impossibilitato a cercare spunti più sofisticati. Non è un caso che Checco Zalone sia l'ultimo fenomeno nato dalla fucina di Zelig, proprio perché il comico pugliese, pur identificandosi in un personaggio preciso, rompe lo schema del tormentone. Il tormentone di Zalone è il suo essere triviale, diretto e "tamarro".
La cultura della comicità in Italia
Zelig non chiude nel 2016 per scarso interesse di pubblico, ma quasi per stanchezza. Aveva spremuto il genere che aveva coniato, ma non è mai morto e infatti non ha lasciato eredità. Sono pochissimi i casi di chi dopo il dopo il 2016 si sia azzardato a tentare operazioni anche solo lontanamente simili, fatta eccezione per l'esempio di Made in Sud, il cui tratto peculiare era tuttavia la specificità geografica. Dopo anni di silenzio è tornato semplicemente per prendersi ciò che era suo, ritrovando un pubblico disposto ad immergersi nei ricordi, ma soprattutto educato a una cultura della comicità che fa del tormentone l'elemento centrale e trova riscontro anche in casi più recenti. Cos'è, in fondo, un meme di Lillo a LOL replicato infinite volte se non un'ode al tormentone?