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Il Movimento dei Forconi a Servizio pubblico: non ci fermeremo [VIDEO]

Michele Santoro si occupa della protesta dei Forconi siciliani a Servizio pubblico: la protesta andrà avanti ad oltranza perchè la Sicilia vuole far sentire la propria voce.
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Michele Santoro si occupa della protesta dei Forconi siciliani a Servizio pubblico: la protesta andrà avanti ad oltranza perchè la Sicilia vuole far sentire la propria voce

Come vi avevamo annunciato, mentre i programmi di approfondimento giornalistico di Rai e Mediaset sono completamente interessate al naufragio della Costa Concordia, solo Servizio pubblico condotto da Michele Santoro ha deciso di parlare del Movimento dei Forconi che, con la loro protesta, stanno bloccando la Sicilia dal 16 gennaio 2012. Ma quali sono le motivazioni di questa decisione così condivisa dai siciliani? Il popolo siciliano ha fame e ha deciso di protestare perché è stanco di essere vittima di uno stato assente che non tutela gli interessi dei più poveri.

Nella decima puntata di Servizio pubblico, dal titolo “Salvare tutti”, si è parlato della riforma del mercato del lavoro previsto dal Ministro Elsa Fornero e delle liberalizzazioni che stanno mobilitando tutta l’Italia (come lo si capisce dalla protesta dei taxisti). E' intervenuto anche Beppe Grillo nella copertina della trasmissione per dire la sua opinione sulla situazione politica italiana. Ma sono i Forconi siciliani a monopolizzare l’attenzione dei telespettatori: Sandro Ruotolo, in collegamento dalla statale Caltanissetta-Agrigento, ha dato voce ai rappresentanti del Movimento dei Forconi, formato da gente comune, autotrasportatori, agricoltori, pescatori, operai, disoccupati, studenti… tutti uniti ad urlare e protestare contro un Governo che non ascolta la loro richiesta di aiuto.

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=3vCsc1Ubmlo

Il Movimento dei Forconi ha sottolineato che “è la fame che ci mette insieme per cacciare via tutti questi signori. Vogliamo scrivere una nuova storia della Sicilia” e non sono disposti ad accettare di essere considerati dei mafiosi oppure di essere vicini ai movimenti di estrema destra come Forza Nuova. La rabbia dei manifestanti è dovuta al fatto che in strada, ad effettuare i blocchi in tutto il territorio siciliano, ci sono famiglie che non riescono ad arrivare a fine mese pur lavorando duramente tutti i giorni: i siciliani vorrebbero che gli fosse garantito di avere una vita libera e dignitosa a differenza di quella che stanno conducendo ora. Le decisioni economiche previste dal governo Monti hanno accentuato il disagio dei ribelli siculi e proprio per questo hanno deciso, proprio ora, di far sentire la propria voce: basti pensare che a Lampedusa il gasolio costa 2 euro al litro con l’Iva al 21% che potrebbe salire al 23%. Queste cifre fanno capire che tutti coloro che svolgono dei lavori in cui serve il carburante sono in seria difficoltà perché tutto ciò che incassano servirà solo per pagare le spese. E tutto questo lo hanno capito i siciliani che quindi si sono uniti per questo risveglio della Sicilia che potrebbe diffondersi in tutta Italia: già Puglia e Calabria sono solidali con gli isolani.

La Sicilia urla contro uno Stato che non ascolta

La protesta che va avanti da lunedì 16 gennaio non accenna a concludersi: ormai in tutta la Sicilia i distributori di benzina sono a secco, i lavoratori non sanno come raggiungere i luoghi di lavoro e anche i supermercati hanno finito le scorte di cibo. Sono tante le richieste del popolo siciliano, una tra tutte è quella dei padroncini che chiedono la defiscalizzazione del carburante, come aveva promesso il governatore Lombardo. Anche i commercianti sono accanto ai manifestanti infatti dicono che non riescono a “campare” perché le tasse sono troppo alte e le attività commerciali e le aziende sono costrette a chiudere per gli altri costi di produzione.

Fa riflettere l’intervento preciso e molto duro di Viviana, una studentessa siciliana di 18 anni:

Ci hanno detto di studiare. Ma per cosa dovremmo studiare? Questa è la nostra protesta, la più vera che abbiamo mai fatto negli ultimi anni. Non sentiamo la presenza dello Stato: apparteniamo geograficamente allo Stato italiano ma nessuno ci ascolta. Noi siamo il futuro ma abbiamo paura di non poter realizzare niente, di rimanere ignoranti. Non siamo più in una democrazia, questa è una dittatura economica, perchè oggi una dittatura non può essere esplicita, ma nascosta. Non vogliamo essere i loro sudditi.

Per ora non sono stati raggiunti i risultati sperati e la protesta che doveva finire oggi, 20 gennaio, andrà avanti ad oltranza e potrebbe durare anche per tutta la prossima settimana, con conseguenza davvero pesanti per il popolo siciliano che, nonostante tutto, ha voglia di alzare la testa e far sentire il suo grido di disperazione.

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