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Il Collegio 5

Il Collegio 3, Nicole Rossi: “Lì ho trovato una pace che penso mai più ritroverò”

Per la rubrica “la stessa intervista a tutti i ragazzi de Il Collegio 3”, abbiamo fatto alcune domande a Nicole Rossi, allieva del programma in onda su Rai2 che catapulta 20 studenti in un collegio del 1968. Nata a Roma, 17 anni, Nicole ha un enorme seguito su Instagram ed è tra le studentesse che più si sono fatte notare nella scuola del 1968. Appassionata di teatro, vorrebbe diventare una giornalista.
A cura di Andrea Parrella
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Una delle rivelazioni di questa stagione televisiva è "Il Collegio 3″, il factual-reality di Rai2 giunto alla sua terza edizione. Dopo le prime due stagioni di rodaggio, il programma sembra essere riuscito ad infrangere gli argini del suo pubblico di riferimento. Il Realizzato da Rai2 in collaborazione con Magnolia – Banijay Group, "Il Collegio" ha il merito di aver riavvicinato alla Tv un pubblico giovane tradizionalmente lontano dalle reti generaliste.

Ma la chiave vera del programma è naturalmente il cast di allievi dell'istituto teletrasportati in un collegio del 1968. Per capirlo meglio non potevamo fare altro che provare a scoprire qualcosa in più su di loro. Per questo, abbiamo inviato le stesse domande a tutti i ragazzi del Collegio, nel tentativo di approfondire la loro esperienza e comprendere chi siano fuori dalle mura dell'istituto, quale sia il loro rapporto con la scuola di ieri e di oggi, cosa guardino in televisione (ammesso che la guardino).

Chi è Nicole Rossi

Per effetto di un eccesso di sintesi potremmo dire che Nicole Rossi è la pasionaria de Il Collegio 3, la ragazza impegnata, interessata a temi di natura politica e sociale. Età 17 anni, originaria di Roma, palesa sin dal suo ingresso nel programma di voler assumere un ruolo di rappresentanza in classe, come è accaduto nella vita reale. Dimostra di avere inclinazioni per l'arte, propensione per la professione giornalistica e, più che altro, di interessarsi molto al mondo in cui vive. Tutto quello che riguarda il suo rapporto con la scuola, la vita, Instagram, Facebook, i social potete scoprirlo leggendo. Non ce ne sarebbe stato bisogno, ma è giusto precisare che per questa intervista nessuna risposta è stata maltrattata, filtrata o ritoccata, perché la scrittura racconta di una persona molto più di quanto riesca a fare una foto su Instagram.

Nicole, raccontaci la cosa che più ti ha sconvolto/a della scuola del passato e quella che ti piacerebbe ritrovare nella scuola di oggi.

Quello che più mi ha sconvolto è la differenziazione che si faceva all'epoca fra maschi e femmine, dividere sempre la classe fra buoni e cattivi, fra voti migliori e peggiori: in questo modo si mettevano delle etichette che poi inevitabilmente ti condizionavano. Per questo nella scorsa puntata ho rifiutato di mangiare la torta, nonostante fosse stata data come premio a chi si era comportato bene. Le divisioni mi danno sempre un’idea dittatoriale volta a creare uno standard preciso come se ognuno dovesse necessariamente rispecchiare un canone e generalmente queste separazioni creano discussioni nel gruppo. Era umiliante vedere la tua faccia sotto a quella di un asino se non andavi bene. Nel programma naturalmente questi aspetti erano inseriti per farti percepire il contesto di quegli anni: ho letto tanti commenti di critica, che dicevano che la trasmissione promuoveva comportamenti sessisti, perché ci separava ad educazione tecnica… è assurdo. Quello che vorrei ritrovare nella scuola di oggi è sicuramente il rispetto degli alunni verso i professori. Prima dovevi rispettare l’insegnante perché era una persona più colta di te e perché aveva studiato tanto per arrivare lì e in nessun altro luogo potevi imparare. Ora la maggior parte dei genitori tendono a sminuire il ruolo del professore e a santificare il figlio a prescindere: non è educativo. D’altro canto, per fortuna con i professori di oggi puoi avere più dialogo e confronto (anche se quest’ ultimi non mi sono mancati con i professori del collegio). Un’altra cosa che vorrei ritrovare nel 2019 è sicuramente il senso di solidarietà e unione che c’era nel 68 fra gli studenti (non in particolare fra noi del collegio): ai giorni d’oggi a nessuno importa più ciò che succede nelle scuole e le poche manifestazioni studentesche sono quasi tutte strumentalizzate e seguite da partiti estremisti.

Con chi hai legato di più in Collegio? E chi, invece, non ti andava proprio a genio?

Nel collegio ho conosciuto persone meravigliose con storie difficili e persone vuote senza voglia di mettersi in gioco o migliorare umanamente. Non dirò chi. Ho legato molto con Jennifer, ma si è anche creato un bel gruppo con Beatrice, Esteban, William, Riccardo, Elia ed Alice de Bortoli: loro sono un vulcano di idee e possono dare tanto a questa Italia. Non voglio fare i nomi di chi non mi è andato proprio a genio, diciamo che si è visto nel programma…

Prova scritta di sintesi: dicci chi sei utilizzando non più di 80 parole (puoi anche sforare, ma senza esagerare).

Alle scuole elementari ero quella che somigliava ad Ugly Betty o se mi andava bene a Pippicalzelunghe: avevo sempre le trecce, il raffreddore e portavo l'apparecchio ai denti. Qualcuno creando le serie TV aveva deciso che quello era il prototipo della sfigata. Così mi sono descritta su Instagram, ma ero davvero tante altre cose…e ora? Sono il riflesso di quella bambina ancora troppo arrabbiata col mondo per non sentirsi sola. Mi sono sempre sentita diversa, forse lo sono o forse l’ho sempre voluto essere. Io sono come le tele che dipingo: piene di colori, confuse, tele a cui ancora non so dare senso.

Il programma vi sta dando grande popolarità, avete migliaia di follower su Instagram. Pensi a un futuro nel mondo dello spettacolo o vuoi fare altro da grande?

Quando esci da un programma tv sembra banale dire che hai sempre fatto teatro, è banale perché ti fa sembrare davvero interessato alla materia (recitazione) e non alla popolarità aggiuntiva che essa ti dà. Ma io ho davvero sempre fatto teatro, ho i miei motivi per farlo. Mi ha aiutato tanto anzi dovrebbero rimetterlo nelle scuole perché davvero è una terapia. Non mi prolungherò, ve lo dico rapido e indolore: voglio rimanere nel mondo dell’arte più che dello
spettacolo. Ho sempre avuto esigenza di comunicare infatti, anche prima del programma, ho partecipato a mille progetti riguardanti sia arte che “politica”. Sono purtroppo ancora dell’idea che sui social si debba portare dei “contenuti” quindi rischio di finire per rifiutare tutte le collaborazioni. Detto ciò, vorrei studiare regia, giornalismo e sicuramente proseguire con la recitazione.

Qual è il commento più bello che hai letto su di te in queste settimane? Pensi che il pubblico abbia capito chi sei?

Nella vita sono identica a come ero nel programma, quindi se il pubblico non l’ha capito, sicuramente lo ha potuto vedere. Il commento più bello l’ho ricevuto ieri una ragazza mi ha scritto:“Non cambiare mai, fallo per quel piccolo pezzo di mondo ancora da colorare”. Sapete dove noto che almeno chi mi segue mi ha capito? Dal fatto che sotto ai miei post non si parla solo di cazzate.

Avevi mai visto Il Collegio prima di far parte del programma?

In realtà no ed è stato meglio così, ho vissuto tutto da una prospettiva nuova.

Guardi molta o poca televisione? Quali programmi ti piacciono?

Preferisco un altro genere di intrattenimento, la tv la uso solo per guardare Pechino Express ed X Factor.

Che idea ti sei fatta dei professori? Chi era il tuo preferito?

I professori del collegio sono state persone che a livello umano mi hanno dato tantissimo, e mi dispiace che per ovvi motivi di tempi televisivi alcune cose forse il pubblico non le percepisca. Non li ho visti, per fortuna, come professori del '68: i professori del ‘68, da come me li raccontano i nonni, erano molto peggio, ti umiliavano, spesso ti bacchettavano… il rispetto (quello che dovrebbe essere dovuto) se lo prendevano con la forza: i nostri invece cercavano di stimolare le nostre teste, cercavano di guadagnarsi il nostro rispetto con la ragione.

Molti dall'esterno si chiedono quanto fossero naturali i vostri comportamenti. Pensi che le telecamere ti abbiano condizionata?

Personalmente le telecamere non mi hanno condizionata, dopo due giorni avevo dimenticato anche che ci fossero i cameraman a riprenderci. Mi dà molto fastidio quando insinuano che stiamo recitando, lo fanno perché non si capacitano del fatto che la nostra generazione sia davvero così, sia nei lati positivi, che negativi. A me questa esperienza ha toccato nel profondo, naturalmente non posso parlare per tutti. Ma io, Nicole Rossi, ho vissuto un esperienza molto più vera di tante altre nel mondo reale. È stato tutto una magia, ancora mi vedo immersa nelle colonne del collegio.

Alla fine cosa ti resta di questo 1968?

Appena uscita da lì, scrissi questo: Mi sembra passata una vita e 5 minuti allo stesso tempo. C'era la pace, mettevo la panchina al centro del cortile e guardavo il cielo intersecarsi col colonnato del collegio, era meraviglioso: un senso di pace che penso mai più ritroverò. La pace del non avere il telefono, l'ansia del non dover rispondere ai messaggi. Il collegio non cambia tutti, cambia chi vuole essere cambiato. Se lo vivi profondamente come una possibilità di metterti alla prova, allora funziona, altrimenti lascia perdere. È stato bello poter finalmente mettere mano a quella macchina del tempo raccontata in tanti film, speravo di poter vedere chi sarei stata sotto regimi diversi dai nostri. Auguro a chiunque di poter vivere un '68, la rivoluzione è nata e purtroppo morta lì. Vi auguro di mollare i telefoni per tornare ad assaporare la bellezza senza potergli fare una foto, la ricorderete per sempre nella memoria, questo è il trucco per godere della vita forse…

Ultima, senza spoiler: il momento più difficile e il tuo ricordo più bello di questa esperienza in Collegio

Il momento più difficile è stato leggere le lettere dei miei genitori, perché per la prima volta li sentivo lontani e leggevo cose che non mi hanno MAI detto nella vita reale. Leggere quelle parole senza poterli abbracciare è stato davvero terribile: se ci avessi pensato troppo su, sarei scappata. Poi naturalmente di momenti difficili ce ne erano tanti, il brutto era doverli superare senza il mio migliore amico e fidanzato, Riccardo. Il ricordo più bello è il complesso… ma se proprio dovessi indicare qualcosa, direi la lotta di colori, l’isolamento e la corsa sotto la pioggia. Questi tre eventi mi hanno fatto riflettere molto.

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