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Live - Non è la D'Urso 2020-2021

Gessica Notaro: “Umiliata in tribunale dagli avvocati del mio aggressore”

Gessica Notaro è intervenuta a Live – Non è la D’Urso dopo la sentenza della Cassazione che ha confermato a 15 anni la condanna dell’ex fidanzato Eddy Tavares, che la sfregiò con l’acido. Presente con lei in studio anche la mamma Gabriella che ha raccontato l’aggressione: “Da allora non piango più, sono bloccata”.
A cura di Valeria Morini
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Gessica Notaro è intervenuta come ospite a Live – Non è la D'Urso domenica 20 dicembre, per commentare la recente sentenza della Cassazione che ha confermato la condanna a 15 anni dell'ex compagno Eddy Tavares che le sfregiò il viso con dell'acido. La Notaro ha definito la decisione come un "Segnale forte dalla magistratura che non ha tolto neanche un giorno. Una sentenza che resterà nella Storia e sarà di esempio per altri casi come questo".

Il racconto della madre di Gessica Notaro

Per la prima volta è intervenuta anche la madre Gabriella, che ha ricostruito la drammatica sera dell'aggressione e il viaggio verso il Pronto Soccorso, svelando inoltre una frase pronunciata da Gessica, che si sarebbe rivelata profetica: "Sono rimasta impietrita perché sembrava avesse una maschera di plastica bianca. Io sono rimasta senza parole. Mentre ero in macchina che la portavo, lei mi ha detto "Mamma questo è un segnale dal cielo, devo aiutare la gente". Ed è quello che sta facendo. Io da quella sera non piango più, sono bloccata. Non ho pianto neanche al funerale di mia mamma".

La Notaro contro gli avvocati, la dura accusa

Gessica Notaro è soddisfatta della sentenza, ma ha colto l'occasione per parlare delle umiliazioni subite al processo, in particolare dai legali del suo aggressore: "Posso togliermi, con estrema educazione, un sassolino dalla scarpa? Oltre al danno anche la beffa", ha spiegato la Notaro, raccontando quello che le è successo in tribunale.

Trovo assurdo che una vittima debba sentirsi posta sul banco degli imputati. Nonostante avessi potuto covare della rabbia penso di essere sempre stata intelligente e una gran signora, perché avrei potuto esprimermi in maniera molto meno diplomatica. Aveva il diritto di difendersi, però ci sono modi e modi, anche per fare gli avvocati. Potrei parlare del processo in primo grado in cui sono arrivata a testimoniare, molto lucida, dopo ore. Mi spruzzavo dell'acqua termale perché mi bruciava la faccia, e in un momento di stanchezza, dopo quattro ore di testimonianza, uno dei suoi avvocati mi ha riso in faccia, tanto che lo ha ripreso anche il giudice. Non è finita bene, con tutto il rispetto per il suo mestiere mi sembra assurdo che mi debba sentire a disagio per il mio aspetto, come se fossi io la carnefice. Lui si è alzato facendo il gesto di togliersi la toga, ed è stato ripreso nuovamente dal giudice. Ci sono stati anche altri accanimenti personali, anche prima del verdetto in Cassazione, con frecciatine circa le mie apparizioni in tv. Il ricorso è stato fatto anche per la mediaticità del caso, il personaggio era mediatico, quindi con i modi e le sedi opportune ho e avevo il diritto di parlarne in tv, con rispetto e educazione. Non utilizzo un occhio da quattro anni, e non è una passeggiata, oltre tutto quello che ho dovuto fare, e in secondo grado cosa devo sentire? Che non stavo così male, e per avvalorare la tesi gli avvocati hanno presentato una foto di me al mare di spalle. Con quella hanno richiesto una nuova perizia medica. Puniamo per l'entità del danno o per le intenzioni? Poi ci chiediamo perché sia difficile metterci la faccia a volte, perché non se ne ha la forza. Con quella scusa hanno richiesto l'attenuante. In mancanza di prove non sapevano dove andare a parare, ma non andremo avanti con avvocati che si comportano in questo modo. Non bisogna mai rimanere in silenzio però, io parlerò sempre e comunque.

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