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Fico: “No censure su Mission, ma assicurare che non sia tv del dolore”

Il presidente della Commissione di Vigilanza Rai in quota M5s ha risposto alle contestazioni del vicepresidente … che lo accusava di censura ed anche al Direttore Generale Gubitosi, che richiamava alla calma e all’attesa: “Nessuno ha mai pensato di censurare alcunché, bisogna assicurare la Rai sia servizio pubblico”
A cura di Andrea Parrella
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Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza Rai risponde a tutte le affermazioni pervenute in merito a "Mission", il più discusso programma della prossima stagione Rai, che secondo le ipotesi dovrebbe vedere personaggi dello spettacolo permanere in un campo profughi. Ad attaccarlo direttamente aveva dato il via il vicepresidente di commissione, in quota Pd, Margiotta, il quale aveva definito in buona sostanza da censura l'atteggiamento assunto da parte di Fico nel pretendere di visualizzare un'eventuale puntata zero per capire se il programma potesse soddisfare o meno gli standard del servizio pubblico. Poi Luigi Gubitosi, in maniera molto più soft, si era opposto all'atteggiamento ostinato e contrario a priori corroborando l'idea che la visualizzazione preventiva sarebbe significato assumere un atteggiamento censorio. Le parole del rappresentante del M5s di oggi controbattono entrambi gli aspetti con le motivazioni che sin dall'inizio sono state poste alla base degli indugi della Commissione su "Mission". Eccole, riportate letteralmente dal blog di Beppe Grillo:

Nessuna censura per "Mission". Nessuno ha mai pensato di censurare alcunché. Chiedere alla Rai di rendere conto della qualità e della serietà di un programma che dovrebbe trattare il dramma dei campi profughi in Africa con l’ausilio di personaggi del mondo dello spettacolo sia necessario buon senso. La Rai è finanziata grazie al canone pagato dai cittadini, a cui deve assicurare un servizio pubblico di alto livello. Ben venga un programma che in prima serata ponga all'attenzione degli spettatori le condizioni disperate in cui versano profughi e rifugiati di guerra. Ma che il tutto avvenga con sobrietà! Rispettando la dignità delle persone coinvolte. Accostare protagonisti del mondo dello spettacolo al racconto di un dramma umanitario produce una tv del dolore e della lacrima che non ha nulla a che fare con l’informazione e la sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Se penso che il dolore venga anche solo per un istante minimamente spettacolarizzato, banalizzato o sfruttato per un punto in più di share, sento – e credo che anche gli altri membri della Commissione Vigilanza siano d’accordo – che è mio dovere prima di tutto come essere umano, poi come cittadino e alla fine come Presidente della Vigilanza Rai, fare quello che posso per far riflettere su una questione di delicatezza estrema. I cittadini vanno informati e resi coscienti di quello che avviene nel mondo, non commossi. E sono convinto che i vertici Rai non possano che concordare.

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