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Fammi sentire bella, il bisogno d’amore di Mia Martini vive in ognuno di noi

Mia Martini – Fammi sentire bella, docu-film scritto e diretto da Giorgio Verdelli mette il punto definitivo su una delle più grandi artiste della musica italiana. Il tentativo è perfettamente riuscito perché si sviluppa sul piano sentimentale. Prima la donna, poi l’artista. Una gamma di sentimenti in cui ognuno di noi si può immedesimare. Una riabilitazione post mortem doverosa.
A cura di Andrea Conti
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Ieri sera è andato in onda una pagina intensa, intima, ricca di umanità di televisione su Rai Tre. L'ottimo docu-film Mia Martini – Fammi sentire bella, voluto dall'ex direttore di Rete Stefano Coletta (ora a capo di Rai Uno) e appoggiato dall'attuale direttrice di Rete Silvia Calandrelli, ha raccolto 1.701.000 telespettatori con share al 6.57%. Al di là degli ascolti e delle valutazioni tecniche, il documentario Indigostories, prodotto da Alessandro Lostia, con la voce narrante di Sonia Bergamasco, scritto e diretto da Giorgio Verdelli, ha finalmente messo in luce molti elementi nuovi sulla figura umana e professionale di Mia Martini.

Per questo, guardando la resa finale, stupisce come un prodotto di tale caratura non sia stato direttamente proposto in prima serata su Rai Uno, proprio perché adatto a una vasta platea generalista. Sono tante le testimonianze (per la prima volta insieme le sorelle Loredana Bertè, Leda e Olivia, e i nipoti Luca e Manuela) che hanno restituito Mia Martini alla sua dimensione umana. Il telespettatore è stato condotto per mano sul piano emozionale, musicale e artistico dentro l'anima di una interprete tormentata, ironica, malinconia e al tempo stesso positiva e ottimista. Del resto, per stessa ammissione ironica e affettuosa di Loredana Bertè: “La pazza tra le due era lei, mica io!”.

Mia Martini – Fammi sentire bella quindi ci ha restituito una donna, prima che un'artista incredibile. La sua voce, le sue immagini hanno creato una immedesimazione totale. Del resto, Mia Martini durante una intervista ha dichiarato: “Ad un certo punto, decido che la cosa più ovvia è rinunciare all'amore”. Il riferimento alla tormentata storia con Ivano Fossati è lampante. Una donna che ha amato totalmente e che alla fine con dolore ha visto chiudere una storia totalizzante. Poi ha rivisto il suo ex amore, grazie alla complicità dell'amica Dori Ghezzi, per rendersi conto che il feeling non era cambiato, erano mutati solo i sentimenti. Chi del resto, non si è ritrovato in situazioni del genere? È la vita vera.

E ancora si sorvola, ma è presente nella narrazione del docu-film un'altra delle battaglie che come donna Mimì ha dovuto affrontare nella sua vita non facile: la lotta contro la terribile diceria che portasse iella. Quindi il concetto dell'isolamento, del sentirsi esclusa e reclusa dentro se stessa. Mia Martini è scomparsa per un po' di tempo dai radar, volutamente, coltivando la passione per la musica, unica valvola di sfogo, e comunque, mai rinunciando a se stessa. Per la prima volta, si scopre infatti che Mimì cercava sempre l'aspetto ottimista e positivo anche nelle situazioni più difficili, più impensabili. Si lasciava scivolare addosso la cattiveria, pur soffrendo, ma non facendosi travolgere totalmente. Un insegnamento questo, oltre che un invito alla platea televisiva a non arrendersi. E allora quale miglior modo per dare uno schiaffo morale a chi ci ha fatto male? Recuperare le forze e mostrare il migliore lato di sé. “Sai, la gente è strana. Prima si odia e poi si ama” ed ecco lo struggimento, la dolcezza di Almeno tu nell'universo al Festival di Sanremo 1989.

Il merito di Mia Martini – Fammi sentire bella è quello di essere riuscito a trasmettere al telespettatore, in maniera palpabile, la vasta gamma di sentimenti della grande artista, che poi ognuno di noi, almeno nella vita, ha realmente vissuto. Non solo. Dal punto di vista artistico e professionale si è attuata la riabilitazione definitiva della sua figura, post mortem. Colpisce che una cantante di questa caratura non sia stata valorizzata in vita. Ed ecco allora spazzare via qualsiasi diceria sul presunto suicidio. Mimì è stata ritrovata sul suo letto quel terribile 14 maggio del 1995 con le cuffiette. Ascoltava una canzone napoletana, che avrebbe dovuto cantare, di lì a poco al Festival di Napoli. Quindi una donna che amava il suo lavoro e si stava preparando al meglio per la sua performance. Da qui la tesi definitiva di un inevitabile arresto cardiaco. Fino alla fine l'amore per la musica, per la sua Napoli con le sue contraddizioni e la sua anarchia “senza concimi”, come ha specificato l'amico fraterno dell'artista Enzo Gragnaniello.

I media ma anche gli addetti ai lavori musicali e televisivi, mentre era ancora in vita, hanno avuto un ruolo determinante sulle sue vicissitudini. Non sono riusciti a evidenziarne le sue particolarità, i suoi mille volti, il suo talento, rigettando tutto sul gossip e sulle maldicenze. A ognuno il suo peso di responsabilità. Il fatto di sviscerare se stessa e il suo mondo dalle canzoni alla platea ha certamente contribuito alla condivisione del sentimento e al suo successo. Ma non fu sufficiente. Ecco perché “Mia Martini – Fammi sentire bella” mette un punto a tutto questo. Mia Martini è stata un essere umano, che ha vissuto sulla pelle qualsiasi tipo di dolore. Ha toccato il fondo, per poi risalire diverse volte.

Di lei rimarranno i sorrisi, le risate durante le interviste, il suo essere schietto, la dolcezza, la malinconia, ma anche il desiderio di essere amati. Proprio come canta nel suo emozionante brano inedito, reso pubblico solo ieri, che ha dato il titolo al prezioso documentario “Fammi sentire bella”: “Stasera quando tornerai, tu fammi sentire bella e che mi vuoi bene, che abbiamo tante cose ancora insieme”. Ancora una volta mossa dal desiderio di sentirsi amata, come ognuno di noi.

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Nato a Siracusa, ma ormai Milano mi ha adottato da tanti anni. Vivo di musica, amo il teatro, il cinema e la televisione. Il giornalismo è il mio pane quotidiano e diventa anche la mia vita, quando devo scrivere di concerti, dischi, artisti e grandi eventi. Per FANPAGE cerco di analizzare con occhio critico tutto quello che ci circonda. Nel bene e nel male.
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