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Daniele Luttazzi contro Fabio Fazio: “Con 2 milioni di ascoltatori, incassa 1 euro a spettatore”

Luttazzi contro Fazio è la storia infinita. Rimbalzano oggi sui social le parole del comico, pubblicate in un editoriale pungente su Il Fatto Quotidiano, il 26 giugno scorso: “Fazio incassa 2 milioni di euro, un euro per ogni spettatore”. E sul conflitto di interessi degli agenti in tv: “Il dumping degli artisti è una forma di concorrenza sleale”.
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Daniele Luttazzi contro Fabio Fazio: è la storia infinita. Rimbalzano sui social le parole del comico, conduttore dell'indimenticabile Satyricon, pubblicate in un editoriale de Il Fatto Quotidiano, il 26 giugno scorso: "Il compenso annuo di Fabiofazio (Luttazzi lo scrive così, tutto attaccato ndr) è 2 milioni 240 mila euro l'anno; in quattro anni, il programma costerà alla Rai 73 milioni di euro". Fabio Fazio ha replicato con le parole della Corte dei conti che ha spiegato che il costo per puntata è "meno della metà della media dei programmi di intrattenimento del servizio pubblico".

Il problema di Daniele Luttazzi

Ma Daniele Luttazzi ha un problema e lo dimostra con un suo «teorema». Anzi, un suo indice: l'Indice Luttazzi. "Il paragone" scrive il comico, "va fatto sulla stessa fascia oraria, non sulla media di rete". 

Propongo il rapporto compenso/spettatori. Chiamiamolo”indice Luttazzi”(iL). Fabiofazio prende circa 2 milioni di euro l’anno. Su Rai2, il programma è visto da 2 milioni di spettatori. Fabiofazio quindi prende circa 1 euro a spettatore (iL = 1). Su Rai1 faceva circa 3 milioni e mezzo di spettatori, quindi prendeva circa 0,5 euro a spettatore (iL = 0,5). Se Amadeus prende 1 milione l’anno per condurre I soliti ignoti, con una media di 5 milioni di spettatori, il suo iL è 0,2. Se Formigli a La7 nel 2016 prendeva 300 mila euro l’anno, con un’audience di 800 mila spettatori, il suo iL era 0,3. Il dato, calcolabile anche sull’audience di ogni puntata, permette un giudizio sul compenso (cioè sui rapporti di forza), ed è indipendente da quanto incassa il programma con la pubblicità, fattore influenzato innanzitutto dalla rete e dallo slot (lo dimostra proprio Fabiofazio, che a Rai2 ha uno share inferiore a quello che aveva su Rai1) (quindi fa incassare pure meno).

Lo strapotere degli agenti televisivi

Daniele Luttazzi ha parlato anche della questione degli agenti televisivi, con il tetto massimo del 30 per cento di artisti di una stessa agenzia in uno stesso programma. Un conflitto d'interessi del quale Fanpage.it si è occupato più volte con riflessioni, editoriali e ospitando le parole di Michele Anzaldi, da sempre in prima linea sulla questione.

Il problema è il dumping degli artisti, una forma di concorrenza sleale. Un super-agente potrebbe piazzare al Tavolo di Fabiofazio, per dire, altri 3 o 4 artisti della propria scuderia, dando loro risalto (una promozione pagata dalla Rai, per giunta). Tre dei tuoi vuol dire non-tre di altre agenzie. Fai così per 15-20 anni, e i tuoi artisti appariranno “i migliori”, dato che sono sempre in Tv: ma sono davvero i migliori? O sono solo più popolari grazie a quella prassi, finalmente vietata? Quanti artisti non trovano spazio in Tv perché non fanno parte di super-agenzie? Non me ne viene in mente nessuno.

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