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Da Mark Caltagirone alla preghiera con Salvini, cosa ci lascia Live Non è la D’Urso

Il 28 marzo 2021 è andata in onda l’ultima puntata del programma domenicale di Barbara D’Urso. Un’avventura iniziata nel 2019 sintetizzabile in alcune immagini-simbolo, tra cui l’intervento di Giuseppe Conte per parlare agli italiani del Covid. La storia di Live – Non è la D’Urso pareva conclusa, ma la conduttrice stessa in chiusura ha annunciato: “Ci rivediamo in autunno”.
A cura di Andrea Parrella
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Live Non è la D'Urso

La lunga cavalcata di Barbara D'Urso in prima serata era iniziata nella primavera del 2019. La pandemia era qualcosa di lontanissimo, la conduttrice di Canale 5 sceglieva di scimmiottare il collega Giletti con il titolo di un nuovo programma che prendeva in prestito parte del suo su La7: il 13 marzo va in onda per la prima volta Live – Non è la D'Urso. Inizialmente è complicato capire di cosa si tratti esattamente, ma basta poco per capire che il programma sarà una traduzione in paillettes del pomeriggio di Canale 5, da anni presidio fisso della conduttrice.

Il caso Mark Caltagirone

Il programma va in onda al mercoledì sera e la prima storia per cui si fa notare risale alle prime puntate e si tratta del caso Prati – Mark Caltagirone. È proprio negli studi di Live – Non è la D'Urso che prende forma la più grande telenovela rosa a sfondo televisivo della storia recente. È da quegli studi che prende il via un filone sul quale si incentrerà il lavoro di molte redazioni giornalistiche di quei mesi, oltre che l'ironia della televisione tutta, rendendo il nome Caltagirone l'antonomasia per parlare di qualcosa che non esiste.

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I primi mesi di Live – Non è la D'Urso sembrano solo una fase di rodaggio infrasettimanale di preparazione a quella che sarà la sfida della stagione successiva, il passaggio alla prima serata della domenica. Uno spazio che mette D'Urso a dura prova, dovendosi confrontare con Fazio su Rai2 e Giletti su La7. È anche in virtù della concorrenza che va definendosi sempre di più all'interno del contenitore di Canale 5 uno spazio destinato alla presenza dei principali rappresentanti politici in studio, seguito naturale di quanto era già iniziato negli anni precedenti a Domenica Live e Pomeriggio 5. A questo vanno aggiunti i dibattiti urlati, gli uno contro tutti del momento delle sfere, nonché scelte editoriali discutibili come quella di dare spazio alla storia di Tony Colombo, vicenda dai tratti discutibili visti i risvolti cui ha portato la vicenda Camorra Entertainment.

Febbraio 2020, l'intervento di Conte a reti unificate per il Covid

C'è anche Live – Non è la D'Urso tra i programmi che vedono l'intervento in diretta di Giuseppe Conte il 23 febbraio del 2020. Il presidente del Consiglio quella domenica fa una vera e propria maratona di interventi televisivi per aggiornare gli italiani sulla situazione Coronavirus, di cui in quelle ore si sta comprendendo la vera portata. L'immagine di Barbara D'Urso in abito "abbagliante" affiancata ad un Conte vestito in modo informale, come chiunque in una domenica non lavorativa, è destinata a rimanere nella memoria di molti come emblema di quei mesi.

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La preghiera con Salvini

Mesi durissimi per il mondo intero, figurarsi per la televisione, che affronta però il lockdown con il piglio del mezzo che si sente di nuovo al centro del mondo. E in Italia Barbara D'Urso è, nel bene e nel male, tra i pilastri nel racconto del Covid, fosse anche per il numero di ore trascorse quotidianamente in Tv. Anche Live – Non è la D'Urso è tra quei programmi che continuano ad andare in onda nonostante l'assenza di pubblico. La trasmissione fa di necessità virtù e cambia, convertendosi a centro informativo per il telespettatore senza perdere le caratteristiche di base e concedendosi la facoltà di offrire svago. Ma sono due le immagini significative di quei mesi: la conduttrice che insegna agli italiani a lavarsi le mani nel modo corretto e la preghiera di Barbara D'Urso con Salvini.

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Una petizione per chiudere i programmi di Barbara D'Urso

Per quest'ultima, in particolare, Barbara D'Urso riceve un infinito mare di critiche, accusata di aver offerto un assist alla propaganda salviniana ed essersi prestato a qualcosa di indecoroso. Proprio in quelle settimane prende forma dal nulla una petizione su Change.org che chiede la chiusura dei programmi di Barbara D'Urso. Il numero di firme è enorme, così come la risonanza della petizione stessa, a dimostrazione che qualcosa sta accadendo.

La chiusura di Live – Non è la D'Urso

Con la terza stagione Live – Non è la D'Urso, pur non dimenticando l'abituale spazio per l'informazione sul Covid, prova a ritrovare la sua forma originaria, ma il format sembra perdere di vigore. Forse per l'assenza di grandi storie a supporto, la trasmissione della domenica sera si dimostra un valido tassello nel meccanismo del micromondo televisivo dursiano, non riuscendo però a trovare storie capaci di andare oltre il pubblico di riferimento. Si arriva così al marzo del 2021 e a quell'indiscrezione sulla chiusura di Live – Non è la D'Urso. Sembra il segno di una crepa definitiva nell'impero televisivo della conduttrice.

Ma il programma tornerà in autunno

La notizia della chiusura viene confermata da Mediasetpochi giorni dopo, ma in effetti non ha i tratti della bocciatura. Il ritorno del programma viene individuato in un futuro generico e in compensazione alla chiusura della trasmissione si riallarga lo spazio di Pomeriggio 5, che si era invece ridotto per fare strada all'appuntamento di prima serata. A confermare definitivamente che Mediaset non chiuderà Live – Non è la D'Urso è stata la stessa conduttrice, in chiusura dell'ultima puntata del 28 marzo: "Noi ci vediamo nuovamente in autunno". La sentenza pare ineluttabile, ma toccherà capire quanto ci sia di vero nelle parole della conduttrice e quanta convergenza ci sia tra queste parole e le intenzioni di Mediaset, spesso volubili.

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