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Opinioni

Chiara Ferragni e Fedez, il più grande reality dopo il GF

Ossessionati per anni dal Grande Fratello che ha distorto la realtà pretendendo di mostrarcela, oggi siamo quotidianamente bombardati da un reality show che si camuffa da vita vera. È quella di Chiara Ferragni e Fedez, registi e autori di un racconto giornaliero sceneggiato benissimo e di buoni sentimenti. Che però, per quanto si sforzi, non potrà mai essere realtà.
A cura di Andrea Parrella
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L'annuncio della gravidanza, l'ecografia, il pancione che cresce. L'attesa, il mistero sulla scelta del nome, poi il parto, la nascita, la gioia. Della gravidanza di Chiara Ferragni e della nascita di Vittoria, seconda figlia avuta con Fedez, sappiamo praticamente tutto. O comunque tutto quello che i due hanno voluto farci sapere.

Mentre la vita di questa famiglia scorre sugli schermi dei nostri smartphone come un flusso continuo, ci riesce difficile comprendere il grado di fedeltà e lo share che garantiamo a questa meravigliosa storia dinastica e, contemporaneamente, quello che accettiamo di assorbire come verità.

In qualsiasi momento della giornata loro ci sono e ci propongono aggiornamenti da due punti di vista differenti, con video di pochi secondi (che magari riprende l'altra/o mentre sta girando un video), la sintesi di una giornata di lavoro in un post, uno stato d'animo, i giochi in famiglia. Non c'è un appuntamento a un orario preciso, le loro storie sono un imprescindibile imprevisto quotidiano. Un'idea di normalità che alimenta e allo stesso tempo disinnesca le domande sul loro conto: non ti chiedi più come si sono conosciuti Chiara Ferragni e Fedez, oppure quanto soldi hanno, ti chiedi cosa staranno facendo adesso. Puoi osservare la loro vita, tornare indietro e guardarla ancora se non hai capito bene cos'hanno detto, persino interagire con loro nella convinzione di sentirti come loro e coltivare la speranza di una risposta.

Per anni siamo stati ossessionati dai reality show come un modello televisivo che nella sua pretesa di avvicinarsi a una condizione reale è riuscito a plasmare la realtà stessa, vincolarla a degli schemi, comprometterla. Con quello che vediamo ogni giorno in casa di Ferragni e Fedez – per dare un nome alla saga si è scelta l'orribile contrazione Ferragnez – è chiaro, più che mai, come il modello del reality show tradizionale appartenga ad un passato lontanissimo, paleolitico, ormai soppiantato da una tecnologia che permette a chiunque di costruire il proprio personalissimo reality, decidere cosa mandare "in onda", fare le opportune scelte di regia, rielaborare quanto ripreso in base a una scelta autorale autonoma.

La dinastia Ferragnez

In un articolo su Repubblica Riccardo Luna offriva uno spunto interessante tracciando un'analogia tra la dinastia Ferragnez e quella dei reali britannici. Un paragone appropriato se si considerano le due realtà come animate dallo stesso intento, influenzare per esistere in quanto élite, agguantato con strategie e strumenti di comunicazione completamente diversi. Da una parte quella dei Windsor, novecentesca e quindi superata, basata sul principio di essere sulla bocca di tutti nascondendosi, non mostrandosi, alimentando curiosità tramite le voci di palazzo, le fonti anonime che parlano ai tabloid. Dall'altra quella contemporanea del racconto totale, la camera che immortala ogni gesto, che anziché allontanare la dinastia dalla vita vera alimentando il pettegolezzo, mostra della vita vera tutto, per essere ancora più vera.

La "finzione" di Chiara Ferragni e Fedez

Bisogna sempre ricordarsi, però, che quella di Ferragni e Fedez non è realtà. Ciò che noi vediamo nelle storie Instagram dei due non è ciò che accade davvero, ma è ciò che loro vogliono farci sapere accada, sempre frutto di una scelta, naturale perché insita nel loro Dna, di una regia consapevole e un montaggio completamente allineato all'intento narrativo. Non c'è nessuna teoria del complotto, semplicemente la loro pretesa di mostrarci una vita senza filtri è impraticabile, qualsiasi pubblicazione è inevitabilmente il frutto di una decisione a monte di ciò che intendono essere. Se una storia fatta con Leone non piace, non la si manda online. Magari attualmente questa cosa non accade, ma è una facoltà che lo smartphone, in quanto strumento creativo, offre. Si tratta di una finzione potenziale, se l'evolversi di queste storie non è deciso a tavolino oggi, perché evidentemente non ce n'è alcun bisogno data la riuscita perfetta, nulla vieta ai due, un giorno, di affidarsi a uno sceneggiatore per la serializzazione di questo racconto.è

La differenza con i reality in Tv

Il successo del prodotto, al momento, è garantito proprio da quella peculiarità che i reality show televisivi non possiedono più: la sospensione di incredulità dello spettatore. Il Grande Fratello, emblema dei reality, ha vissuto il suo momento di crisi identitaria quando l'enorme popolarità del format ha reso impossibile la spontaneità di chi stava in scena. Non è un caso che la seconda stagione di vita di questo genere televisivo è in versione vip, con interpreti dichiarati che si mettono al servizio di storie costruite dagli autori. La sfida non è più osservare la realtà, ma raccontarci una storia in modo autentico e credibile.

Per Ferragni e Fedez, disinteressati alla televisione che infatti continua a raccontarli come oggetti misteriosi, questo problema non esiste perché nel loro reality continuano ad esserci interpreti inconsapevoli: i figli.

Leone è il nipote d'Italia, mai come in questo caso si può dire che 30 milioni di persone lo abbiano visto crescere. Da tre anni è lì, giorno dopo giorno, bello come il sole e simpatico, inconsciamente spontaneo davanti alla telecamera come si trattasse di un giocattolo. C'è da scommettere che così sarà per Vittoria e c'è una certa voglia di sapere se, e nel caso quando e come, i due decideranno di spiegare ai bambini cosa sia quell'oggetto di forma rettangolare che la mamma e il papà gli puntano addosso fin dal primo giorno di vita. La retorica del Truman Show come termine di paragone rischia di essere poco originale, eppure è lecito provare una certa curiosità verso quel capitolo della vicenda, che sicuramente un giorno avrà luogo in qualche forma. Se a Leone e Vittoria, una volta maturi, tutto questo non dovesse andare bene, ci sarà una porta dalla quale uscire per godersi un mondo reale di completo anonimato?

Un dubbio etico, quello dell'opportunità di esporre i minori a una tale attenzione mediatica, che si pone in modo decisamente più diretto del sottoscritto il comico Filippo Giardina in questo pezzo notevole, col quale si potrà anche essere in disaccordo, ma che stimola senza dubbio una riflessione. Nel frattempo a noi umili spettatori, intenzionati a procurarci la dose di Ferragnez quotidiana necessaria a sopravvivere, la domanda di cui sopra ha un unico scopo: chiedersi cosa succederà nella prossima puntata.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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