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Capire che José Mourinho è un gigante grazie alla docu-serie sul Tottenham

La docu-serie “All or nothing – Tottenham Hotspur” è uno straordinario racconto di una stagione calcistica normale, fallimentare se rapportata alle aspettative della vigilia, che finisce per rendere il risultato finale assolutamente irrilevante. A contare sono le fragilità, i tentativi, la ricerca spasmodica di una perfezione che non esiste. Mourinho si dimostra una rivelazione, un gigante davanti al quale dovrà arrendersi anche chi da sempre ha respinto e osteggiato la mitologia del personaggio.
A cura di Andrea Parrella
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La definitiva affermazione delle piattaforme streaming sta rivoluzionando il modo di raccontare le storie di sport. La docu-serie di Amazon Prime Video All or nothing – Tottenham Hotspur, dedicata all'avventura della squadra inglese guidata da José Mourinho ne è un'ennesima dimostrazione, per la sua capacità di entrare dentro a una vicenda particolare ed estrapolare da un intreccio sportivo qualcosa che trascende lo sport.

L'anomalia di questo documentario è che, a differenza di quanto accadeva per lo stesso format che aveva raccontato il trionfo in Premier League del Manchestery City di Guardiola, qui non ci sono scalate al successo da raccontare. Quella del Tottenham dello scorso anno è una stagione calcistica grigia, con la narrazione che parte dall'esonero di Mauricio Pochettino, allenatore che aveva guidato la squadra a giocare la finale di Champions League, prima del crollo dovuto soprattutto alla cocente delusione dell'impresa solo sfiorata.

Lo sostituisce Mourinho, tra i tecnici di maggior successo della storia recente, che si dimostra una autentica rivelazione alla quale dovrà arrendersi anche chi da sempre, come l'appassionato di calcio che scrive, ha respinto e osteggiato la mitologia del personaggio. I totem dell'arroganza, la protervia, l'antipatia di fondo che da sempre accompagnano l'allenatore portoghese, si sgretolano inesorabilmente davanti a un uomo che prima del carisma e dell'intelligenza vanta uno spessore umano che lascia letteralmente esterrefatti. E non perché vinca, ma perché sembra capire e prevedere tutto, i successi come le sconfitte, analizzandole chirurgicamente in ogni loro aspetto prima ancora che si materializzino.

La stagione del Tottenham, fallimentare rispetto ai pronostici di inizio anno, diventa un elemento secondario perché la docu-serie si propone come un film dal finale imprevedibile fondato su una progressione narrativa che ignora il risultato e si concentra sui tentativi, i fallimenti, le fragilità di chi cade e poi si rialza, la sperimentazione, la ricerca spasmodica di qualcosa di inafferrabile come è la perfezione, quell'intelligenza emotiva, quella capacità di sentire i momenti che dopo la visione di questo documentario appaiono come i veri ingredienti per riuscire in qualcosa, si tratti o meno del calcio. All or nothing dà una forma definita all'adagio mourinhano per eccellenza, quello secondo cui chi capisce solo di calcio non capisce niente di calcio.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare la realtà che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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