Blackout d’informazione in Sicilia tra licenziamenti, bavagli e minacce
In Sicilia l'informazione è sotto attacco. A Catania le principali emittenti televisive rischiano la chiusura non solo a causa della crisi economica che ha colpito tutto il settore editoriale da Nord a Sud ma anche per la mancata erogazione dei fondi regionali. Non ci sono soldi, non ci sono editori disposti ad investire, non ci sono nuovi imprenditori liberi e coraggiosi. Stavolta la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il rischio di licenziare un gran numero di tecnici delle emittenti tv Telecolor e Antenna Sicilia: padri di famiglia che, dopo anni di lavoro e fatiche, si ritroverebbero improvvisamente in strada, senza alcuna assicurazione sul loro futuro. Cornuti e mazziati. Non era mai successo negli ultimi anni che le due principali emittenti televisive facessero saltare i loro tg: Telecolor ha indetto due giorni di sciopero, per il 15 Ottobre e per il 17 Ottobre, contro l'annunciato licenziamento dei tecnici mentre Antenna Sicilia è stata letteralmente oscurata dal 12 Ottobre, in video le barre colorate (solo due giorni fa le trasmissioni sono riprese, pur rimanendo lo stato di agitazione dei lavoratori in vista dell'incontro di oggi). I dipendenti infatti non si arrendono e minacciano un'assemblea permanente ad oltranza. Niente telegiornale, niente informazione in un periodo assai delicato come questo: siamo infatti a ridosso delle elezioni regionali e il dibattito è acceso, aggressivo, a colpi di botta e risposta e di inevitabili querele (le "minacce legalizzate").
Il caso Telecolor – Per il Gruppo che gestisce l'emittente tv Telecolor (per intenderci, dove ha esordito Salvo Sottile) i guai non sono finiti qui: la Corte d'Appello Sezione Lavoro di Catania ha dichiarato "l'inefficacia dei licenziamenti, disposti nell'estate 2006, di 6 giornalisti di Telecolor". Erano stati licenziamenti – stando alle dichiarazioni dell'azienda – per problemi economici. I giudici adesso, però, hanno ribaltato il giudizio di primo grado del 2010 ed hanno disposto la riassunzione di Giuseppe La Venia e il reintegro di Alfio Sciacca, Fabio Albanese, Walter Rizzo, Nicola Savoca e Katia Scapellato che nel frattempo hanno assunto altri incarichi. Se Albanese è addetto stampa del Teatro Massimo Bellini, Sciacca lavora al Corriere della Sera, Scapellato è portavoce del sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, La Venia è inviato de La Vita in Diretta e così via. La Corte ha disposto pure il risarcimento del danno ai 6 giornalisti, ovvero un'indennità "commisurata alla retribuzione dalle date dei licenziamenti sino all'effettivo reintegro oltre che gli interessi legali, la rivalutazione monetaria e i contributi previdenziali e assistenziali dovuti".
La replica dei giornalisti reintegrati – In un comunicato congiunto hanno espresso soddisfazione e fiducia nella giustizia:
C'è un giudice a Catania! Dopo sei anni e mezzo vengono finalmente riconosciute le nostre ragioni. La sentenza della Corte d'appello di Catania non può che riempirci di gioia non solo perchè ci restituisce il posto di lavoro ma anche perchè ci ripaga, soprattutto moralmente, di anni di isolamento. In questo momento il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno ai tanti colleghi di Telecolor che stanno vivendo sulla loro pelle la medesima minaccia di licenziamento.
Il caso del giornalista Giuseppe La Venia – Un caso emblematico che è finito nel 2008 ad Annozero di Michele Santoro; in quell'occasione l'ex giornalista di Telecolor ha attaccato senza mezzi termini il gruppo editoriale capitanato da Mario Ciancio Sanfilippo (la cui richiesta di archiviazione dell'inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa è stata respinta dal gup Luigi Barone):
Io e altri miei colleghi abbiamo perso il nostro lavoro per mantenere la nostra libertà, la libertà di scrivere, pensare, raccontare ciò che vedevamo. Siamo stati licenziati senza che nessuno abbia detto nulla. Ciancio è il più importante editore siciliano, a Catania ha il principale quotidiano e le principali emittenti tv. Ci ha licenziati perchè pensavamo con la nostra testa, avevamo una storia, un modo di raccontare che non andava bene. A quel punto ha detto che c'erano problemi economici da risanare; noi eravamo disponibili a rinunciare a due mesi di stipendio. Non ha accettato, l'azienda non è fallita, anzi aveva 2 milioni di attivo come bilancio. Addirittura dopo mesi sono state assunte altre persone. Il sottosegretario alle Telecomunicazioni ha detto che secondo il Prefetto di Catania i motivi del nostro licenziamento non erano affatto economici. Io non sono più riuscito a lavorare in Sicilia, oggi lavoro per "La Vita in Diretta" (Rai 1) a cui avevo mandato un curriculum così come avevo fatto con le altre testate giornalistiche in Sicilia.
La replica dell'azienda, c'è crisi – Telecolor risponde che allora come oggi la crisi economica li potrebbe portare – loro malgrado – al licenziamento dei dipendenti. I sindacati rispondono invece che, in alternativa ai licenziamenti, si potrebbero accettare anche contratti di solidarietà con riduzione a partire dal 30% delle ore di lavoro. La proprietà , che non ha ancora ceduto alle loro richieste, avrebbe addirittura "alzato un muro" proponendo un taglio del 50% dello stipendio. Improponibile. Nel frattempo in quel di Viale Odorico da Pordenone c'è stato un cambio di poltrone: il Direttore di Prima Linea Tg (Telecolor) Michela Giuffrida ha abdicato per assumere il ruolo di Direttore responsabile del tg di Antenna Sicilia prendendo il posto di Rino Lodato. Angelo Micale invece è il nuovo Direttore del Tg di Telecolor.
Il passaggio al digitale terrestre – Le emittenti Antenna Sicilia e Telecolor più volte tramite spot televisivi hanno ribadito di non aver ricevuto supporti economici dal governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo, dunque di non aver goduto dei fondi regionali indispensabili alla sopravvivenza delle emittenti tv, a causa del costoso passaggio al digitale terrestre. Eppure nella graduatoria utile ad accaparrarsi le frequenze tv Antenna Sicilia e Telecolor brillavano per punteggi piuttosto alti in merito al numero di dipendenti oltre che per il patrimonio. Numero di dipendenti che adesso potrebbe essere tagliato drasticamente: ad Antenna Sicilia gli esuberi riguardano 28 dipendenti su 58 mentre a Telecolor 24 su 40. Il pericolo – secondo i sindacati – è che nei prossimi giorni Telecolor possa chiudere i battenti.
Report contro il monopolio dell'informazione – Anche la trasmissione di Rai 3 Report si è occupata del caso Catania, del monopolio dell'informazione, grazie ad un'inchiesta curata nei minimi dettagli dal bravissimo Sigfrido Ranucci che senza mezzi termini aveva dichiarato:
Qualsiasi monopolio è un pericolo. Le responsabilità non sono di Ciancio, lui ha fatto benissimo quello che doveva fare, è chi doveva controllare e stimolare il pluralismo che ha sbagliato […] Il quotidiano La Sicilia mi ha sorpreso: aveva pubblicato un sondaggio dove chiedeva ai catanesi se si riconoscevano nelle denunce fatte da Report e, dopo che circa il 90% ci dava ragione, è sparito dal web. Da Ciancio non abbiamo ricevuto nessuna risposta, è un comportamento anomalo per un direttore di un giornale.
La lettera di Vincenzo Santapaola sul giornale – Il 9 Ottobre 2008 il quotidiano La Sicilia ha pubblicato una lettera di Vincenzo Santapaola, figlio di uno dei più sanguinari boss mafiosi, Nitto Santapaola. La lettera, pervenuta attraverso i legali precisa il quotidiano, è arrivata da un carcere di massima sicurezza in regime di 41 bis. Durissima la critica di Antonio Roccuzzo (caporedattore La7) che nel suo libro "L'Italia fatta a pezzi, cosa unisce Catania a Reggio Emilia?" ha sottolineato come chi ha scritto quella pagina "non ha sentito il dovere di ricordare chi fosse Santapaola, secondo un'elementare regola di chiarezza professionale". E poi ha concluso con un sonoro: "Se un mafioso in 41 bis scrive sui giornali, sarebbe meglio abolire il regime di carcere duro". Roccuzzo fu uno dei "ragazzi" del Giornale del Sud diretto da Pippo Fava, giornalista ucciso nel 1984 per mano dei mafiosi: per il suo omicidio sono stati condannati all'ergastolo Nitto Santapaola (mandante) e Aldo Ercolano (organizzatore) oltre a Maurizio Avola (esecutore) che ha patteggiato sette anni di reclusione.
D-Network denuncia pressioni e minacce – Uno dei network più innovativi, con un tg sempre sulla notizia, è quello diretto da Francesco Di Fazio che attraverso tre comunicati (qui il video) ha rivelato particolari inquietanti:
D-Network denuncia pubblicamente di subire dal 2008 ad oggi attacchi sleali di ogni genere che mirano alla chiusura dell'azienda, indicazioni che potremmo definire di "massoneria" rivolte agli imprenditori nostri sponsor che, imbarazzati e senza parole, sono costretti ad evitare qualsiasi pianificazione sulle nostre reti. Indagini ed ispezioni da tutti gli enti preposti al fine di metterci in condizione di non produttività; sabotaggi strutturali e tecnici alle postazioni di trasmissione, blocchi amministrativi e burocratici su qualsiasi pratica imputata […] Continuano ad aggredire con ferocia la nostra azienda televisiva che risulta essere tra le poche libere e priva di interessi di parte. Qualora l'azienda sarà costretta a chiudere nei prossimi mesi, la responsabilità reale sarà da attribuire ai soggetti che stanno operando per tale obiettivo, coadiuvati anche dall'indifferenza di quella parte di politici ed istituzioni che si sono sempre distinti per essere servili.
Video Mediterraneo protesta e si affida ai "milanesi" – Non stanno meglio i giornalisti, i tecnici ed il personale amministrativo del gruppo editoriale Video Mediterraneo della città di Ragusa (che dal 2005 ha una sede a Roma): anche loro hanno protestato contro il mancato pagamento di più di 8 mesi di stipendio e contro un possibile licenziamento di oltre 20 unità. Notizia delle ultime ore – riportata da Ragusa News – è che il fondatore dell'emittente televisiva sarebbe in trattativa per "l'affitto del proprio canale ad un importante network milanese" che certamente vorrà garantirsi una rete a copertura nazionale. Questo dunque potrebbe comportare ulteriori licenziamenti: da 51 a 15 dipendenti.
Telejato prende a fuoco, è un'intimidazione – Di un'intimidazione vera e propria invece è stata vittima la piccola tv antimafia di Partinico, Telejato, diretta dal giornalista Pino Maniaci, più volte ospite nelle principali emittenti tv nazionali, da Rai a La7, per ultimo al Cristina Parodi Live. Maniaci è costantemente minacciato dalla mafia (auto bruciate, lettere anonime et similia) e per ultimo, a quattro giorni dall'inaugurazione della nuova sede, i ripetitori di Telejato a Monte Bonifato in provincia di Trapani, hanno preso a fuoco. Si tratterebbe dunque di un incendio doloso. Gravissimi i danni che ammontano a 25 mila euro. Maniaci nei mesi scorsi ha già combattuto contro l'assegnazione delle frequenze per il passaggio dall'analogico al digitale terrestre: Telejato rischiava di non rientrare nelle graduatorie ministeriali e di chiudere definitivamente.
Minacce ai giornalisti catanesi – Impossibile elencarle tutte, ma quelle che hanno colpito le emittenti televisive catanesi (di cui ci siamo occupati particolarmente oggi) sono un chiaro segnale che l'informazione scomoda continua a far paura. Sono stati minacciati negli ultimi mesi i giornalisti di Rei Tv, Teresa Grasso e Salvatore Cutuli – quest'ultimo si stava occupando del caso del "prete pedofilo" ad Acireale – ed ancora un cameraman dell'emittente tv Sestarete aggredito fisicamente senza alcuna ragione. L'anno scorso è toccato, invece, al Direttore di SUDPress Fabiola Foti che, occupandosi di giornalismo investigativo e svolgendo quindi un ruolo da "cane da guardia del potere", è spesso bersaglio di querele, pressioni e minacce. "Smettila di scrivere o ti rompiamo le mani", questo il contenuto della lettera intimidatoria indirizzato alla Foti. E infine è scoppiato anche un curioso diverbio tra la giornalista del TgR (Rai 3) Antonella Gurrieri ed il Sindaco di Catania Raffaele Stancanelli che – stando alle dichiarazioni della Gurrieri – l'avrebbe strattonata e l'avrebbe invitata ad "andarsene" dalla piazza in cui si trovava per documentare un sit-in di protesta. "Ou, ma lei è ggionnalista o pubblico ministero?", questa la frase incriminata – tra il serio ed il faceto – del primo cittadino di Catania rivolta alla giornalista della tv di Stato.
Update 19 Ottobre La Slc Cgil e la Fistel Cisl di Catania hanno comunicato che sono stati avviati i 28 licenziamenti tra il personale tecnico ed amministrativo di Antenna Sicilia. Nessun accordo, nel corso dell'incontro all'Ufficio provinciale del lavoro di Catania, è stato raggiunto con l'azienda che gestisce l'emittente tv. D'ora in poi al via un'assemblea permanente dei lavoratori oltre che iniziative di protesta da lunedì, ovvero un pacchetto di 20 ore con uno sciopero per l'intero turno lavorativo del 22 Ottobre. La proprietà – nel corso dell'incontro – avrebbe proposto una riduzione del 45% dello stipendio, rifiutando pure le prestazioni part-time per ridurre i licenziamenti.
Update 24 Ottobre Le proposte avanzate dai sindacati alla proprietà erano le seguenti: avvio di una riduzione oraria del 40% attraverso contratti di solidarietà con ristoro dell'intervento INPS; disponibilità a rinegoziare il premio di risultato; possibilità di proporre esodi incentivati; possibilità di trasformazione volontaria di contratti da full-time a part-time per un anno; possibilità di riqualificazione e ricollocazione dei lavoratori dichiarati dall'azienda in esubero presso altre aziende vicine e del settore. A breve potrebbe essere convocato un incontro urgente per provare a far ripartire il confronto tra le parti alla presenza del Prefetto di Catania.
Restiamo a disposizione per eventuali repliche o segnalazioni.