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Alberto Matano si dichiara vittima di omofobia, ma a noi interessa solo sapere se è gay

Il messaggio forte del conduttore, che racconta a La Vita in Diretta di essere stato vittima di omofobia da adolescente, diventa un assist per la corsa pruriginosa a chiedersi della sua identità sessuale. Se Alberto Matano sia gay o meno non deve interessare, è importante che si smetta di usare l’omosessualità come un’etichetta.
A cura di Andrea Parrella
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La televisione italiana oggi ha dato diversi segnali di reazione alla decisione del Senato di non affossare la legge Zan. E come spesso accade, nessun mezzo riesce a dare riverbero ad alcuni temi come fa la Tv, che parla a enormi masse di persone e spesso si subisce e non si sceglie. Se Antonella Clerici si è schierata in favore del Ddl Zan in maniera cristallina, esprimendo tutta la sua amarezza per una decisione che a suo modo di vedere fa fare all'Italia un passo indietro "nell'anno in cui abbiamo vinto tutto", discorso diverso si può fare per Alberto Matano.

Il conduttore de La Vita in Diretta dà una testimonianza ancora più forte a sostegno di una legge che punisca gli atti di omofobia,raccontando di esserne stato vittima da adolescente. La reazione immediata alle sue parole, tuttavia, vede la pruriginosità prendere il sopravvento sulla riflessione, come se le sue parole confermassero una percezione comune mai disvelata in modo chiaro. Dunque Alberto Matano è gay? Significa che è un coming out? Sembra essere questa la deduzione logica che facilita l'etichettatura del conduttore, nonostante il giornalista si guardi bene dal metterla al centro del suo breve discorso. In cui in effetti non dice mai esplicitamente di essere gay, non fa coming out in modo dichiarato ed evita attentamente di rendere questo momento qualcosa di personale.

Ciò che fa, almeno agli occhi di chi scrive, è un invito a una considerazione che ha a che fare con la sensazione percepita nell'essere vittima di omofobia, di come gli atteggiamenti omofobi, specie negli anni delicati dell'adolescenza come quelli a cui lui fa riferimento, possano colpire anche chi omosessuale non è, non lo ha ancora capito o, deliberatamente, non vuole stabilirlo. L'omofobia è una forma di aggressività, di protervia, un surrogato del bullismo, certi tipi di insulti e attacchi beceri fanno parte del retaggio infantile e giovanile di chi vede nel dare del frocio o della lesbica un'arma di emarginazione, oltre che di offesa.

Il messaggio del conduttore de La Vita in Diretta, decodificato, è proprio questo, l'invito a fare attenzione affinché queste cose non accadano, si inibiscano, con il comportamento e gli esempi che si danno e anche per legge, come sembra essere necessario. Interessa a qualcuno se Alberto Matano sia gay? Non a me, personalmente, mi importa invece che gli adolescenti la smettano di usare l'omosessualità come un'offesa. Che è un po' il senso del Ddl Zan: non predicare l'omosessualità, ma punire chi la condanna.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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