Warrior Nun, la nuova serie tv: quando Sister Act incontra Buffy
Suore guerriere, colpi di arti marziali, angeli e demoni. Se pensavate di avere visto tutto forse non avete ancora visto "Warrior Nun". La prima stagione è disponibile su Netflix dal 1 luglio ed è stramaledettamente figa. Dono della sintesi, un motivo per guardarlo: è Sister Act, ma con le mazzate al posto dei cori gospel. Tratto da una serie a fumetti pubblicata per la prima volta nel dicembre 1994 da Ben Dunn, "Warrior Nun" ne riprende i principali elementi seguendo la storia di Ava, orfanella dichiarata morta, che risorge a nuova vita grazie a un potente manufatto dai poteri angelici che le viene conficcato nella sua schiena da un misterioso Ordine di suore guerriere che combattono i demoni. Queste fuggono via prima che Ava possa risvegliarsi.
Ava nella sua vita precedente era tetraplegica
Ma c'è di più. Nella sua vita precedente, un incidente aveva costretto Ava alla sedia a rotelle, grazie a questo dono angelico, per la prima volta dopo anni la diciannovenne può tornare a camminare. Si ritroverà a vagare da sola e senza meta fino a quando una serie di scontri le faranno capire che qualcosa è definitivamente cambiato da quando è tornata dalla morte. Le suore guerriere, guidate da Padre Vincent, dovranno mettersi alla ricerca di Ava e capire perché il manufatto che è dentro di lei non viene rilevato dai demoni. Una nuova sorella, forse la più potente, è nata.
Perché guardare Warrior Nun
Perché sì. "Warrior Nun" è un teen drama con forti elementi mitologici e religiosi trasformati e declinati alla maniera di un fantasy. È un po' Buffy, anche un po' Sabrina ma con più ritmo di quest'ultimo e una colonna sonora interessante e dinamica (nel trailer c'é anche A Palé di Rosalia). I primi episodi non restituiscono grande chiarezza e lo spettatore riuscirà ad avere un quadro d'insieme soltanto dando fiducia all'intera prima stagione composta da 10 episodi e che comunque non trova conclusione. La seconda stagione, per fortuna, è stata già annunciata. Un bene perché sul fuoco, alla fine dei giochi, resta ancora tanta carne.