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Tu sì que vales, le sabbie mobili del sabato sera in tv

Torna per il quarto anno il programma della De Filippi, uno show invariato, la cui visione produce l’effetto di un eterno ritorno di esibizioni e situazioni sempre uguali, in grado di far rimpiangere C’è Posta per te a Amici. Ma la Rai quando si sveglia?
A cura di Andrea Parrella
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Tu sì que vales è tornato a popolare i sabato sera di Canale 5. Con la quarta edizione, lo show prodotto da Maria De Filippi si fa spazio nella lista dei più longevi in onda sulla tv italiana. Si è trattato di un grande successo di pubblico per questa prima puntata, ma trattandosi del quarto anno, che va ad aggiungersi alle diverse stagioni di Italia's Got Talent degli anni precedenti, è tuttavia lecita una constatazione: da anni questo programma è sempre uguale.

Le uniche variazioni in queste stagioni si possono riassumere nei cambiamenti del cast, con l'ingresso di Mara Venier, che poco ha aggiunto alle dinamiche del programma, e i personaggi maschili seduti al fianco di Bélen Rodriguez (prima Simone Annichiarico nell'era Got Talent, poi Francesco Sole, Simone Rugiati e adesso la coppia Castrogiovanni-Sakar). La sola novità consistente è stata l'aggiunta di Teo Mammucari tra i giudici.

Stesse storie, stesse situazioni

Nei contenuti, da quattro anni il sabato sera autunnale di Canale 5 è un eterno ritorno di dejà vu che si susseguono, situazioni sempre identiche: dal momento drammatico di una persona in difficoltà che ottiene i favori della giuria per forza di volontà, a quello dedicato al ragazzo proveniente da una realtà difficile, passando per l'acrobata, il numero di magia, il fenomeno da baraccone, il bambino prodigio. Molte persone, questo va detto, hanno anche mostrato talenti cristallini e degni di nota, talenti spesso limitati proprio dalla costruzione narrativa di una trasmissione che prevede l'inserimento di ogni singolo numero in un blocco tematico ed emotivo fisso, dal quale i numeri in studio finiscono per essere imprigionati, più che valorizzati. Il risultato è un talent show caratterizzato dalla ricerca costante di una imprevedibilità talmente prevedibile da risultare stucchevole.

Tu sì que vales fa rimpiangere C'è posta per te e Amici

Considerazioni che non rappresenterebbero un problema se il programma della De Filippi, così come gli altri due programmi della De Filippi, non fosse il termine di paragone fisso del sabato sera televisivo di inizio stagione. Ma se C'è Posta per Te e Amici, a dispetto della loro veneranda età, riescono ancora a mostrare una certa vivacità, spirito di adattamento e capacità di rinnovarsi e comunque una storia televisiva che li rende imprescindibili, il format televisivo di Tu sì que vales è caratterizzato da una staticità e una monotonia di fondo che prescindono dagli interpreti in studio. Non serve il pelo sullo stomaco per guardarlo, non ci si deve svestire dai famosi pregiudizi defilippiani per sopportarlo, si deve solo accettare questo trattamento di sabbie mobili settimanali, una lenta agonia dall'inizio alla fine.

Viene da chiedersi come sia possibile che una profonda conoscitrice della tv come Maria De Filippi non si prodighi nello sforzo di tentare altro, forte del potere incontrastato di cui gode nella fascia televisiva del sabato sera da anni. Fa sorridere perché mentre uno show criticato e divisivo come Amici è un'indubbia fucina di personaggi, poi utili ad alimentare l'universo televisivo defilippiano, non si può dire lo stesso di questo show: riesce difficile ricordare i nomi dei vincitori di Tu sì que vales senza doversi affidare al generoso aiuto di Google.

Possibile che la Rai non trovi un'alternativa?

Tu sì que vales potrebbe essere un grande assist per la concorrente Rai1, se solo a viale Mazzini se ne rendessero conto. La prima serata del sabato è uno spauracchio della rete ammiraglia del servizio pubblico da anni, eppure nelle stagioni recenti, da quelle parti sono nati titoli interessanti, non solo nell'aspetto qualitativo, ma anche per la resa negli ascolti. Ranieri, Proietti, la stessa Mannoia, dimostrano come, rifugiandosi nel varietà, si possa trovare una formula varia e in grado di offrire un intrattenimento godibile e redditizio, che finisca anche er fungere da stimolo alla De Filippi affinché ci liberi dallo strazio di Tu sì que vales.

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