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Terremoto, se a TvTalk si parla di come ne parla la Tv

Nel programma del sabato pomeridiano si discute del servizio, efficace o meno, che le testate giornalistiche Tv abbiano offerto sul sisma in Emilia. Il direttore del Tg2, Marcello Masi, accenna ad una presa di coscienza da parte delle reti Rai. Non possiamo che augurarcelo.
A cura di Andrea Parrella
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Nella puntata di TvTalk di ieri, il programma di Raitre ha dimostrato di saper sviluppare argomentazioni valide. Tutto a dispetto di un'area fumosa, un po' obbligata, predisposta d'ufficio. I ragazzi che pongono le domande (non se ne discute la preparazione in quanto non viene messa alla prova) fanno la stessa figura di quelli che presenziano da Corrado Augias su Raitre, alla mattina e nel pre cena, la stessa impostazione leggermente boriosa e costruita: buona parte delle domande sono troppo elaborate perché si possa pensare siano spontenee, che è il problema fondamentale di una domanda pensata perché si prenda più attenzione della risposta che ne seguirà.

Ma a parte questo aspetto, che non abbassa il livello ma genera solo qualche momento di superficialità trascurabile, ospite focale di ieri è stato Piero Chiambretti, che ha esposto in modo esaustivo il suo stato di smarrimento ispiratorio degli ultimi anni, quello che ha generato, in Mediaset, prodotti non troppo degni della sua tradizione. Tuttavia, guest star a parte, è stato interessante seguire la prima parte del programma, quando si è parlato della questione terremoto in Emilia e di come la Tv si sia ad esso rapportata. C'era in studio, fra i tanti, il direttore del Tg2, Marcello Masi. La frangia maggioritaria era, prevedibilmente, quella che definiva superato il ruolo di servizio della televisione, che nel caso specifico, per fattori tempistici, è stata umiliata dal web, tempestivo e pronto nel fungere da mezzo di informazione immediato (Twitter su tutti).

Assodato che non ci sia gara possibile tra una fuoriserie ed un'utilitaria, si è capito quanto conti il modo di trattare una notizia, di annunciarla sottolineando aspetti diversi da quello di impatto immediato. Ebbene Masi si è difeso bene, in una settimana in cui si continua a contestare alla Rai di essere stata disorganizzata e sprovvista di tempismo necessario per essere dove doveva stare per prima (verissimo). Ha sostanzialmente ammesso un'inferiorità netta verso le possibilità del web e, soprattutto, verso Sky, onnipresente, dovunque e comunque e ormai pronta a lanciare il suo on Demand. Ha dimostrato anzi ammirazione verso la capacità della pay Tv di esprimere al meglio i propri mezzi. Ha sintetizzato, tuttavia, il suo pensiero quando ha detto che il terremoto come qualunque altro argomento, oltre all'ultim'ora, è necessario lo si osservi sotto aspetti che vanno oltre l'immediatezza, quelli che strizzano l'occhio all'approfondimento.

Probabilmente ha delineato quello che dovrebbe essere l'atteggiamento dell'informazione Rai in questo momento storico di profonda incertezza e crisi interna apparentemente irreversibile. L'approfondimento al centro di tutto, senza l'ansia di arrivare prima, arte nella quale, evidentemente, qualcuno ha dimostrato d'essere più bravo. Non è detto che non si possa recuperare terreno, né che pian piano internet e Sky distruggeranno inesorabilmente la Tv pubblica: questo potrà accadere solamente se la Rai proverà a fare la stessa corsa, che equivarrebbe ad un nuotatore delle olimpiadi di Pechino 2008 senza uno di quei costumi avvenieristici che tanto hanno cambiato le sorti di quello sport. Si deve scegliere una strada, di cui la Rai, ora, è visibilmente sprovvista, e seguirla con coraggio. Masi dice bene: parlare delle forme di Parmigiano danneggiato dal sisma comprate a due euro è un modo diverso di trattare il terremoto, che comunque può essere valido.

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