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Opinioni

Tale e Quale Show, la nuova era di un programma che era nato già vecchio

Da Cirilli a Pretelli e Priello, dal cringe al trend. La trasformazione di Tale e Quale Show che si completa con l’edizione 2021 di grande successo è emblema di come, dal 2012 ad oggi, la televisione sia cambiata radicalmente. Allora in contrasto con l’onda rivoluzionaria del web che arrivava, oggi perfettamente amalgamata al mondo dei social.
A cura di Andrea Parrella
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Strane e imprevedibili le storie di certi programmi televisivi. Per esempio Tale e Quale Show, programma condotto da Carlo Conti, immarcescibile presenza del venerdì sera televisivo di Rai1 dal 2012, che con le ultime edizioni e in particolare con quella attualmente in corso sta vivendo una nuova giovinezza. Anzi la prima, verrebbe da dire.

L'era Cirilli

Sì perché Tale e Quale Show, che è ispirato all'identico format spagnolo Mi cara suena, è un esempio della metamorfosi subita dalla televisione generalista in questi ultimi anni, durante i quali il mezzo di comunicazione di massa per eccellenza ha vissuto un rapporto di amore-odio con il suo principale concorrente: internet. Le prime edizioni di Tale e Quale Show appartenevano a un tempo in cui la Tv viaggiava in direzione diametralmente opposta all'onda online dopo il cui passaggio nulla sarebbe rimasto uguale a prima.

Frizzi e Amadeus interpretano i Righeira
Frizzi e Amadeus interpretano i Righeira

Il programma di Conti, in un certo senso simbolo del conservatorismo televisivo, dava l'idea di essere nato già vecchio che trovava sostanza in quella stessa dinamica con cui il programma provava a rivitalizzare personaggi del mondo dello spettacolo rimasti nell'ombra. I casi di Fabrizio Frizzi e Amadeus sono sintomatici di questa logica, due volti che avevano vissuto una fase di popolarità enorme, segnata improvvisamente da un brusco calo per scelte sbagliate o sfortunate, che in Tale e Quale Show trovarono l'occasione per rimettersi in gioco e rilanciarsi.

L'immagine emblematica del controriformismo di Tale e Quale Show è Gabriele Cirilli che imita il cantante coreano PSY, incolpevole istantanea cringe diventata un meme a servizio di quella che una volta ci piaceva chiamare "ironia del web".

Gabriele Cirilli imita PSY
Gabriele Cirilli imita PSY

La blackface e le cose cha cambiano

Senza scomodare i massimi sistemi, con il passare degli anni la rivoluzione radicale di internet, che minacciava l'esistenza stessa della televisione, è stata sedata e si è trasformata in un movimento dolce, un connubio tra due mezzi che sembrano essersi messi a tavolino per firmare un patto di non belligeranza. Anche i romani accolsero i barbari dopo avere provato a fermare le invasioni.

E anche stavolta è Tale e Quale Show il programma televisivo che meglio di molti altri rappresenta i frutti di questa unione di intenti (su larga scala Sanremo è il modello perfetto). L'edizione 2021, preceduta dalla decisione della Rai sullo stop alla blackface, è un mix perfetto di vecchio e nuovo. C'è la tradizione dell'essere sempre "tale e quale" a se stesso, la presenza di Loretta Goggi e quella di Biagio Izzo, che in un certo senso è il nuovo Cirilli, lo confermano.

Pretelli nei panni di Sangiovanni
Pretelli nei panni di Sangiovanni

Al tempo stesso c'è l'innesto di personaggi come Pierpaolo Pretelli, che dopo la partecipazione al Grande Fratello Vip drena enorme interesse di pubblico e Ciro Priello, membro di quei The Jackal che sono alfieri di quella rivoluzione di cui parlavamo poche righe fa. In un certo senso lo stesso Cristiano Malgioglio è un perfetto trait d'union tra vecchio e nuovo, pur essendo decano del mondo dello spettacolo. Sono inserti fondamentali che nell'atto pratico portano Tale e Quale Show nei trend di Twitter, ma a livello teorico contribuiscono a trascinare il programma in una nuova giovinezza. Anzi, nella sua prima giovinezza.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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