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Stop Rai e Mediaset allo spot su vittime di malasanità, la società: “È una censura politica”

“Non denunciamo i medici ma le inefficienze del sistema che causano morti e infermità”, chiariscono i responsabili della società “Obiettivo Risarcimento”, il cui spot sull’assistenza legale a vittime di malasanità con Enrica Bonaccorti è stato bloccato da Rai e Mediaset dopo le polemiche politiche dei giorni scorsi. Fanpage.it sentito la società, che in attesa di conoscere il destino dello spot disapprova la decisione e aggiunge: “Dopo la censura siamo stati sommersi da chiamate di solidarietà”.
A cura di Andrea Parrella
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Si è sollevato un enorme polverone mediatico sullo spot con Enrica Bonaccorti di "Obiettivo Risarcimento", società che si occupa di difendere le presunte vittime di casi di malasanità. Spot capace di innescare una accesa discussione, che ha finito per assumere connotazioni politiche, con sollecitazioni giunte al ministro della Sanità e che ha convinto Rai e Mediaset a sospendere lo spot.

La risposta della società Obiettivo Risarcimento

Ma se da parte di Enrica Bonaccorti non sono arrivati commenti, nonostante gli attacchi ricevuti sulle sue pagine social che la invitavano a vergognarsi per aver preso parte allo spot, da "Obiettivo Risarcimento" arriva una risposta decisa a Fanpage.it: "Siamo davanti ad un sopruso anticostituzionale". A parlare sono Roberto Simioni, Presidente di Obiettivo Risarcimento, e Paolo Simioni, amministratore dell'azienda, che contestano una decisione di stampo politico:

[…] con l'avallo di questa politica che al Governo oggi si dice popolare: cioè vicino al popolo. Lo stesso popolo che lotta contro i piccoli e grandi mali della sanità italiana dalle liste d'attesa fino alle infezioni letali come il recente caso del Mico-batterio di cui ci siamo occupati anche noi.

Dalla società ci tengono a sottolineare informazioni e cifre, consultabili anche sul sito ufficiale. "Obiettivo risarcimento" non è uno studio legale, chiariscono, ma una società che da diversi anni mette insieme gli avvocati e i medici legali. Per rendere l'idea del lavoro svolto, vengono forniti  alcuni numeri e spiegate le modalità d'azione: sono circa 350mila le segnalazioni ogni anno, di cui un migliaio circa prese in considerazione.

Due i principali criteri di scrematura: deve prima esserci un reale errore medico e la causa legale deve avere un senso economico. Passate attraverso questi filtri, le cause realmente avviate sono circa l'8% di quel migliaio che arriva al vaglio. In sostanza "Obiettivo risarcimento" sostiene di occuparsi di casi gravi, in cui è piuttosto chiara l'evidenza di un danno che viene quantificato in cifre che vanno dai 250 ai 300mila euro in su. Presidente e amministratore delegato ci tengono poi a precisare che quella che conducono non è una battaglia contro i singoli:

Non denunciamo i medici – che spesso lavorano al limite – ma le inefficienze del sistema che poi causano morti e infermità; parliamo di persone, non di numeri, che vedono la loro vita sconvolta e che grazie ad un giusto risarcimento, al quale non avrebbero mai potuto ambire con le loro forze visto che l'accesso al diritto ha dei costi dei costi per troppi inaccessibile

Perché lo spot con la Bonaccorti è stato bloccato da Rai e Mediaset

La colpa dello spot con Enrica Bonaccorti, stando ai pareri della classe medica e di buona parte dell'opinione pubblica, sarebbe quella di sfiduciare e delegittimare la sanità pubblica, oltre ad alimentare il possibile fenomeno negativo della medicina difensiva, vale a dire quello attraverso il quale un professionista, pur di evitare ripercussioni legali, rifugge interventi e terapie sui pazienti che potrebbero rivelarsi rischiose. Critiche che riguardano un aspetto principalmente etico, sottolineando il rischio di indurre indurre i pazienti ad andare a cercare casi di malasanità anche lì dove non ci sono. Questo insieme di motivazioni che ha portato alla decisione di congelare la pubblicità con protagonista la conduttrice televisiva.

Il precedente spot sulla malasanità del 2014

Quello del discusso spot con Enrica Bonaccorti è un caso senza senza precedenti? Non proprio, se si considera che nel 2014 era stata ancora una pubblicità di "Obiettivo Risarcimento" a generare polemiche simili e solleciti alle principali emittenti televisive, compreso il servizio pubblico, a intervenire. Ad incuriosire, dunque, è proprio la dinamica televisiva.

Chi decide se una pubblicità può andare in onda?

In Rai esiste un codice di autoregolamentazione tramite lo IAP (Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria) il cui operato ha l'obiettivo di far sì che la comunicazione commerciale sia sempre più "onesta, veritiera e corretta, a tutela del pubblico dei consumatori e delle imprese". Lo IAP riconosciuto anche da Mediasetcome specificato sul sito – che infatti ha seguito a ruota viale Mazzini nella decisione di congelare lo spot (oltre che da Sky, RTL ed altri gruppi); ma "Obiettivo Risarcimento" chiarisce che inizialmente non c'era stato alcuno stop da parte della Rai, nonostante il precedente. Nel volere ulteriormente sottolineare la natura politica della decisione presa dalla Rai, l'amministratore Simioni aggiunge: "Arriva la censura della politica e grazie allo stop dello spot Rai siamo sommersi da una quantità incredibile di chiamate di solidarietà che ci spronano a continuare nel nostro lavoro". E chiosa:

Questa decisione non fa altro che aumentare la diffidenza dei cittadini verso coloro che, come in questo caso, limitano le libertà

Il futuro dello spot con Enrica Bonaccorti

Lo spot con Enrica Bonaccorti verrà definitivamente sospeso o tornerà in onda? Nei prossimi giorni se ne conoscerà il destino. Attualmente congelato da Rai e Mediaset (mentre è ancora in onda su La7, almeno al momento della stesura di questo articolo). Sarà proprio lo IAP a stabilire se rifletta i valori e i criteri necessari per poter essere trasmesso dalle reti che ne riconoscono il codice. Secondo quanto recita il regolamento IAP "la sanzione autodisciplinare in caso di accertata non conformità al Codice è l’immediata cessazione del messaggio". Quanto ai tempi, si tratta di decisioni adottate in circa due settimane.

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