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Scuole chiuse, i ragazzi del Collegio raccontano la quarantena tra sogni e speranze nel futuro

Giovanissimi, pieni di desideri, energie e con qualche timore. I ragazzi del Collegio, gli studenti più famosi d’Italia, raccontano a Fanpage.it i giorni del #restoacasa durante l’emergenza coronavirus e come funziona la scuola a distanza. Tra chat con amici, serie Tv e l’Amleto di Shakespeare per sconfiggere la noia di questi giorni, una cosa sembra accomunare Youssef, Maggy, Mario ed Esteban: la voglia che tutto torni alla normalità.
A cura di Andrea Parrella
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I giorni complicati ed anomali che stiamo vivendo rimarranno scolpiti nella memoria di tutti noi testimoni oculari dell'emergenza coronavirus che sta sconvolgendo il mondo. Oltre i drammatici bollettini quotidiani della Protezione Civile, c'è l'evidente peso di un cambio di abitudini necessario per le nostre vite e la rinuncia temporanea a libertà basilari che prima davamo per scontate, come la scuola. Tra i principali effetti del decreto "Resto a casa" c'è infatti la chiusura delle scuole e il conseguente rischio per il completamento dell'anno scolastico in corso.

Per trovare un pizzico di leggerezza nei giorni in cui prende forma l'ipotesi di una chiusura delle scuole oltre il 3 aprile, abbiamo chiesto un racconto delle giornate di isolamento forzato ad alcuni ragazzi de Il Collegio, gli studenti più celebri della Tv che, per quanto in modo diverso e per semplice gioco, si sono già misurati con l'esperienza di "cattività" imposta dal programma.

L'isolamento per il coronavirus

"Mi sembra di stare in una gabbia, per me che sono un tipo iper attivo è terribile, otto giorni in casa sembrano una vita, si fanno sempre le stesse cose – racconta Youssef Komeiha, napoletano che ha partecipato alla terza edizione del Collegio – "Spero finisca tutto presto, perché il 30 aprile compio 18 anni e stavo già pensando alla mia festa. Inoltre i barbieri chiusi per un mese e mezzo sono un dramma". Mario Tricca, 15 anni, da due settimane in casa, le definisce "le giornate più noiose che abbia mai vissuto. Prima ero più attivo, forse sono ingrassato anche qualche chiletto, ma questo non fa mai male". Meno drammatico è Esteban Frigerio, attualmente in seconda superiore, che ironicamente sottolinea l'imperativo categorico che si è dato, quello di non restare in pigiama: "Diciamo che mi sto impegnando per non fare troppo schifo dal punto di vista personale. Una cosa fondamentale è che mi vesto al mattino come se dovessi uscire, così eviti di avere voglia di non fare niente, ti senti attivo. Psicologicamente è una cosa che influisce molto". Anche Maggy Gioia, attualmente in prima superiore, è positiva: "Per me stare a casa in quarantena adesso e andare a scuola è un po' la stessa cosa, perché alla fine la routine è sempre la stessa". 

E se non si tornasse a scuola quest'anno?

Può apparire assurdo, ma la scuola è una preoccupazione dei ragazzi. Non tanto per il rischio bocciatura, di cui nessuno parla e che probabilmente nessuno tra loro rischia. È una preoccupazione diversa da caso a caso. Youssef, che si avvia alla maturità, è preoccupato dall'ipotesi che un ritorno a scuola in primavera possa rivelarsi troppo carico di lavoro: "Se pensano che torniamo a scuola a maggio e ci riempiono di compiti è una follia". E sulla modalità di esame cita un'ipotesi che sta circolando: "Sicuramente si torna a scuola almeno ad aprile e da quello che si dice non ci saranno membri esterni ma solo membri interni. Vedremo". Esteban non nega che in parte viva questo periodo "come una specie di vacanza. Poi però emerge quella più responsabile che mi fa vivere questo momento come maggiore gravità". Mario Tricca parla invece dell'ipotesi nefasta di andare a scuola in estate, ritenendo le scuole non attrezzate a fronteggiare il caldo: "Una cosa che mi preoccupa è che salti l'anno scolastico, ma ci sono problemi più grossi al momento. Oramai è certo che saltino le vacanze di Pasqua, anziché in Quaresima ci hanno messo in quarantena". Maggy Gioia si preoccupa dell'efficacia delle videolezioni: "Quello che stiamo utilizzando non può essere un vero metodo continuativo, non sei concentrato del tutto perché non sei fisicamente lì. Se questa cosa andasse avanti fino a giugno mi sentirei male, perché perderei un anno intero arrivando in seconda superiore sapendo un quarto di quello che dovrei sapere".

Come funzionano le videolezioni

A proposito di videolezioni, la didattica a distanza è una delle questioni su cui la scuola italiana ha dovuto fare una pesante accelerazione in queste settimane. Youssef segue le lezioni quotidianamente, non senza qualche incidente di percorso, come quando ammette di essersi addormentato durante una lezione di inglese. Non tutti i suoi docenti stanno facendo videolezioni, ma è terrorizzato da un'ipotesi: "Hanno inserito pure educazione fisica, che io già non faccio normalmente!". Ogni istituto sta procedendo autonomamente sull'organizzazione delle videolezioni e Maggy Gioia ci racconta come funzionano le videolezioni per la sua scuola: "Per le lezioni di cinese ci dividiamo in vari gruppi, mentre per le altre materie seguiamo le lezioni da classe unica". Esteban e Mario, invece, non hanno ancora iniziato le lezioni in video, ma gli istituti sono organizzati, in entrambi i casi, con una piattaforma di interazione tra docenti e studenti. "Ci danno le scadenze per dei compiti e delle verifiche e caricano dei video con del materiale didattico o delle spiegazioni", dice Esteban.

Le chat con gli amici, l'amore ai tempi del coronavirus

Per i rapporti con gli amici la tecnologia corre in soccorso ai ragazzi. Videochat, WhatsApp, tanti i modi per stare vicini anche se lontani. Esteban Frigerio unisce la tecnologia al vintage: "Per sentire gli amici ho riesumato dal mio telefono House Party, un'applicazione con cui giochiamo a ‘Nomi, cose e città' per ore". Tra le videochiamate quotidiane di Maggy Gioia c'è invece quella con sua madre, a dimostrazione di come l'emergenza abbia colpito diversamente la vita delle persone: "Lei in questo momento è in Indonesia per aiutare i miei nonni e mi manca un po' perché non potrà tornare in Italia per altri due mesi, le hanno detto che non ci sono più voli per l'Italia". Youssef invece ha allargato la platea e fa molte dirette su Instagram, ma fa emergere anche un altro enorme tema condizionato da questa emergenza, l'amore: "Stavo conoscendo una persona da qualche mese, ma questa cosa di non potersi vedere è un po' traumatica. Una cosa è telefonarsi, un'altra è poter avere contatti".

Il tempo libero tra serie Tv e l'Amleto di Shakespeare

Le giornate di Mario Tricca non sono cambiate molto, visto che il suo tempo è scandito dalle liti con sua sorella: "Quello che faccio è litigare continuamente con mia sorella, già accadeva prima e ora è peggiorata, ma proviamo a resistere (ride, ndr). Ovviamente bisogna stare a casa perché non vogliamo pesare sulla salute delle altre persone". Lui, come gli altri, vede molti film e serie Tv, per lo più su Netflix, confessando il suo binge watching del momento: "Ho divorato tutte le stagioni di Stranger Things in tre giorni". C'è chi è evaso dall'isolamento quando la situazione non appariva ancora così grave, pur avendolo fatto in sicurezza: "Io sono uscito solo due volte in bicicletta – racconta Esteban – una volta solo e una con un amico, ma facendo il lungolago dove non c'è mai nessuno". Sembra molto "impegnata" la quarantena di Maggy Gioia: "Durante la giornata studio per portarmi avanti col programma e leggo libri, soprattutto in inglese. Ora sto leggendo l'Amleto di Shakespeare. Ma in realtà il mio tempo libero lo trascorro per lo più con il mio cane, a giocare alla Wii e in generale tento di bruciare le calorie". Youssef si sta concedendo il piacere della Tv generalista, la sua ‘dieta' televisiva alterna telegiornali a programmi di evasione: "Vedo Barbara d'Urso, il Grande Fratello Vip. Poi oltre a Netflix proverò a vedere anche i programmi educativi su RaiPlay, sempre perché possono essere importanti per la maturità".

Le speranze per il futuro

I ragazzi non prendono assolutamente sotto gamba l'emergenza sanitaria e il loro senso di responsabilità proviene dalla consapevolezza della gravità di quello che sta accadendo: "Sembra una situazione di guerra – dice Youssef – In strada ci sono auto della polizia con i megafoni che dicono di non uscire di casa. Forse le persone un po' più anziane sono più abituate perché hanno vissuto tempi più duri". Ma lui ha motivo di sperare che tutto finisca presto: "A fine aprile compio 18 anni, mi auguro di poter fare la festa che sognavo". e il suo pensiero non è molto diverso da quello di Esteban Frigerio: "So che questa situazione non finirà semplicemente con il virus sconfitto, perché immagino che avrà delle ripercussioni sull'economia, piccole e medie aziende così come chi lavora in proprio e anche sul nostro stile di vita". In linea con l'analisi di Mario Tricca, il quale pare consapevole dell'incidenza di questa situazione sulle nostre esistenze: "Non temo che questa situazione possa cambiare molto le mie abitudini, ma penso certamente che possa scatenare una crisi finanziaria e di conseguenza incidere sulle nostre vite. Spero di no, ma probabilmente è quello che accadrà". Maggy è preoccupata dalla prospettiva di non poter viaggiare per molto tempo: "È vero che molte persone sono in terapia intensiva, ma l'importante è stare calmi e far sì che tutto vada bene". E il suo è un desiderio per il futuro rende il senso di qualcosa che per anni è stato scontato per qualsiasi ragazzo si affacciasse verso la vita adulta e che ora pare non essere più così:

Voglio tornare a viaggiare, ho in mente di girare tutto il mondo quando sarò maggiorenne. Spero di poterlo fare.

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