Sanremo, provocazione in salsa punk rock
Il quadro iper-provocatorio di Achille Lauro
Prendi Achille Lauro, vestilo a metà tra cigno e sposa, dagli in mano la bandiera italiana e una scalinata da diva. Quindi fai partire l’inno nazionale in salsa rock, piano piano switchalo con una marcia nuziale che fai terminare con un bacio a stampo al fido Boss Doms e poi scatena i due massimi successi del buon Achille, “Me ne frego” e “Rolls Royce”. Detto così, pare il decalogo, passo per passo, della perfetta provocazione per Sanremo. Un “quadro” didascalico della provocazione, diremmo.
La variante Fiorello
Ma ecco che qualcosa accade. Nel quadro entra un’attesa-inattesa guest-star, Fiorello. Un po’ Renato Zero un po’ statua dell’Addolorata in salsa dark, Rosario si piazza sul palco e comincia a duettare con il buon Achille. Da quel momento ogni cosa cambia colore, significato, intento: grazie alla forza della sola maschera di Fiorello, che sembra cambiare segno, e il quadro, da iper-provocatorio, diventa quello che probabilmente era già stato pensato come tale, ovvero un’esilarante parodia della provocazione. Lo stesso Lauro non riesce quasi più a non sorridere mentre gorgheggia urletti e “oh, sì”. E, sotto la sua corona di spine, Fiorello fatica uguale a star serio.
Fiorello “a olio”
La natura dell’esibizione si svela definitivamente nel finale quando, sgomberato il palco, viene lasciato da solo Fiorello, immobile. Raggiunto da Amadeus, Fiore, che a stento si trattiene dal ridere, sottovoce fa all’amico: “non posso parlare… sono un dipinto, sono un quadro di Achille Lauro… lascia stare… portatemi via… sono un olio… smettila, portatemi via… sono ligio al mio ruolo di figura di quadro…”. Ed ecco allora che, dietro le sue insistenze, arrivano tre energumeni che lo sollevano di peso riportandolo dietro le quinte.
Insomma, dopo le lacrime di sangue del primo quadro dedicato al glam rock, un secondo dedicato a Mina e al rock and roll, con tanto di trecciona e il duo Barra-Santamaria in salsa Pulp Fiction, e un terzo classicheggiante dedicato al pop, è con il quarto quadro, dedicato al punk rock, che Achille Lauro offre forse quello più realmente, consapevolmente, autoironicamente provocatorio.