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Rivoluzione a X Factor Italia, prima edizione al mondo senza differenze tra donna e uomo

L’edizione italiana di X Factor si conferma la più audace e innovativa a livello internazionale, introducendo una variazione importante al regolamento. Dall’anno prossimo niente più categorie e divisioni tra donne e uomini, gruppi e solisti. Di fatto la prima versione di X Factor “gender neutral”.
A cura di Andrea Parrella
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La conferma dei quattro giudici di X Factor diventa una mezza notizia, se paragonata alla vera novità che riguarderà la prossima edizione di X Factor. E non parliamo del nuovo conduttore Ludovico Tersigni. La versione italiana del format dice addio alla storica suddivisione dei concorrenti per categorie di sesso, età e formazione musicale (i singoli e le band). In pratica i 4 giudici rimarranno mentori di squadre che mai come stavolta saranno eterogenee, composte sia da solisti che da band attraverso. La proposta musicale e la progettualità artistica saranno i soli criteri di assegnazione a una determinata squadra.

La rivoluzione è innanzitutto televisiva e conferma l'anomalia felice dell'edizione italiana di X Factor (la prima ad essere trasmessa da una Tv a pagamento) che meglio di altri ha spinto alla massima espressione il talent show. Ma siccome la televisione si muove in sintonia con le vibrazioni della contemporaneità, questa rivoluzione televisiva va a nutrire un dibattito che domina il dibattito pubblico.

Appropriandosi di una definizione sempre più quotata nel vocabolario quotidiano degli italiani, si potrebbe dire che quella di X Factor sarà la prima edizione "gender fluid" della storia, o sarebbe meglio dire "gender neutral". Vale a dire un'edizione in cui le divisioni di genere tra artisti femminili e maschili decadranno.

Se l'omologazione dei gruppi con cantanti solisti influenzerà di certo i meccanismi strettamente televisivi di X Factor, non si può negare che sia soprattutto l'addio alla distinzione tra donna e uomo a balzare all'occhio come una scelta di marketing fortunata e in continuità con il tempo in cui viviamo. Un tempo nel quale il dibattito pubblico mette sempre più al centro questioni riguardanti la fluidità di genere e l'abbattimento dei tradizionali confini identitari della sessualità.

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"L'avvenire è dei curiosi di professione", recitava la frase di un vecchio film che provo a ricordare ogni giorno. Scrivo di intrattenimento e televisione dal 2012, coltivando la speranza di riuscire a raccontare ciò che vediamo attraverso uno schermo, di qualunque dimensione sia. Renzo Arbore è il mio profeta.
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