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Pierdante Piccioni, il vero Doc: “I virologi hanno inquinato l’immagine di noi medici”

Tra i volti che più frequentemente vediamo in tv ci sono ormai anche i medici. Esperti di ogni ramo della medicina vengono chiamati a dire la loro sull’emergenza sanitaria. A questo proposito, raggiunto dal Messaggero, si è espresso anche Pierdante Piccioni, il vero Doc della fiction con Luca Argentero, il quale ha dichiarato: “L’immagine dei medici è inquinata dai cosiddetti esperti che infestano i media”, per poi parlare del suo lavoro nei reparti Covid dell’ospedale di Lodi.
A cura di Ilaria Costabile
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Doc-Nelle tue mani è stato uno dei grandi successi della di questa stagione televisiva, la bravura di Luca Argentero e del cast, insieme alla storia vera di Pierdante Piccioni sono stati elementi fondamentali per la fiction, seguitissima dal pubblico italiano. Adesso il vero Doc è uno dei tanti medici che aiutano i malati di coronavirus e in un'intervista rilasciata al Messaggero, dice la sua in merito all'emergenza sanitaria e, afferma, "sono sicuro che tutto finirà bene".

L'opinione sui virologi

Ormai i medici sono diventati dei volti assai frequenti nei programmi televisivi che vediamo quotidianamente, tra pareri e aggiornamenti relativi alla situazione dell'emergenza sanitaria, tanti sono i volti di coloro che sono stati chiamati ad esprimere un parere, ma non sempre il risultato è stato soddisfacente, come fa notare da professionista Pierdante Piccioni: "La nostra immagine è stata inquinata dai cosiddetti esperti che infestano i media: virologi, immunologi e compagnia bella che da mesi dicono tutto e il contrario di tutto. Non rendono un buon servizio alla nostra categoria". 

Il lavoro con i malati di Covid-19

Il dottor Piccioni che nell'ospedale di Lodi, dopo l'incidente che lo ha privato di dodici anni di memoria, adesso segue il percorso post ricovero dei malati di Covid-19, ripercorrendo la sua storia in tv, ha sottolineato quanto sia stata calzante l'interpretazione di Luca Argentero che si è immedesimato perfettamente nei panni tanto del medico, quanto del paziente: "È stato bravissimo a raccontare la mia storia. Ha fatto capire al pubblico cosa significhi fare il medico da paziente. Essere stato un paziente mi ha insegnato l’empatia nei confronti dei malati, la necessità di andare emotivamente verso di loro". E a proposito dei malati con i quali quotidianamente si trova ad avere a che fare dice: "Il virus provoca sensazioni devastanti. Gli imbecilli negazionisti dovrebbero vedere cosa prova un contagiato quando il respiro gli inciampa tra i denti".

Il vero Doc sulla pandemia

Eppure, nonostante la paura e le difficoltà di questi mesi, compresa questa seconda ondata che si pensava potesse essere meno irruente della prima, il vero Doc nutre dei pensieri incoraggianti:

Mi sento ottimista. Registriamo più positivi perché si fanno più tamponi, ma i casi gravi sono diminuiti. Rispetto a marzo scorso, oggi abbiamo i farmaci, sappiamo usare le terapie e prendiamo i malati per tempo. Ma la sanità rimane centrata sugli ospedali, non abbiamo ancora le forze e l’ organizzazione per curare i pazienti a domicilio.

A questa visione d'insieme della pandemia, poi, aggiunge un riferimento significativo alla sua storia, aggrappandosi al fatto che da ogni avvenimento della vita si può attingere qualcosa di nuovo da imparare: "Dobbiamo prepararci alla terza ondata ma sono sicuro che tutto finirà bene. E, come insegna la mia storia, anche questo periodo terribile potrebbe insegnarci qualcosa di buono". 

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