Perché il talk show politico si è spostato a destra
C'è stato un tempo in cui Vauro in Tv era la parte dominante. Un tempo in cui, soprattutto per effetto dell'onnipresente Berlusconi, il talk show politico e d'attualità funzionava solo se era inteso in una chiave anti destrorsa. I discorsi di sinistra (o presunta tale) erano la norma, chi si opponeva a quel linguaggio un'anomalia.
La rissa in Tv tra Vauro e il Brasiliano
Evitando ogni rimpianto nostalgico, si può dire che oggi non è più così e lo dimostra, in parte, quello che è accaduto a Dritto e Rovescio, con la quasi colluttazione fisica in diretta tra Vauro e Massimiliano Minnocci alias "Brasiliano", personaggio romano vicino all'estrema destra. Un quasi scontro finito col vignettista che dà del ‘fascio di merda' al suddetto con l'accusa di aver minacciato Francesca Fagnani e il conduttore Paolo Del Debbio che intima a tutti e due di calmarsi, pena la cacciata dallo studio.
In queste ore ha preso vita il classico gioco delle parti, da una parte chi contesta Vauro, difendendo nemmeno troppo velatamente la presenza in studio del "Brasiliano", e l'altra che naturalmente evidenzia la discutibile scelta di dare parola, e qualificare dunque come opinionista, a un personaggio che non ha mai nascosto le sue idee politiche, ostentate attraverso tatuaggi con svastiche, volti di Hitler e Mussolini.
Dritto e Rovescio rientra tra quelle trasmissioni che si stanno affermando presso il pubblico generalista per l'intento voluto di andare oltre i confini di ciò che è lecito, non tanto in termini di linguaggio televisivo, ma per legge. Il mantra, frutto di una distorsione, è sempre quello: si può parlare di tutto in televisione, l'importante è come. Appunto: come? Accogliendo ogni tipo di istanza o ospite che se ne faccia portatore solo perché la gente è stufa? Oppure solo perché bisogna dare parola a tutti, quando è chiaro che ci siano contesti e contesti per farlo?
Il precedente del Brasiliano a Realiti Sciò con Enrico Lucci
Il Brasiliano, ad esempio, era già stato protagonista di un programma televisivo, Realiti Sciò. In quel caso Enrico Lucci gli chiese anche di mostrarli i tatuaggi, perché appunto si può parlare di tutto, ma la sua reazione fa capire che ci sono modi e modi di trattare quel tutto.
La metamorfosi del talk show
Al netto dei giudizi di merito, il caso Vauro a Diritto e Rovescio è spia di un fenomeno che riguarda la mutazione genetica del talk show politico in questi ultimi anni, figlia dei tempi che corrono. La fine dell'era berlusconiana lo aveva gettato in una crisi profonda, uno stato di pre-morte, prima che il talk ritrovasse linfa vitale grazie a un cambio di segno. Se anni fa l'appuntamento settimanale con Annozero di Michele Santoro era un evento e Ballarò di Floris, altro totem di sinistra, contribuiva adettare a sua volta l'agenda politica, la percezione attuale è che a far discutere e uscire dalla propria bolla, quindi a dominare la scena televisiva, siano quei talk show politici e di attualità che forzano i confini del politicamente corretto e del buonsenso strizzando l'occhio alla destra e ai temi più cari a quella parte politica.
Programmi che considerano tesi da confutare (e non da dimostrare) il sovranismo, il "prima gli italiani" e i grandi topic legati all'era post ideologica che stiamo vivendo, in cui un concetto come l'antifascismo non rappresenta più una certezza granitica. È così che Vauro, simbolo del talk show di un determinato momento storico, è divenuto una specie di voce fuori dal coro.
La percezione oltre i numeri
Il bacino di utenza è certamente inferiore a quello di qualche anno fa, la televisione è cambiata e Del Debbio e Mario Giordano (celebri le sue uscite in difesa delle tradizioni nostrane), volti di punta di questa nuova generazione di talk show, nemmeno si avvicinano ai numeri che il genere televisivo era in grado di garantire un tempo. Ma se la percezione comune non è spesso corroborata dai numeri, è altrettanto vero che gli ascolti non sono il solo parametro per misurare l'influenza di un programma televisivo sul pubblico.