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Perché anche Stefano Bettarini andrebbe squalificato dal GF Vip

Le immagini delle ultime ore nella casa hanno immortalato Stefano Bettarini mentre pronunciava un chiaro e limpido “porca Ma****a”. Frase che non è ritenuta giuridicamente come una bestemmia, ma per la quale in passato sono stati squalificati altri concorrenti come Marco Predolin. Cosa deciderà la produzione in questo caso?
A cura di Andrea Parrella
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Il Grande Fratello 2020 continua ad essere un interminabili susseguirsi di frasi sconvenienti e imprecazioni che fanno gridare al rischio squalifica. L'ultimo a cadere in questa trappola è stato Stefano Bettarini, entrato in casa solo da una settimana, che nelle scorse ore è finito nel cosiddetto occhio del ciclone per aver pronunciato una frase per la quale, in passato, alcuni concorrenti sono stati squalificati senza colpo ferire. Le parole incriminate – il sempre porca M****na – sono state immortalate in un video ricavato dalla diretta 24 ore su 24 del programma e sono inequivocabili.

Il precedente di Marco Predolin

Indipendentemente dal giudizio morale e dalla questione giuridica, la frase non è confondibile con altre e, risalendo ai casi del passato, non può che indurci a chiedere che lo stesso provvedimento venga adottato per Bettarini. Era stato Marco Predolin, nell'edizione 2017 del reality, ad essere squalificato per le stesse identiche parole. Una decisione allora irrevocabile, che tuttavia Predolin aveva commentato successivamente specificando:

L'esclusione dal GfVip è avvenuta non per una bestemmia, ma a causa di un turpiloquio. Ne ho parlato con gli avvocati. Io non sono un bestemmiatore, voglio si sappia.

E Predolin, in effetti, ha ragione, perché da un punto di vista formale è esattamente come dice lui. Non solo la bestemmia non è più un comportamento penalmente rilevante, come era stato fino al dicembre del 1999, ma quelle inerenti la Madonna non possono essere considerate bestemmie. Da un punto di vista meramente giuridico, infatti, l'ordinamento italiano non ritiene le imprecazioni verso la madre di Gesù e i santi. Nel decreto legge numero 55/1999 che, con l'articolo 57, ha depenalizzato tale fattispecie, si legge che "Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità, è punito con la sanzione amministrativa da euro 51 a euro 309". La "divinità", appunto, quale la Madonna e i santi non sono. La logica vuole, dunque, che se l'offesa è rivolta alla Madonna e i santi, che sono simboli e persone, ma non Divinità, la bestemmia non c'è. Dunque quello di Predolin non è, tecnicamente, un atto di blasfemia.

La sentenza della Corte Costituzionale e il caso del 2007

A fare scuola, nel 2007, è stato il caso relativo alle accuse di vilipendio all'associazione gay bolognese "Carni Scelte", alla quale era stato contestato dal deputato di Forza Italia Fabio Garagnani di aver titolato uno spettacolo teatrale ("La Madonna piange sperma") con un'imprecazione. Il gip Enrico Di Nicola decideva tuttavia di archiviare il caso con la motivazione secondo la quale "Per il codice la bestemmia è tale solo se indirizzata a santità o divinità e la Madonna, per i teologi, non rientra in nessuna di queste categorie". Il riferimento di Di Nicola era proprio alla sentenza 440 della Corte Costituzionale datata 18 ottobre 1995, che modificava l'articolo 724, comma primo, limitando di fatto il reato di bestemmia a chi oltraggia la "divinità".

Il GF Vip squalificherà Bettarini?

Se le parole di Bettarini non sono giuridicamente perseguibili, restano gravissime per il Grande Fratello, che quest'anno ha squalificato per molto meno. È valso per Denis Dosio, cacciato per una presunta bestemmia, così come per Fausto Leali, incriminato per affermazioni laiche ma razziste, ritenute ugualmente gravi. Bisognerà capire se il GF deciderà di applicare per Bettarini lo stesso metro di giudizio o se, come fatto giorni fa nel caso di Paolo Brosio, si dimostrerà più clemente. Intanto è scesa in campo a difenderlo la compagna, Nicoletta Larini, che ha voluto specificare nel corso di un'apparizione televisiva che, appunto, quella sua non è stata una bestemmia, ma una forma di turpiloquio.

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