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Mattino Cinque 2019/2020

Panicucci al legale della prof di Prato: “Ha figli?”, le sfugge che chiunque ha diritto alla difesa

Si è consumato uno strano momento di televisione nel corso della puntata di Mattino5 del 13 marzo 2019. Federica Panicucci, rivolta ai legali dell’insegnante di Prato accusata di avere avuto un figlio da un alunno 14enne, chiede: “Avete figli?”. Come se il fatto stesso di essere padre possa impedire a un legale di fare il proprio lavoro. Dimentica un principio fondamentale: chiunque ha diritto alla difesa.
A cura di Stefania Rocco
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Si è consumato a Mattino5 uno strano momento di televisione. Federica Panicucci ha tenuto un collegamento con i legali che stanno difendendo la donna di Prato accusata di avere avuto un figlio da un 14enne, allievo al quale impartiva ripetizioni private. Presenti in studio Alessandro Cecchi Paone, Emanuela Tittocchia e una serie di altri ospiti noti cui è stato chiesto di esprimere un parere circa la vicenda che, da diverse ore, sta tenendo banco in tv e in rete.

Paventata l’interruzione del collegamento

I legali dell’insegnante di Prato si sbottonano il meno possibile. Negano di avere ufficialmente ricevuto i risultati del test del Dna che deve provare o meno la paternità del ragazzino. Insistono circa la necessità di poter contare su informazioni certe prima di poterne discutere. “Se non ci sono cose interessanti, io chiudo il collegamento” li interrompe la Panicucci, sottolineando che la ritrosia dei due a fornire informazioni immediatamente consumabili potrebbe costare loro la conclusione dell’intervento. Si accoda Cecchi Paone che rimarca l’inutilità di un intervento privo di elementi di sostanziale novità: “Che siete venuti a fare?”.

Il diritto alla difesa

Quel collegamento rocambolesco, che non ha imboccato la direzione che ci si sarebbe aspettati, ha trovato il suo punto di maggiore pathos nella domanda che la conduttrice di Mattino5 ha posto ai due, stabilendo un nesso tanto pericoloso quanto inconsistente. “Avvocati, voi avete figli? No, perché io ho figli e la cosa mi inquieta parecchio” chiede la Panicucci, ventilando quella sensazione di biasimo inespresso immediatamente percepita dai suoi interlocutori. Come se il fatto di essere padre costituisse un deterrente alla necessità e al dovere, anche giuridico, di fare il proprio lavoro se questo consiste nel difendere una persona che rischia di essere accusata di violenza sessuale su minore (sempre che le indagini riescano a stabilire che i rapporti sessuali si siano consumati prima dei 13 anni del ragazzino). La padrona di casa dimentica un principio fondamentale: chiunque ha diritto alla difesa, anche chi si macchia dei crimini peggiori. E le scuse della Panicucci, arrivate a qualche istante di distanza da quella domanda tendenziosa, hanno dimostrato che lei stessa si è resa conto dell’errore.

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