Lupin – Sulle orme di Arsenio è la serie Netflix più vista al momento. Nei primi 28 giorni, è stata vista da oltre 70 milioni di famiglie superando tutti i record, anche i più recenti messi, nell'ordine, prima da La Regina degli Scacchi e poi da Bridgerton. Ne abbiamo parlato in abbondanza dei motivi per cui Lupin è una serie interessante. Perché c'è Omar Sy che veste i panni di un ladro gentiluomo, elegante ed è, in ultimo ma non meno importante, un gran figo.
Omar Sy è Assane Diop, un uomo la cui vita è stata devastata venti anni prima da un errore giudiziario che ha riguardato il padre, e che decide di vederci chiaro e fare giustizia ispirandosi ai romanzi di Lupin, scritti da Maurice Leblanc: letture che proprio suo padre gli aveva suggerito. Proprio come Lupin, Assane cambierà volto e identità più volte. Più andiamo a fondo della questione, episodio dopo episodio, più capiamo quali siano le reali intenzioni del protagonista.
La serie tv, creata da George Kay e diretta da Louis Leterrier (uno dei discepoli di Luc Besson), è ricca di spunti, mescola ottime scene d'azione con approfondimenti drammatici sicuramente meno convincenti. Questo è magari il punto su cui si può discutere. Ma per il resto, Lupin è una serie che condensa in cinque episodi grande intrattenimento senza prendere in giro nessuno. E la serie poteva avere come protagonista Omar Sy come un altro, ma l'etnia non c'entra niente perché qui c'entra il legame che un uomo con il proprio passato, che è riflesso all'interno di un romanzo che ha amato. Ecco perché leggere oggi proprio su un quotidiano come il Corriere della Sera una riduzione a presunte mode, pretesti per "compiacere il politicamente corretto", ci lascia con l'amaro in bocca e ci costringe a ribadere questa ovvietà: non è il Lupin nero, è Assane Diop. Un ragazzo come tanti.