Nino Frassica ha compiuto 70 anni, una notizia che ha dell'incredibile. Nel tentativo di spiegare il perché si finisce per cadere nel tranello delle frasi già sentite e ripetute, dal re della comicità surreale al maestro dell'assurdo, dall'eterno giovane ai 70 anni e non sentirli. Una cosa però è certa: se dovessimo fare il nome di un artista italiano che non è cambiato di una virgola in 50 anni di carriera, riuscendo ad avere la medesima ricaduta sul pubblico, verrebbe difficile trovare qualcuno che non sia lui.
Se è una rarità questa? Sì, lo è senza dubbio. Non solo perché la vena artistica, qualunque sia il campo di applicazione, è destinata a sfibrarsi con il tempo, ma soprattutto perché nel suo caso il campo è quello del far ridere e nulla mette a rischio la risata più della prevedibilità, di cui il passare del tempo è complice. Ma quando Frassica sale sul palco accade una magia, qualcosa di ipnotizzante: tu sei lì che aspetti uno schiaffo e quello schiaffo ti arriva comunque, puntuale, proprio dalla direzione da cui ti aspettavi arrivasse. Schivarlo è impossibile.
Lo conosciamo da tanti anni, chi più e chi meno, e nessuno è ancora riuscito a capire che differenza ci sia tra l'uomo che vediamo in scena e l'uomo che torna a casa, che si mette in pantofole sul divano, davanti alla Tv. La sua è un'efficacia così puntuale da essere diventata scontata e la genuinità geniale del suo personaggio – perché Frassica è un personaggio, una maschera vivente – induce a credere, o sperare, che siano i suoi stessi parenti a porsi queste domande, ad aspettarsi di rimanere puntualmente sorpresi da quello che dice.
Il bello di questo instancabile ed inesauribile generatore di divertimento è che rende impossibile ogni celebrazione, perché proprio mentre sei lì sul punto di magnificarlo, di formulare un pomposo panegirico della sue doti incomparabili, stai già ridendo per la battuta che ha appena fatto. Lui fa ridere da una vita e noi da una vita ci chiediamo come sia possibile che non riusciamo a incasellarlo, a comprenderlo, a stancarci di lui.
Verrà il giorno in cui qualche buon volenteroso oserà provare a creare una classifica delle sua battute più belle. Fallirà miseramente ma saremo lì, pronti, a fargli i complimenti. Scrivendo ho pensato alla migliore che gli abbia sentito fare di recente, a Sanremo 2020 appena finito, durante la sua abituale rassegna di Novella Bella a Che Tempo Che Fa, da Fazio. Naturalmente leggerla non farà lo stesso effetto e quindi trovate il video in basso:
Il vincitore del 70esimo festival della canzone italiana è Diodato, secondo Gabbani! Ma bisognerebbe sentire gli altri pareri, Gabbani mica è della giuria, lui che cosa ne sa?
Se non avete ancora capito state tranquilli, alla fine di questa frase vi starete probabilmente scompisciando dalle risate. Cos'altro potremmo dire di un monumento così? Auguri Nino, grazie.