Nando Dalla Chiesa, fratello di Rita: “Fabrizio genio della comunicazione umana, rendeva la vita speciale”
La commovente lettera di Nando Dalla Chiesa, fratello di Rita e noto scrittore politico italiano. È stato il cognato di Fabrizio Frizzi, ma prima di questo è stato suo amico, come si evince dalle parole racchiuse in questo toccante scritto pubblicato sul suo blog ufficiale. Una foto caricata a piè di pagina ritrae lui, la sorella Rita e Fabrizio in una pubblica piazza, in un ricordo quasi sbiadito in bianco e nero, ed è da lì che parte il racconto:
La foto (di Stefano Montesi) riprende me e mia sorella Rita alla fine della manifestazione, con il palco ormai smobilitato […] In mezzo, tra me e Rita, c’è Fabrizio Frizzi. Aveva “sposato” la causa di Rita,da poco conosciuta, ed era venuto anche lui, così come venne due anni dopo al maxiprocesso di Palermo. Per amore e per senso di giustizia. Non voglio arruolare Fabrizio nell’antimafia. Voglio invece dire che aveva un istinto innocente, naturale, per le cause giuste. Le fiutava, le faceva sue senza tornaconti. Grandi e piccole, conosciute o destinate a restare ignote.
Quando rifiutò il corteggiamento di Berlusconi
Un uomo speciale, che amava ascoltare le storie altrui e raccontare le proprie, alle quali alternava anche esilaranti barzellette, che più di meri siparietti umoristici estivi erano ‘teatro puro'. Oltre a questo, Fabrizio Frizzi nelle parole di Nando Dalla Chiesa trova la sua sublimazione più veritiera come uomo Rai, che non si era mai lasciato flettere da qualsiasi tipo di proposta o compenso stellare, neanche quando fu proprio Silvio Berlusconi a chiamarlo per portarlo con sé in Mediaset:
Fabrizio era un uomo Rai, del servizio pubblico, orgoglioso di esserlo (anche se ne ebbe ingiuste e lunghe umiliazioni). Una di quelle estati, credo fosse l’86, lo vidi alzarsi in piedi per una telefonata ricevuta a casa di mia sorella Simona da Silvio Berlusconi. B. voleva convincerlo a passare alle sue tivù. Fabrizio era in imbarazzo ma resisteva. Si chinava sulla difensiva con la cornetta. L’interlocutore insistette per circa 40 minuti. Non ho mai saputo che cosa il grande persuasore gli stesse offrendo, ma certo molto. Lui spiegava di rimando che era affezionato alla Rai, che ringraziava molto ma non poteva. Finì estenuato, sudato, ma soddisfatto di se stesso.
È stato scritto che non era un genio, ma lui lo era
Il passaggio, probabilmente più toccante, di questa lettera scritta a cuore aperto è quello finale, in cui Nando Dalla Chiesa spiega in che modo Fabrizio è stato un genio, a dispetto di quello che in molti hanno pensato spesso di lui. La spiegazione tocca le corde più profonde di una conoscenza che sembra essere stata evidentemente qualcosa di più di un legame di famiglia. Fabrizio era un genio della comunicazione umana, quella che serve per far sentire meglio le persone, "che non si impara a scuola o all’università. Ma che ti nasce dalla vita e rende speciale la tua vita".
È stato scritto che non era un genio. E’ vero, se il genio è solo quello scientifico, artistico, politico, militare, filosofico. Ma mettiamo che esista (e perché non dovrebbe?) anche il genio della comunicazione umana, di come usare la comunicazione per costruire relazioni, per fare sentire meglio le persone, per rendere un’atmosfera sociale (piccola o grande) più piacevole, per immettere il garbo nella vita altrui. Il genio, rarissimo, fatto di istinto, di studio duro e vocazione naturale, come tutte le forme di genio. Questo, Fabrizio lo ha avuto. E io qui, ricordando quel pazzesco colpo di testa, ve lo testimonio senza alcun dubbio. Proprio il classico genio che non si impara a scuola o all’università. Ma che ti nasce dalla vita e rende speciale la tua vita. Ciao Fabrizio.