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Musulmani in fuga dall’Isis, Le Iene aiutano una famiglia siriana a stabilirsi in Europa

Nina Palmieri ha seguito il viaggio della speranza di una famiglia siriana, fuggita da un paese in guerra per stabilirsi in Europa.
A cura di Stefania Rocco
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Sono giorni in cui l’Europa intera non fa che parlare di terrorismo. Giorni di paura, di forte sospetto nei confronti di tutto quello che ci appare lontano dalla nostra cultura. Mentre gli ospedali siriani continuano a essere bombardati e migliaia di musulmani continuano a perdere la vita, alcune famiglie lasciano la loro terra per rifugiarsi in Europa, alla ricerca di una vita migliore. È un viaggio della speranza verso la Germania quello che ha seguito Nina Palmieri de Le Iene, un viaggio mostrato nel servizio mandato in onda questa sera. La celebre inviata ha incontrato su un treno diretto in Germania una donna siriana con i suoi due figli adolescenti. Travestita da profuga, è riuscita a ottenere la loro fiducia e farsi raccontare la loro storia.

I miliziani dell’Isis hanno rovinato loro la vita, decapitando il padre e rubando loro i documenti. Prima che questo accadesse, raccontano, la Siria era un bel posto e la loro una vita felice. Senza più nulla cui aggrapparsi, i tre sono scappati da un paese fantasma per tentare di costruirsi una nuova vita in Europa. Nel treno, quando pensavano che sarebbero riusciti a varcare il confine della Germania, un poliziotto si è introdotto all’interno del vagone e ha richiesto di poter vedere i documenti degli occupanti. Essendone sprovvisti, i tre siriani sono stati accompagnati all’esterno, con la promessa di essere condotti all’interno di un campo profughi.

Poche settimane dopo il primo incontro, la Palmieri ha raggiunto la famiglia siriana che, dopo qualche giorno trascorso in un centro d’accoglienza, è riuscita raggiungere Amburgo. Aiutati dal governo locale, sono riusciti a prendere una casa e, quando i documenti saranno disponibili, si metteranno in cerca di un lavoro. La loro vita, rovinata dall’Isis, è drasticamente cambiata. Anche loro, come i loro nemici, sono musulmani.  E anche loro, proprio come chi professa un’altra fede, sono stati costretti a fuggire dalla violenza degli estremisti.

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