Maurizio de Giovanni celebra Il commissario Ricciardi: “Film bellissimo”, silenzio su Mina Settembre
Dopo la conferma del grande successo de Il commissario Ricciardi, in onda lunedì 1 febbraio con la seconda puntata La condanna del sangue, lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni, autore della saga letteraria, celebra pubblicamente la serie e ringrazia il regista Alessandro D'Alatri "non tanto e non solo per aver fatto un film bellissimo" ma per "la tenerezza e l'immenso rispetto riservato alle mie parole, ai miei personaggi e alla mia città". Parole importanti che suonano come una presenza forte, un'investitura, una benedizione. Parole che invece mancano per un altro successo tratto dai suoi romanzi che va in onda ogni domenica, Mina Settembre con Serena Rossi.
Il messaggio di Maurizio de Giovanni
Alessandro D'Alatri, il regista de Il commissario Ricciardi, ha preso le redini di un'altra serie tratta dai suoi romanzi, I bastardi di Pizzofalcone, sostituendo Carlo Carlei dalla seconda stagione. Lo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni lo ha ringraziato con queste parole:
Devo ringraziare Alessandro D'Alatri. Non tanto e non solo per aver fatto un film bellissimo, con una ricostruzione storica di elevato profilo e con una narrazione serrata e partecipe; ma per la tenerezza e l’immenso rispetto riservato alle mie parole, ai miei personaggi e alla mia città. Non lo credevo possibile, non credevo che sarebbe potuto accadere. Grazie davvero.
La differenza tra Ricciardi e Mina Settembre
C'è un punto fondamentale nelle parole di Maurizio de Giovanni che ci aiuta a capire i motivi del mancato benestare, del mancato appoggio pubblico alla fiction Mina Settembre: "L'immenso rispetto riservato alle mie parole, ai miei personaggi e alla mia città. Non lo credevo possibile, non credevo che sarebbe potuto accadere". Lui stesso in una intervista a Tv Sorrisi e Canzoni, faceva un parallelo tra le trasposizioni dei suoi romanzi e la gastronomia: "Il commissario Ricciardi è un ristorante stellato, I bastardi di Pizzofalcone è una trattoria. Mina Settembre? Un fast-food". Così come ai nostri microfoni confermava: "Il linguaggio di una fiction è molto diverso da quello di un romanzo, è un linguaggio che richiede le competenze di tante persone, tante competenze, mentre quando scrivo i miei romanzi mi basta starmene a casa, in tuta, seduto alla scrivania, solo con me stesso. Lì rispondo soltanto a me stesso, naturalmente nel linguaggio di una fiction non è così. A volte si guadagna qualcosa, altre si perde".
Il commissario Ricciardi è meglio di Mina Settembre
La serie tv con Lino Guanciale è meglio di quella con Serena Rossi. E non è solo un fatto di mera resa scenica. Se lo stesso silenzio dell'autore su Mina Settembre consente in qualche modo di pensarla così, guardando i due progetti un giorno dopo l'altro si ha netta la percezione di essere di fronte a qualcosa di completamente differente. Nulla li accomuna, neanche il nome stesso di Maurizio de Giovanni. Non a caso, lo scrittore firma anche la sceneggiatura de Il commissario Ricciardi mentre su Mina Settembre, la produzione ha acquisito solo i diritti sui personaggi, rivedendo liberamente i temi e gli argomenti dei libri. La fiction con Serena Rossi prende in prestito solo i personaggi dall'universo dei libri, stravolgendo dialoghi e trama della saga, mettendo in scena una Napoli retorica e piccolo borghese, che nelle pagine dei romanzi semplicemente non c'è. Si veda, ad esempio, la contestata scena del parcheggiatore abusivo che alimenta le retorica del "tutti devono campare", restituendo l'immagine di una solita Napoli che un po' ciacca e un po' medica. Nei libri di de Giovanni, non c'è traccia di tutto questo. Questa retorica sparisce, invece, nella Napoli ricca di sfaccettature, dai luoghi ai personaggi, che vive e anima ogni sequenza del Commissario Ricciardi. Una Napoli più mistica, più sofferente, più dignitosa.